Recensione Cha Cha Cha

Indagini ad alto rischio per Luca Argentero

Recensione Cha Cha Cha
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Non sono in pochi, fin dal suo esordio, a pensare che possieda il volto e la fisicità adatti per incarnare sul grande schermo il personaggio di Dylan Dog, il mitico indagatore degli incubi nato dalla mente e dalla penna di Tiziano Sclavi.
Sebbene l'idolo dei fumetti dalla faccia di Rupert Everett sia già stato immortalato "dal vivo" in diverse occasioni, però, non ha mai avuto i connotati di Luca Argentero, il quale, sfruttato soprattutto in commedie e lavori drammatici, sembra aver trovato l'occasione per poter ricoprire un ruolo simile grazie a questa ennesima fatica di celluloide firmata da Marco"Mery per sempre"Risi, a proposito della quale racconta: "Essere chiamati da Marco è stata la realizzazione di un sogno. Ho sempre sperato che un giorno mi chiedessero di indossare i panni di un supereroe, ma ero consapevole che in Italia sarebbe stato difficile che questo accadesse. Poi è arrivato Cha cha cha... Corso è un eroe umano e i suoi poteri sono la moralità e l'onore, l'amore per la verità e la tenacia nel non voler consegnare la sua vita e il suo Paese in mano a chi calpesta ogni giorno le nostre leggi e le nostre coscienze. Marco mi ha poi vestito di un mantello speciale: il cappotto di suo padre. E così abbiamo iniziato a volare".

Indagini in... Corso

Infatti, l'interprete di Lezioni di cioccolato (2007) e Diverso da chi? (2009) veste i panni del detective privato Corso, il quale, in seguito alla morte di un ragazzo di sedici anni apparentemente avvenuta in un incidente automobilistico, si trova coinvolto nelle indagini; mentre, lo stesso giorno, viene rinvenuto il cadavere di un ingegnere che avrebbe dovuto dare il via all'appalto per un mega centro commerciale nei pressi dell'aeroporto.
Perché, con Eva Herzigova impegnata a concedere anima e corpo alla madre del ragazzo, Michelle, ex attrice che vive in Italia da diciotto anni e, ora legata al potente avvocato Argento alias Pippo"Io e te"Delbono, ha avuto tempo addietro una relazione proprio con Corso, non è la Roma piaciona, sonnolenta e pigra della bella vita quella in cui finisce il protagonista, bensì quella cinica e grigia degli intrighi, gli affari sporchi e le intercettazioni.

Che colpa abbiamo noir

Una Roma in cui, tra personaggi che lavorano nell'ombra per decidere le sorti del Paese, intercettatori e fotografi degli scandali, abbiamo anche Claudio Amendola nelle vesti dell'ispettore Torre, ex collega di Corso; mentre Shel Shapiro si esibisce nella sua Che colpa abbiamo noi e fa una apparizione anche il comico Nino Frassica.
Una Roma immersa in atmosfere noir dalla altamente contrastata fotografia per mano del compianto Marco Onorato (il film è in sua memoria), man mano che l'intrigo si infittisce e, attraverso lenti ritmi di narrazione, si procede verso la rivelazione finale.
Rivelazione neanche troppo imprevedibile e molto prima dell'arrivo della quale, però, c'è anche il tempo di assistere a un violento scontro corpo a corpo proto-La promessa dell'assassino (2007) cui prende parte un integralmente nudo Argentero.
Sequenza che testimonia la capacità di Risi di affrontare su pellicola il genere, ma che, allo stesso tempo, appare anche come l'unica in grado di conferire all'operazione il sapore di un lavoro destinato al grande schermo, in quanto il resto non suggerisce altro che l'impressione di appartenere a una fiction che si lascerebbe tranquillamente guardare in prima serata televisiva.

Cha Cha Cha “Si parla spesso di cinema di genere e di quanto bisognerebbe tornare a farne. Ecco, questo è un film di genere. Un thriller dalle atmosfere noir. Con l’eroe, la bionda e i cattivi. Avevo voglia di un film così, penso che sia il modo migliore per raccontare una fetta di questo paese. Senza tanti moralismi. L’atmosfera è quella dei gialli anni Quaranta. Corso è un investigatore, un tipo solitario, attento ai particolari in maniera maniacale. Lo si potrebbe definire un ‘romantico’. Convinto che le cose dovrebbero andare in un certo modo, ma consapevole che quasi sempre vanno nel modo opposto: quello che conviene”. Con un cast comprendente, tra gli altri, Luca Argentero, Eva Herzigova e Claudio Amendola, Marco Risi - autore di Ragazzi fuori (1990) e L’ultimo Capodanno (1998) - sintetizza così il suo tentativo di concepire un prodotto cinematografico di genere in un’Italia d’inizio XXI secolo che sembra essersi sempre più allontanata dai vari poliziotteschi e noir. Tra lenti ritmi di narrazione, ritrovamenti di corpi senza vita e un pizzico d’indispensabile ironia, però, il risultato finale, costruito su lenti ritmi di narrazione, sembra quasi limitarsi a riproporre su grande schermo tipologie di racconto e stilemi ormai abbondantemente sfruttati all’interno del piccolo. Si può vedere, ma il figlio del grande Dino ha saputo fare decisamente di meglio dietro la macchina da presa.

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