Classe Z Recensione

Dopo Belli di papà, Guido Chiesa torna alla commedia targata Colorado con Classe Z, tra i cui interpreti troviamo Greta Menchi e Il Pancio.

Classe Z Recensione
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"Il primo giorno dell'ultimo anno, un gruppo di studenti di un liceo scientifico trova ad attenderli una strana sorpresa: sono stati spostati dalle rispettive classi nella neonata sezione H, creata ex novo per loro. Motivo: il sovraffollamento delle classi. Lo spostamento non turba più di tanto i ragazzi e nessuno sentirà la loro mancanza. Sono infatti elementi altamente individualisti e notoriamente problematici. C'è la ragazza che va bene a scuola ma litiga con tutti; la fashion victim che va avanti grazie alle raccomandazioni della mamma; una coppia di gemelli cinesi che parla con accento romano e non lega con nessuno. E poi lo spaccone pluriripetente, il ‘casinista' continuamente dedito agli scherzi, l'erotomane apatico, l'introverso cronico spesso assente. Per i ragazzi, la vita nella nuova classe è una pacchia. Nella neonata sezione, infatti, i professori tendono a non essere molto severi o a disinteressarsi completamente della didattica". Due anni dopo il riuscito Belli di papà, il torinese Guido Chiesa sintetizza così il plot di Classe Z, sua seconda commedia finanziata da Colorado Film, per sviluppare la quale ha interpellato i promotori del portale Scuola Zoo, che gli hanno raccontato la realtà del mondo scolastico dal punto di vista dei ragazzi, delle loro aspettative e problemi.

Ragazzi scuola e Chiesa

Commedia tra i cui protagonisti troviamo l'Enrico Oetiker della serie televisiva Alex & co, la youtuber Greta Menchi, il Luca Filippidi Un nuovo giorno e la Alice Pagani de Il permesso - 48 ore fuori; i quali, a cento giorni dall'esame di maturità, vedono la loro unica ancora di salvezza nell'aiuto dell'unica persona che credeva in loro: il professor Andreoli alias Andrea Pisani, che ha come modello di riferimento il Keating incarnato da Robin Williams ne L'attimo fuggente.

Perché, mentre Alessandro Preziosi concede anima e corpo ad un discutibile preside ed Andrea "Il Pancio" Panciroli rientra nel manipolo di insegnanti affiancati da un commissario scolastico con le fattezze di Antonio Catania, l'intento dell'insieme vuole essere quello così spiegato dal regista: "L'obiettivo era di realizzare una commedia che parlasse del mondo della scuola attraverso il conflitto tra due idee di didattica: una più orientata verso l'efficienza, la meritocrazia e la selezione; un'altra più attenta agli studenti in quanto ‘persone', alla loro crescita e creatività". Eppure, mentre viene ribadito che l'Italia è il paese dei luoghi comuni e che Ibiza è ormai piena di coetanei degli adulti in età avanzata, non dei giovani, una certa piattezza di narrazione sembra regnare sovrana, oltretutto penalizzata da battute che non riescono in alcun modo a far ridere. Del resto, si spazia da "Meglio morta su un paio di tacchi che viva su delle ballerine" a "Io di queste cose me ne intendo, sono cintura nera di gossip", passando per una "inedita" visione della morale de I promessi sposi manzoniani: "La voglia di scopare è più forte della peste". E, con lo sguardo in parte rivolto a Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, ciò che viene fuori ci spinge quasi a pensare che, come Classe mista 3A di Federico Moccia appare oggi mediocre giustamente come lo fu tanta fauna liceale degli anni Novanta, tra qualche tempo Classe Z potrà giustificare il suo criticabile esito alla molto poco condivisibile generazione tricolore d'inizio XXI secolo che intende raccontare in fotogrammi.

Classe Z Un professore ha il dovere di insegnare ai ragazzi, non di capirli, ma non è detto che una cosa debba escludere l’altra. È uno degli aspetti destinati ad emergere nel corso della visione di Classe Z di Guido Chiesa, che, tra youtuber, volti noti del piccolo schermo e promettenti giovani sfornati dall’universo dello spettacolo italiano d’inizio terzo millennio, mira a fornire un ritratto dei ragazzi poco studio e tanto fancazzismo che affollano le scuole dello stivale tricolore. I loro simili, magari, vi si rispecchieranno, ma gli altri spettatori rischiano soltanto di annoiarsi e di non trovare occasioni di divertimento nell’operazione, tempestata di battute difficilmente divertenti e che, forse, potrà in futuro essere rivalutata in qualità di documento filmico discutibile come la generazione che metet in scena.

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