Code of Honor, la recensione del film con Steven Seagal Recensione

Steven Seagal è un infallibile cecchino che si improvvisa vigilante per ripulire la città in Code of Honor, action-thriller di Michael Winnick.

Code of Honor, la recensione del film con Steven Seagal Recensione
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Si potrebbe andare col pilota automatico, proprio come fa sul set lo stesso attore, quando ci si trova a recensire con sguardo critico uno qualsiasi dei film di Steven Seagal prodotti nel nuovo millennio. Il maestro di aikido, oggi 64enne, ha aggiunto alla sua già prolifica filmografia, solo l'anno scorso, la bellezza di sei titoli tra cui Code of Honor nel quale veste i panni di un infallibile cecchino. Cecchino ex-eroe di guerra che ora ha iniziato, tornato a casa, una battaglia personale contro le bande criminali, diventando per l'opinione pubblica un vero e proprio vigilante. Con la polizia che brancola nel buio l'unico in grado di fermare l'implacabile vendicatore sembra essere un agente dell'FBI che aveva militato sul fronte proprio sotto il suo comando.

Per vendetta o per onore

Non è la prima volta che Steven Seagal indossa i panni di un cecchino, ruolo ormai sempre più obbligato visto che il fisico appesantito castra quell'azione fisica che aveva caratterizzato gran parte dei film da lui interpretati. E così, tolto un breve scontro a mani nude negli ultimi minuti, per la maggior parte di visione assistiamo a infallibili esecuzioni a distanza tramite il mirino del fucile, sempre puntato con successo su spietati criminali. Il fatto che nessuna vittima collaterale cada sotto i colpi del vigilante lo rende una sorta di eroe giustizialista per l'opinione pubblica, con le forze dell'ordine e gli organi politici incapaci di catturarlo. Pur con tutti i suoi limiti tecnici e concettuali, Code of Honor regge discretamente bene rispetto ad altre produzioni omologhe almeno fino al plot twist, che cambia completamente le carte in tavola: un vero e proprio colpo di scena che, pur con un buon impatto iniziale, rende innaturale la messa in scena precedente, con il regista che ha volutamente ingannato lo spettatore in maniera innaturale e filmicamente irricevibile. Si scade così in alcune incongruenze narrative e in un epilogo che sfiora il ridicolo involontario, facendo venire meno le motivazioni dell'antieroe e della sua nemesi in un coacervo di banalità assortite sul significato dell'onore e della vendetta, incanalate su binari che deragliano rovinosamente dalla struttura di partenza.

Code of Honor Steven Seagal veste nuovamente i panni di un cecchino in Code of Honor, action-thriller che pur seguendo sin troppo canonicamente le linee base del filone si rivela per buona parte del minutaggio un discreto b-movie di genere; il cliffhanger che ha luogo negli ultimi venti minuti però lascia inizialmente sorpresi ma ci si accorge ben presto come sia frutto di una furbizia irrispettosa utilizzata in fase registica nei confronti dello spettatore, che affossa oltre i suoi reali demeriti l'intera verosimiglianza dell'operazione. Che così, tolta qualche sequenza d'azione inaspettatamente efficace, lascia il tempo che trova.

4.5

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