Cenerentola, recensione: Camila Cabello fra sogni e rivendicazione

Disponibile su Prime Video dal 3 settembre, Cenerentola si propone come una nuova lettura della fiaba senza tempo. Qui la nostra recensione.

Cenerentola, recensione: Camila Cabello fra sogni e rivendicazione
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Portare sullo schermo un buon adattamento di un classico della letteratura, o ancor peggio, un buon remake, è davvero un gioco di magia. La cinepresa si trasforma in bacchetta e le parole in formule di un incantesimo capaci di prendere lo spettatore, attirarlo a sè, giocare con i suoi sogni e desideri più reconditi.

Questa magia in Cenerentola non c'è. Il film diretto da Kay Cannon e disponibile dal 3 settembre su Prime Video vuol far ridere, riflettere, farsi portavoce di rivendicazioni e questioni sociali fortemente sentite al giorno d'oggi, ma finisce per sfruttare strumenti sbagliati, linguaggi caricati fino al parossismo, modellando personaggi al limite del grottesco e caricaturale.
Un mix letale tra musiche e ironia che dà vita a un ibrido asfissiante e melenso, dolce e fin troppo colorato, privo di ombre che ostacolino il cammino di una protagonista che ottiene senza combattere, ma solo cantando.

Cenerentola e la quest femminista

Cenerentola non vuole essere un ennesimo adattamento della fiaba che ha accompagnato milioni di bambini nel mondo dei sogni. Una dichiarazione d'intenti forte, gridata a pieni polmoni sin dai primi minuti di film.
La discendenza fiabesca, e con lei il classico Disney che ha forgiato intere generazioni di spettatori (del resto Cenerentola ha compiuto 70 anni), è solo un canovaccio a cui avvicinarsi e da lì trarre elementi da sviluppare sotto nuove spoglie.

Una scelta coraggiosa, che sfida a duello decenni di tradizioni e sogni, compiuta in un momento storico in cui altri cambiamenti vengono richiamati a gran voce all'interno di sistemi cinematografici, politici e sociali posti al di là dello schermo.
Il film di Kay Cannon non ha timore di aprire il corpo del testo d'origine per eseguire un delicato trapianto di cuore, più nuovo, più giovane, più contemporaneo.
La stessa scelta di inserire l'opera all'interno del genere musicale ha un che di rivoluzionario, sebbene i continui rimandi al capolavoro Hamilton di Lin-Manuel Miranda (qui la recensione di Hamilton su Disney+) e Moulin Rouge! (si pensi all'impiego di brani pop universalmente conosciuti) scalfiscano quella patina di originalità che poteva rivestire il film.
Ma il vero approccio rivoluzionario si ritrova nella creazione ex-novo di Cenerentola. La mente della protagonista non è più una fucina creativa attraverso la quale dare vita all'immagine perfetta del principe azzurro, o dell'agognato "vissero felici contenti". Cenerella è ora una donna che sa cosa vuole e non ha paura di ottenerlo.

L'amore, il castello, il ballo, tutto è rimpiazzato da macchine da cucire, abiti da imbastire e una bottega da aprire. Al matrimonio si sostituisce pertanto l'apprezzamento per l'unica persona con cui siamo costretti a vivere, noi stessi.
Una dichiarazione di amor proprio che si fa ancor più intenso e rivolto alle questioni sociali, perché imbastito da un'attenzione particolare alla quest femminile e all'importanza della donna all'interno della società.
Ma come per Cenerentola, anche la magia svanirà ben presto. I buoni propositi di narrare un'indipendenza femminile non più soggiogata dalla figura imprescindibile del principe si sgretoleranno in mille pezzi, ancor prima di mezzanotte.

Magici propositi sfumati

Bastano poche decine di minuti per comprendere che per quanto particolarmente sentito possa essere il desiderio di rendere accessibile a ogni target spettatoriale il messaggio portante, l'assetto visivo-narrativo del film e la caratterizzazione dei personaggi finisce per vanificare ogni singolo sforzo. Il mondo di Cenerentola è un universo matriarcale, dominato da donne.

