Recensione Ci vediamo domani

Un inedito Enrico Brignano in vena di malinconia

Recensione Ci vediamo domani
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In tempi di crisi la gente fa solo due cose: mangia e muore.
Quindi, trovandosi nell'Italia d'inizio XXI secolo, nella quale, appunto, di crisi si sente parlare ventiquattro ore su ventiquattro, il quarantenne Marcello Santilli, irrequieto attratto dalla facile ricchezza con le fattezze di Enrico Brignano, pensa di aprire un'agenzia di pompe funebri spinto dalla sua tutt'altro che confortante situazione: un matrimonio fallito con Flavia alias Francesca Inaudi, un licenziamento dopo l'altro, investimenti sbagliati e, di conseguenza, molti debiti.
Ottenuto un finanziamento dal direttore di banca "amico" Gabriele Camicioli, ovvero Ricky Tognazzi, solo a fronte di un'ipoteca sulla casa della nonna che lo ha cresciuto, il suo colpo di genio consiste nell'avviare l'attività in uno sperduto paese della Puglia interamente abitato da vecchi ottuagenari; dove giunge a bordo di un carro funebre anni Ottanta e sfrutta quale bottega di lavoro una piccola stalla di proprietà del misterioso anziano Palagonia, cui concede anima e corpo il Burt Young noto per aver incarnato il cognato di Rocky nell'omonima saga cinematografica pugilistica.
Però, mentre tenta anche di recuperare la stima da parte della intelligente figlia undicenne Melania, interpretata dalla Giulia Salerno di Tutta la vita davanti (2008), scopre di non essersi confrontato con il fatto che, assurdamente, i residenti del posto non solo non sembrano conoscere affatto la parola "morte", ma, addirittura, godono di ottima salute, nonostante l'avanzatissima età.

... è un paese per vecchi

Con il titolo riferito al fatto che l'immortalità è dire sempre "Ci vediamo domani", bisogna immediatamente precisare che il lungometraggio di Andrea Zaccariello rischia di lasciare deluso chi entrerà in sala convinto di assistere all'ennesimo prodotto comico con protagonista il romanissimo interprete di Sharm El Sheik-Un'estate indimenticabile (2010) e La vita è una cosa meravigliosa (2010).
Perché è vero che, seppur poche, non risultano assenti situazioni volte a far (sor)ridere lo spettatore, ma ad emergere maggiormente, nel corso della oltre ora e quaranta di visione, è senza dubbio il lato più serio, complice una affascinante atmosfera di solitudine ed abbandono ulteriormente accentuata dalla fotografia di Giancarlo Lodi.
Una atmosfera al cui interno viene ribadito che la morte è un'illusione e che l'amore è pensare alla stessa persona anche dopo settant'anni; lasciando intendere in più di un momento che il regista, con ogni probabilità, potrebbe regalarci grandi cose anche nell'ambito del dramma su celluloide.
Ne è la concreta testimonianza, tra l'altro, la sequenza in cui Palagonia si cimenta nel discorso riguardante la lettera inviata al suo amore di gioventù; soltanto una di quelle destinate a emanare la poesia di cui gode buona parte dell'insieme, a tratti tendente a eccedere in lentezza narrativa, ma confezionato con grande professionalità e capace, addirittura, di manifestare un certo respiro internazionale.
Fino a un inaspettato colpo di scena finale e spingendoci a credere, giustamente, che oggi, per essere veramente liberi, non bisogna possedere niente.

Ci vediamo domani Seppur più Montesano che mai, Enrico Brignano fornisce nel lungometraggio di Andrea Zaccariello un inedito lato di se, maggiormente tendente al serioso-malinconico e meno al personaggio da prodotto da ridere. Quindi, chi cerca un film comico è avvisato: pur trattandosi di una commedia, Ci vediamo domani punta poco alla risata facile e più al lato sentimentale, concretizzando una gradevolissima e ben girata favola moderna volta a ricordare che oggi, per essere veramente liberi, non bisogna possedere nulla; a differenza dei gettonatissimi prototipi disneyani che, nella storia della celluloide, non hanno cercato altro che convincerci a trovare la felicità nel lusso sfrenato e nei matrimoni con il principe di turno. Una favola moderna che, con la sola forza di volontà e tanto cuore, potrebbe tranquillamente concretizzarsi giorno dopo giorno. Ed è proprio un grande cuore a non mancare al film di Zaccariello.

6.5

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