Recensione Cenerentola (2015)

Una fiaba conosciutissima rivisitata dalla macchina da presa di Kenneth Branagh, in un film rispettoso e riuscitissimo

Recensione Cenerentola (2015)
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Quando pronunciamo il nome Cenerentola è difficile non tornare con l’immaginazione a quando eravamo bambini: la bellissima ragazza orfana ed allevata dalla sua matrigna che riesce a conquistare il cuore del principe è infatti entrata nell’immaginario collettivo grazie a Walt Disney nel 1950. Tutti, con solo un nome, ci ritroviamo a canticchiare che i sogni son desideri, o ad immaginare una bionda fanciulla vestita di blu ballare nel grande salone del palazzo reale con il suo principe. Sono pochi a ricordare la fiaba originale di Charles Perrault, ancora meno a ricordare che in realtà la sua storia ha origine popolare e risale addirittura all’antico Egitto - e questo, Kenneth Branagh, lo sa benissimo. Per questo la sua Cenerentola veste gli stessi panni che furono suoi già 65 anni fa per mano di zio Walt, dimenticando macabre trasposizioni originali (già, perché non dimentichiamo che originariamente le sorellastre si tagliano le dita dei piedi ed i talloni pur di entrare nella famosa scarpetta) e portando sullo schermo un live-action che cita il “nostro” classico moderno pur reinventandosi.

I sogni son desideri, ma con coraggio e gentilezza

C’è uno spirito nuovo nelle immagini del regista irlandese, che tuttavia non significa forzatamente rivoluzionario, anzi. Il team di Branagh sembra avere l’intelligenza mancata agli autori di Maleficent, i quali riscrivendo la storia di uno dei Disney Villain più amati dell’animazione si sono ritrovati (in)volontariamente a distruggere un personaggio amatissimo, rendendolo quasi una macchietta. In Cenerentola questo non succede, il rispetto per l’opera è palpabile e si esprime perfino in alcune piccole ma accorte citazioni, abbastanza per solleticare lo spettatore nostalgico senza però risultare eccessive e quindi fastidiose. A questo va inoltre riconosciuto al film di aver comunque fatto un passo avanti, creando un’opera nuova che sia in fase di sceneggiatura sia a livello di risoluzione finale risulta comunque diversa, pur mantenendo un filone con l’originale. Gran merito di questo va agli effetti visivi, ovviamente presenti ma mai fuori misura: profondamente funzionali e legati alla narrazione, regalano un piacevole tocco favolistico necessario, integrandosi con la scenografia e gli attori in modo da creare un’atmosfera ottimamente bilanciata.

Un cast d’eccezione che lavora perfettamente

Ogni orchestra, se ben diretta, riesce a tirare fuori un ottimo concerto: quando però la suddetta orchestra si fregia di strumenti d’eccezione, l’accordatura finale non può che essere un piacere ed il risultato una vera sinfonia. Cate Blanchett, Helena Bonham Carter e Richard Madden sono gli strumenti di punta dell’ensemble, e lavorano in maniera perfetta con i loro personaggi aiutati, indubbiamente, anche dai meravigliosi costumi di Sandy Powell e dalle scenografie dell’orgoglio italiano Dante Ferretti (sei premi Oscar in due). Cate Blanchett rende finalmente giustizia ad un cattivo Disney, costantemente avvolta in stole verdi - non a caso, il colore dell’invidia - capelli rossi e freddi occhi gelidi. Una Lady Tremaine mefistofelica, algida eppure con i suoi momenti di ironia, che tuttavia non competono con quelli di Helena Bonham Carter: la sua è una fata madrina beffarda e burlesca, indimenticabile nei suoi pur pochi minuti di presenza scenica. Unico vero neo nel cast è rappresentato forse da Lily James, la cui fisionomia rimane troppo popolare e lontana dall’eterea fanciulla che l’immaginario comune ha sempre portato avanti, al contrario di Richard Madden che sembra uscito dalla mente di tutte le bambine sognanti del mondo. Il suo è il fiabesco principe che tutte abbiamo immaginato, a cui perdoniamo perfino lo sguardo un po’ troppo acceso, i denti un po’ troppo scintillanti e la calzamaglia un po’ troppo stretta.

Cenerentola Il lavoro di Kenneth Branagh presentato fuori concorso al Festival di Berlino potrà non essere un miracolo di originalità, ma riesce in maniera ottima sotto ogni aspetto e si dimostra un film qualitativamente più che sufficiente: la magia è quindi pienamente riuscita, e Cenerentola farà sognare non solo i nostalgici ma anche le nuove generazioni. Gli elementi di un incantesimo di successo creano infatti una trasposizione nuova, a suo modo originale ma mai infedele, che si fregia di un cast d’eccezione e di un reparto tecnico pluripremiato il cui tocco rimane visibile in tutto il film.

8

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