Un interesse viscerale verso il mondo femminile che ha spinto gli sceneggiatori a compiere delle modifiche nette rispetto al paratesto di partenza, inserendo figure rivoluzionarie come la sorella del principe e la stessa regina madre.
Un operato del tutto agli antipodi rispetto a quello più filologico intrapreso da Kenneth Branagh con il suo Cinderella (che potete rivivere con la nostra recensione di Cenerentola).
Eppure, se incanalata nella sola figura della protagonista, questa rivendicazione della figura della donna e la sua completa valorizzazione avrebbe ottenuto i risultati sperati.
Estesa a tutti i personaggi, matrigna e sorellastre comprese (ottima Idina Menzel, a suo agio nel campo del musical), questo esacerbante ottimismo, mescolato a un'insostenibile dose di bontà, crea un senso di operazione forzata e lontana dal concetto di verosimile.

Tutto è troppo bello, troppo perfetto, troppo colorato, tanto da risultare irreale. Incapace di credere alla veridicità di quanto mostratogli sullo schermo, lo spettatore finisce al contempo a stabilire un contatto di simpatia e affetto nei confronti di tali personaggi, eliminando la figura del villain.
Una privazione che porta all'eliminazione di un qualsiasi conflitto da parte della protagonista, incapace di compiere il viaggio dell'eroe e concludere trionfalmente il proprio arco narrativo.
Cenerentola come viene mostrata, così la lasciamo a fine opera. Nessuna modifica la intacca, nessuno scontro con la realtà, se non dal punto di vista sentimentale, la scuote.

Tra me e te, scelgo me

È una regia dinamica, sostenuta da un montaggio quasi serrato, da videoclip, quella che dà vita alla nuova Cenerentola. Un impianto registico che modella una storia senza tempo, capace di parlare al proprio pubblico con un linguaggio contemporaneo e ricco di rimandi alle questioni sociali in atto.

Le figure femminili sono le colonne portanti della storia, cariatidi buffe e coraggiose, determinate e ambiziose, megafoni pronti a ricordare l'esistenza di forme di autonomia e indipendenza ancora troppe volte negate.
Una presa di posizione netta, quella del film, sottolineata da una frase emblematica come "tra me e te scelgo me". Scardinando e ribaltando gli assetti della fiaba tradizionale, la protagonista rinuncia a una vita piena di agi per inseguire il proprio sogno da stilista.
Senza lasciare del tutto la propria zona di comfort, Camila Cabello riesce ad affiancare, al proprio talento da cantante, quella di attrice, offrendo una prova interpretativa convincente e mai fuori dagli schemi.
Chi osa, finendo per addentrarsi nel mondo della performance oltre le righe, è Pierce Brosnan.
Il suo re è grottesco e altezzoso; a lui è affidata la figura negativa della storia, ma caricando la propria interpretazione di faccette e vocine particolari finisce per snaturare il proprio personaggio, rendendolo mera macchietta.

Se i sogni son desideri, quello di vedere un nuovo adattamento di Cenerentola più al passo coi tempi senza scaturire nel ridicolo rimane ancora una semplice chimera. Chissà, forse il problema è che non abbiamo trovato la madrina più adatta per questo incantesimo.

Cenerentola Possiamo riassumere questa nostra recensione di Cenerentola con un unico commento: peccato. Già, perché gli intenti nascosti dietro questo nuovo adattamento di una delle fiabe più amate di sempre sono tra i più nobili. Eppure la voglia di rivendicare la figura femminile ha finito per circondare l'opera di estrema bontà, rendendola melensa e al limite della sopportazione. Brava Camila Cabello, deludente Pierce Brosnan. Potete trovare il film di Kay Cannon in streaming su Amazon Prime Video.

5

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