Cocaine - La vera storia di White Boy Rick: la recensione

Il film di Yann Demange racconta il percorso criminale di un giovane spacciatore nella Detroit degli anni '80, denominato White Boy Rick.

Cocaine - La vera storia di White Boy Rick: la recensione
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Yann Demange è solo all'inizio della sua carriera in ambito cinematografico ma l'attenzione che il regista franco-algerino riserva al mondo giovanile è lampante. Il suo cinema sembra nascere da lì, dall'osservazione fanciullesca delle macerie, di un mondo che cade a pezzi. Nato a Parigi e cresciuto a Londra, Demange è al suo secondo lungometraggio e ha già provato a raccontare due storie con gli occhi di due ragazzi accomunati da un contesto esistenziale complesso.
Se nel suo esordio del 2014, '71, il giovane soldato britannico protagonista - interpretato da Jack O'Connell - vive in prima persona il dramma della guerra nordirlandese tra cattolici e protestanti, in questo suo secondo lavoro Demange mostra il conflitto umano, interiore.
Richard Wershe Jr. (Richie Merritt) è un adolescente che in battaglia ci nasce, inevitabilmente. La culla natìa è Detroit, una delle città a stelle e strisce maggiormente falcidiate dal dramma della povertà mescolato alla criminalità. Così come il Gary Hood di '71, anche Rick Jr. affronta a viso aperto una realtà soffocante, dalla quale sembra impossibile fuggire.

Speranza e sopravvivenza

In una delle prime sequenze di Cocaine - La vera storia di White Boy Rick, il giovane protagonista è in macchina con il padre Richard Wershe Sr. (il premio Oscar Matthew McConaughey) e, mentre l'auto sta per entrare in città e la cinepresa mostra il degrado dei palazzi e lo squallore del luogo, il giovane Rick si lascia scappare: "Ma perché resti, papà? A Detroit?". Con determinazione ed evidente orgoglio, Rick Sr. risponde: "Bello mio, il leone non lascia il Serengeti! E poi questo sarà il nostro anno, me lo sento!". Un auspicio da cui traspare amarezza. Un padre consapevole dei propri errori che si traveste da Don Chisciotte e trascina il figlio in un futuro di speranza necessaria a sopravvivere.
Cocaine - La vera storia di White Boy Rick è così il racconto reale - o quantomeno ispirato in buona parte a vicende reali - dell'incredibile e tragica storia del più giovane informatore dell'FBI, il cui destino ha riservato un futuro da trafficante di droga.

Padre e figlio, lotta o lascia andare

Il film di Yann Demange è un racconto biografico che dal poliziesco si sposta al dramma familiare. Richard Wershe Sr. è un padre ostinato, amante delle armi che si ostina a vendere, consapevole della povertà e del disagio dentro al quale ha trascinato i figli dopo l'addio della moglie. E se Rick nutre ammirazione e stima per il padre, nonostante le difficoltà della vita, la figlia Dawn (Bel Powley), sprofondata nel tunnel della droga, cova un profondo sentimento di rabbia e odio verso colui che le ha rovinato la vita. Mantenere l'equilibrio per Richard Sr. è complicato, è invece facile per White Boy Rick, chiamato così dal pericoloso boss del crimine afroamericano locale, Johnny (Jonathan Majors), lasciarsi trascinare in affari che possono risultare fatali.
Grazie alla sua conoscenza delle armi e all'arroganza, Rick si guadagna la fiducia dei capi della malavita, salvo poi divenire pedina fondamentale per l'FBI, con il quale il ragazzo decide inizialmente di collaborare. La vita di ragazzi come Rick è un costante bivio, con il pericolo d'imboccare la strada sbagliata continuamente. Mentre il rapporto tra padre e figlio vive su un'altalena tra il baratro e la rinascita. Chissà dove si deciderà di scendere.

Solo storie

Come già aveva fatto con il suo primo film, Yann Demange sembra ricadere anche in questo suo secondo progetto in alcuni difetti marcati. L'interesse alla vicenda è pressoché costante e Cocaine - La vera storia di White Boy Rick si fa apprezzare anche per un buon lavoro in fase di montaggio. A lasciare perplessi tuttavia è la convenzionalità della regia, che non riesce a uscire dalla stagnante palude di una narrazione scontata in cui sembra essersi riversata.
Nonostante il fascino cromatico delle ambientazioni, le scenografie fredde e grigie nelle quali i personaggi si muovono come lupi feriti e arrabbiati, Cocaine - La vera storia di White Boy Rick si perde in lungaggini confusionarie che bloccano il racconto in troppe occasioni, nelle quali lo spettatore non perde contatto con il film semplicemente grazie alla curiosità di arrivare fino alla fine.
Troppe volte la sceneggiatura incappa in schematismi eccessivi e gli stessi interpreti ne risentono, a partire proprio da Matthew McConaughey, in un ruolo dalle caratteristiche affini ad altri personaggi del suo passato (pensiamo a Dallas Buyers Club ad esempio). L'attore sembra giocare troppo di maniera e ciò influisce anche sul resto del cast, piuttosto sottotono.

Cocaine - La Vera Storia di White Boy Rick Nonostante la bravura nel mantenere una discreta tensione per tutto l'arco narrativo, Yann Demange non riesce a fare quel salto di qualità che da un talento del suo potenziale ci si aspettava. Cocaine - La vera storia di White Boy Rick rimane un discreto biopic che si perde in numerose lungaggini, a causa di uno script che troppo spesso va in confusione. Poco supporto da un cast sottotono o esageratamente di maniera, tra cui troviamo anche il premio Oscar Matthew McConaughey.

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