Recensione Com'è bello far l'amore

Il sesso tridimensionale di Brizzi

Recensione Com'è bello far l'amore
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Allora, partendo dall'inizio: prima abbiamo avuto l'apprezzabile dittico Notte prima degli esami, realizzato tra il 2006 e il 2007 e volto a mostrare uno spaccato sui giovani degli anni Ottanta e su quelli d'inizio XXI secolo, poi lo splendido Ex, del 2009, commedia corale capace di strappare risate accarezzando, contemporaneamente, il cuore dello spettatore. Infine, è venuto il turno dell'interessante - anche se non riuscitissimo - esperimento 2010-2011 rappresentato da Maschi contro femmine e Femmine contro maschi, il primo realizzato per 01 Distribution, il secondo per Medusa, costruiti su una serie di vicende ironico-sentimentali destinate a intrecciarsi tra loro in due distinti lungometraggi.
Quindi, ormai appurato che il suo filone cinematografico d'appartenenza sia il prodotto tricolore che, ispirato a modelli esteri quali Love actually-L'amore davvero di Richard Curtis e La verità è che non gli piaci abbastanza di Ken Kwapis, si pone l'obiettivo di fondere comicità e sentimento, il romano classe 1968 Fausto Brizzi - collaboratore anche alle sceneggiature di diversi cinepanettoni - torna dietro la macchina da presa con una vicenda rientrante nello stesso genere nata come Sex 3D, ma il cui titolo è stato poi trasformato in Com'è bello far l'amore.

Sex 3D

Già, perché è proprio sfruttando l'abusatissimo sistema di visione tridimensionale che, affiancato in fase di script dall'immancabile Marco Martani e dall'Andrea Angello sceneggiatore di Genitori e figli-Agitare bene prima dell'uso e Italians, porta sullo schermo la storia di Andrea e Giulia, solida coppia di quarantenni con un figlio adorabile, una bella casa e una forse troppo tranquilla vita coniugale.
Mentre il ragazzo ha le fattezze dell'Alessandro Sperduti visto in Sbirri e Meno male che ci sei, lui è Fabio De Luigi e lei Claudia Gerini (di nuovo insieme su un set brizziano, dopo il succitato Ex), i quali, come un po' tutti i mariti e mogli della loro età con figli grandi, non fanno sesso. Fino al momento in cui piomba nella loro abitazione Max alias Filippo"Vincere"Timi, pornodivo vecchio e caro amico della donna che, oltre a stravolgere immediatamente i ritmi sonnacchiosi della casa, si trasforma in maniera progressiva nel "sessuologo" dei due; tanto da lanciarli in una girandola di situazioni improbabili nel tentativo di rivitalizzarne l'erotismo sopito.

Casa Brizzi

E, prima ancora dei titoli di testa, animati e commentati dalla Tanti auguri di Raffaella Carrà il cui ritornello, appunto, contiene proprio la frase che dà il titolo al lungometraggio, vediamo in scena i fratelli Auguste e Louis Lumière che, alle prese con l'invenzione del cinematografo, decidono di riprendere la propria giovane cugina che fa il bagno nuda.
Una sequenza che, anticipando il già citato Timi impegnato a parlare dei film d'autore all'interno di una sala cinematografica, rischia immediatamente di testimoniare che il giovane regista abbia stavolta peccato un po' troppo di megalomania, complice anche una certa messa in scena quasi da fumetto che finisce soltanto per penalizzare in maniera ulteriore quello che nelle intenzioni, magari, avrebbe voluto rappresentare un look internazionale.
Ma si tratta soltanto del primo degli aspetti negativamente criticabili della pellicola, in quanto, se a un certo momento viene omaggiata la sitcom Casa Vianello, con tanto di colonna sonora riciclata, il resto non permette all'insieme di discostarsi da quelli che non sembrano altro che i connotati di una puntata facente parte della storica serie interpretata dai grandissimi Sandra e Raimondo.
Infatti, man mano che si parla di "trombamici" e vediamo in scena anche la Michela Andreozzi di Basilicata coast to coast e il Michele Foresta meglio conosciuto dai seguaci del piccolo schermo come Mago Forest, non manca un'apparizione di Lillo Petrolo che, nel ruolo di un farmacista, si cimenta in uno sketch facilmente associabile a quelli di cui è spesso protagonista in tv insieme al partner Greg.
Per non parlare della non disprezzabile Virginia Raffaele erroneamente posta nei panni di una cubana, "regalando" una performance degna di una macchietta destinata alla peggior serie b o, addirittura, al peggior cabaret.
Mentre Giorgia Würth incarna un'attrice hard e i noiosi 97 minuti di visione, al cui interno non manca neppure un videogioco i cui avversari si affrontano con i propri falli laser (!!!), vengono alternati - come vuole la tradizione brizziana - tra abbondanza di nudi femminili e facile romanticismo.
Senza riuscire a coinvolgere le emozioni, però, tanto che perfino sequenze potenzialmente avvincenti come quella commentata dalla Reality de Il tempo delle mele rimangono fredde; rivelando non solo la sensazione del tipico prodotto costruito a tavolino per un pubblico sempre più videodipendente e cinematograficamente meno esigente, ma anche che, tra il cuore e la carne, delle due evidenti ossessioni di Mr. Notte prima degli esami a prevalere sembra ora essere la seconda.

Com'è bello far l'amore Dopo Maschi contro femmine (2010) e Femmine contro maschi (2011), il romano Fausto Brizzi torna ad occuparsi di amore e sesso su celluloide con una commedia in 3D che, coinvolgendo anche il pornodivo Franco Trentalance in una fugace apparizione, sembra strizzare l’occhio a certe moderne sitcom americane. I connotati da piccolo schermo, però, fanno decisamente male al prodotto destinato alle sale cinematografiche; quindi, sorvolando su una visione tridimensionale piuttosto irrilevante, possiamo tranquillamente affermare che, se il secondo tassello del citato dittico lasciava già intuire un certo calo qualitativo rispetto ai precedenti lavori del regista, qui siamo davanti al meno riuscito dei suoi film. Speriamo di doverci ricredere con la prova successiva.

5

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