I Cieli di Alice Recensione: la guerra civile libanese in un film magico

Alba Rohrwacher è la protagonista del film d'esordio di Chloé Mazlo, una tragicommedia sospesa tra dramma e leggerezza.

I Cieli di Alice Recensione: la guerra civile libanese in un film magico
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Il conflitto che per ben sedici anni, tra il 1975 e l'inizio degli anni Novanta, ha sconvolto la società libanese, in una guerra civile che vedeva opposti cristiani e musulmani, è elemento centrale in questa notevole opera d'esordio della regista francese Chloé Mazlo, al suo primo lungometraggio dopo diversi corti diretti fin dal 2010. I cieli di Alice è rimasto "in naftalina" per quasi due anni in seguito all'epidemia da Covid-19, che ha portato al rinvio di molti film destinati all'uscita nelle sale: ora, dopo il passaggio in sala, ritroviamo questo titolo così fresco e originale anche su Amazon Prime Video, e punta nuovamente la luce sulla debuttante cineasta, tra i nomi da tenere maggiormente d'occhio per il futuro.

Il pubblico nostrano ha un motivo di ulteriore interesse, data la presenza di Alba Rohrwacher nei panni della protagonista: l'attrice fiorentina (di cui abbiamo scritto anche nella nostra recensione di Tre Piani di Nanni Moretti) ha qui modo di sfoderare la sua bravura anche in lingua francese - nella versione originale - anche se alcuni momenti sono ambientati nella Svizzera italiana, luogo da dove proviene la giovane Alice del titolo...

I cieli di Alice: il paese delle meraviglie perdute

La ragazza è originaria di un piccolo paesino tra i monti e sogna una vita altrove, via da quella piccola comunità che le sta troppo stretta. Siamo negli anni '50 e Alice accetta un'offerta di lavoro nel lontano Libano, terra con la quale diventerà ben presto un tutt'uno. Lì conosce Joseph, uno scienziato locale che sta lavorando alla costruzione di un razzo destinato a raggiungere la Luna, e tra i due è amore a prima vista.

Convolano a nozze e danno alla luce una bambina, ma il loro sogno d'amore e di felicità viene interrotto qualche anno dopo, quando il Paese resta coinvolto nella sopraccitata guerra civile: da quel momento nulla sarà più come prima e i vari componenti della numerosa famiglia prendono ognuno una strada diversa, tra chi decide di abbandonare la patria per la sicurezza delle città europee e chi invece si arruola per alcune delle fazioni in campo. Ma per Alice e Joseph, che auspicano una vita pacifica e un paese libero da ogni violenza, lottare giorno dopo giorno per il loro legame diventa una sfida ricca di ostacoli da superare.

La magia della semplicità

Già dai primi secondi si respira un'atmosfera straniante, con riprese d'epoca che intendono immergerci in un periodo passato e trascinarci in un modo di fare cinema per nulla scontato, moderno e antico al contempo. Perché I cieli di Alice è un film che convoglia il suo sforzo immaginativo in una messa in scena ricca di spunti e sensazioni, dove reale e irreale convivono in un mix ammaliante e visionario: sfondi pittorici e/o fotografici, sempre tendenti ad una finzione, si mescolano infatti ai personaggi in azione in una sovrimpressione che si rivela esteticamente affascinante.

Ma la varietà di stili e atmosfere è un continuum dell'ora e mezzo di visione, tra ralenti, stop-motion e ambiziosi, fasulli, split screen che rendono comunicanti non solo i personaggi stessi ma anche le relative metafore: basti inquadrare la sequenze dove la protagonista, al telefono con la lontana Svizzera, resta impigliata in delle radici, sorta di richiamo a quelle origini che cercano di riportarla a casa contro il proprio volere.

Ogni elemento è funzionale a quella verve fintamente giocosa, che dietro trucchi più o meno leggeri nasconde in realtà una costante inquietudine di fondo, con la complessa situazione politica e sociale che sta dilaniando il Libano quale fattore effettivamente predominante ai fini della narrazione che nel privato dei personaggi principali rispecchia tutte le paure e i timori di un Paese allo sfascio, dove fratello affronta fratello e le persone perbene sono lasciate alla mercé di un mondo militarizzato. Il dramma è sempre presente, con i bombardamenti lasciati fuori campo e l'opposizione tra due minuscoli gruppi di avversari mascherati a rappresentare le anime di un conflitto che sembra non aver mai fine.

In questa girandola di emozioni a cuore aperto e occhio lucido, il cast diventa fondamentale e soprattutto i due interpreti principali, la nostra Rohrwacher e Wajdi Mouawad - regista e attore di origini libanesi e proveniente dal mondo del teatro - riescono a dar vita a figure credibili e intense, con la loro relazione messa a dura prova quale cuore emotivo di un racconto che appassiona e sorprende dall'inizio alla fine.

I cieli di Alice La casa come desco familiare, luogo prima felice come nido d'amore e poi rifugio dalle brutture di una guerra che rimane fuori campo ma dannatamente viva e pulsante nel privato dei protagonisti e nel pubblico di una nazione dilaniata dal conflitto civile. I Cieli di Alice è una sorta di moderna, intensa, tragicommedia delle piccole cose, dove l'amarezza di fondo è sempre compensata da una dolcezza di toni e sentimenti nella gestione del variegato gruppo di personaggi, con Alba Rohrwacher e Wajdi Mouawad a guidare un cast eterogeneo di personaggi "sempre sul pezzo". Al suo esordio in un lungometraggio la regista Chloé Mazlo dimostra una notevole personalità, adoperando con intelligenza una varietà di stili e trucchi visivi per raccontare, tra momenti leggeri ed altri più cupi, il dramma di un popolo diviso, costretto all'esilio o alla resilienza nella speranza di un domani migliore.

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