Passato alla storia come "il macellaio di Rostov", Andrei Chikatilo fu condannato per l'uccisione e la mutilazione di cinquantadue tra donne e bambini nell'Unione Sovietica dei primi anni Cinquanta.
Un'atroce fatto di cronaca la cui versione romanzata è stata raccontata nel testo Bambino 44 di Tom Rob Smith, tradotto in ventisei lingue e vincitore del premio CWA Ian Fleming Steel Dagger, assegnato dalla Crime Writers Association al miglior libro thriller dell'anno, nonché primo capitolo di una trilogia comprendente The secret speech e Agent 6.
Testo da cui lo svedese Daniel Espinosa, autore nel 2012 dell'action movie Safe house - Nessuno è al sicuro, parte per costruire - sotto la produzione di Ridley"Alien"Scott - Child 44: Il bambino numero 44, ambientato nella Russia stalinista del 1953 e mirato a raccontare la crisi di coscienza dell'agente segreto della polizia sovietica Leo Demidov, cui concede anima e corpo il mai disprezzabile Tom Hardy de Il cavaliere oscuro - Il ritorno.
Agente segreto che si ritrova a perdere prestigio, potere e abitazione dal momento in cui si rifiuta di denunciare sua moglie Raisa, ovvero la Noomi Rapace di Uomini che odiano le donne, rea di essere una traditrice del regime.
Profondo Rostov
Quindi, un elaborato di tensione che, con i due confinati nella tetra città industriale di Volsk dal comandante dell'MGB Kuzmin, incarnato dal grande Vincent Cassel, poggia in particolar modo sul ricco cast; al cui interno troviamo anche il Jason Clarke di Apes revolution - Il pianeta delle scimmie nei panni della spia Anatoly Tarasovich Brodsky e Gary"Léon"Oldman in quelli del generale Mikhail Nesterov, capo della polizia locale, al quale decidono di allearsi.
Perché è facendo ritorno a Mosca che la coppia potrebbe tentare di risalire all'identità del succitato predatore di ragazzini, le cui morti vengono fatte passare per incidenti in quanto un killer di infanti non potrebbe avere collocazione nella società comunista concepita da Stalin, nella quale non dovrebbero essere commessi crimini.
Società il cui pensiero viene difeso dal sempre più psicotico Vasili, ex collega del protagonista con le fattezze di Joel"Robocop"Kinnaman, man mano che la psicologia dei diversi personaggi si evolve senza dimenticare sequenze d'azione ed indispensabili dosi di crudezza.
Infatti, se - con un certo retrogusto alla Non si sevizia un paperino del nostro Lucio Fulci - i ritrovamenti dei vari, piccoli cadaveri nudi trasmettono abbondantemente raccapriccio, tutt'altro che indifferenti lasciano situazioni come quella piuttosto violenta ambientata a bordo di un treno in corsa.
Mentre la seconda parte delle quasi due ore e venti di visione (forse un po' troppe), culminanti in un duello all'ultimo sangue nel mezzo della foresta e impreziosite dalla bella fotografia di Oliver"I Fantastici 4"Wood, finisce per risultare decisamente più coinvolgente della prima.
Anche se, in fin dei conti, ci troviamo dinanzi alla classica trasposizione cinematografica da fonte letteraria confezionata con professionalità e nulla più. Senza spingere a gridare al miracolo.
Partendo da Bambino 44 di Tom Rob Smith, romanzo ispirato alle gesta del serial killer di bambini Andrei Chikatilo, lo svedese Daniel Espinosa - autore di Safe house - Nessuno è al sicuro (2012) - costruisce attraverso Child 44: Il bambino numero 44 un thriller a sfondo politico in cui s’intrecciano i temi del potere, dell’amore, del tradimento e dell’omicidio. Cast di lusso, ottima ricostruzione scenica, atmosfera cupa e ritmo discreto, ma nessun particolare guizzo capace di elevare l’insieme al di sopra del compitino di celluloide confezionato senza sfoggiare grossi difetti.