Recensione Confession of Murder

L'opera seconda di Jeong Byoung-Gil è un solido thriller che raccontare lo scontro tra un detective e la sua nemesi, che rischia

Recensione Confession of Murder
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La parabola registica di Jeong Byeong-Gil è molto particolare: dopo essersi diplomato presso la Scuola per stuntman di Seoul, lavora per sei mesi come stunt e poi abbandona il mestiere per dedicarsi alla regia di alcuni cortometraggi, soprattutto documentari. Lavora ancora come attore per il regista Sin Dong-Il e partecipa al suo Bandhobi, presentato qualche anno fa al Florence Korea Film Festival. Nel 2008 fa il suo debutto cinematografico con l'ottimo documentario Action Boys che racconta la vita privata e lavorativa dei suoi amici e compagni stuntman della Scuola di Seoul. Autodidatta e guidato da una grande passione per il suo mestiere, attraverso sequenze d'azione che vengono smontate ed elaborate il regista mette a nudo il mestiere dello stunt e mostra tutte le sue capacità registiche. Il successo è tale che Jeong Byeong-Gil si guadagna la fiducia delle major e nel 2011 viene ingaggiato come regista e sceneggiatore per il debutto cinematografico di Park Si-Hoo, grandissima star della televisione e uno dei giovani attori più amati della scena K-Drama. Il risultato è Confession of Murder, un buon thriller che strizza l'occhio a molte pellicole recenti come Memories of Murder di Bong Joon-Ho, The Chaser di Na Hong-Jin e Lady Vengeance di Park Chan-Wook.

Prescrizione

Sono passati 15 anni da una lunga serie di omicidi che ha coinvolto ben dieci donne, e l'assassino sta per scamparla grazie alla prescrizione imminente sui crimini da lui commessi. Il giorno in cui scatta la prescrizione del reato ed il caso viene definitivamente archiviato uno dei parenti delle vittime si suicida gettandosi da un palazzo sotto gli occhi del detective Choi, l'uomo che ha seguito il caso e che è stato marchiato indelebilmente dall'assassino con una lama. Due anni dopo il tragico fatto un uomo, Lee Du-Sseok, pubblica un libro dal titolo “Io sono l'assassino” auto-accusandosi dei delitti. Il volume diventa ben presto un best-seller e un caso mediatico. Il detective e l'autore si ritrovano presto faccia a faccia e i loro incontri sono sempre al centro dell'interesse della stampa. Ma Choi non crede alle parole di Lee poiché sebbene ci siano informazioni precise su tutti i casi mancano quelle sul misterioso omicidio di un'undicesima vittima, di cui si sa ben poco. Ed è proprio allora che un altro uomo si fa avanti, conosciuto solo con il nome di J, che si attribuisce a sua volta la paternità dei misfatti e accusa Lee di essere un abile truffatore dalla mente fervida.

Nella mente dell'assassino

La prescrizione dei crimini è un problema annoso e noi italiani lo sappiamo bene, avendo dovuto assistere, più di una volta, a casi eclatanti in merito. Ma nel caso dell'omicidio questa non vige, essendo un reato imprescrivibile. Ciò non accade invece in Corea del Sud, dove quindici anni sono il periodo dopo cui qualsiasi reato, e quindi anche l'omicidio, viene prescritto. Partendo da questa gravosa realtà alla base della giurisdizione coreana, il regista Jeong Byeong-Gil ha voluto scrivere il suo nuovo film mettendo in scena le (dis)avventure di un detective che si trova a confrontarsi con un uomo che si dichiara il colpevole di una lunga serie di omicidi. La sfida diventa personale e tutti i conti in sospeso andranno chiusi anche se ciò significherà infrangere la legge che ha giurato di difendere. Ma oltre al detective, nel grande circo mediatico, ci sono le famiglie delle vittime, i sopravvissuti all'opera dell'assassino che non possono perdonare un uomo che si è arricchito con le loro disgrazie ed è diventato famoso grazie ai suo terribili misfatti. Nasce così un piano che ricorda molto quello di Lady Vengeance di Park Chan-Wook, rapire il colpevole e farsi giustizia da soli. Questo è un tema che ricorre in tutto il cinema coreano: l'incapacità della polizia e l'obbligo morale di farsi giustizia da sé.
Ma il tema principe del film è quello della manipolazione dei media, così facile al giorno d'oggi, in cui i giornalisti alla ricerca continua dello scoop si gettano come degli avvoltoi su qualsiasi cosa possa fare notizia. Nasce così la guerra a suon di conferenze stampa, dichiarazioni e apparizioni pubbliche tra l'assassino e il detective, ognuno capace di influenzare l'opinione pubblica che arriva addirittura a spaccarsi in due fazioni, pro e contro l'assassino Lee Du-seok. Nascono situazioni al limite della follia ma che risultano assolutamente credibili nel contesto della pellicola e spingono alla riflessione sulle regole morali di molta stampa attuale.

Confession of Murder L'opera seconda di Jeong Byoung-Gil (effettivamente esiste un'altra pellicola del regista, tuttavia mai distribuita) è un solido thriller che riesce a raccontare in modo più che realistico lo scontro tra un detective e la sua nemesi che rischia di farla franca. La narrazione scorre fluida fino al colpo di scena finale nell'ultimo dibattito televisivo, una scena di grandissima tensione che ricorda Quentin Tarantino nella costruzione e nella gestione dei tempi. Il film però soffre proprio dal lato della spettacolarità, molto spesso eccessiva e invasiva. Iniziando con una lunga scena di inseguimento a piedi per i vicoli della città (che ci riporta alla mente i labirintici inseguimenti di The Chaser) di quasi dieci minuti si poteva credere che i toni del film si sarebbero raffreddati e si sarebbero focalizzati sulla narrazione. Così è, ma il regista dimostra tutta la sua inesperienza di auto-didatta sprecando tempo con due scene d'azione in particolare: gli inseguimenti in macchina. Questi risultano troppo lunghi, sfociando addirittura nel parodistico, una sorta di ibrido tra Die Hard e Le Comiche. Se quelle scene fossero state più brevi l'opera sarebbe risultata maggiormente coesa e l'attenzione dello spettatore sarebbe rimasta continua per tutto il film. Tutto sommato un grandissimo debutto nel cinema narrativo e uno dei thriller migliori visto in questa undicesima edizione del Florence Korea Film Fest.

7.5

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