Recensione Ce n'è per tutti

Secondo lungometraggio diretto da Luciano Melchionna

Recensione Ce n'è per tutti
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Di Luciano Melchionna, laureatosi in recitazione all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma nel 1989, sentimmo cinematograficamente parlare nel 2005, quando esordì dietro la macchina da presa con Gas, storia v.m. 18 di un gruppo di giovani coetanei privi di sogni, sprovvisti di valori e unicamente tenuti insieme da una crescente, pericolosa rabbia interiore.
Storia che, selezionata allora al Festival di Locarno per la sezione "Cineasti del presente", vedeva protagonista lo stesso Lorenzo Balducci che qui troviamo nei panni di Gianluca, il quale, colto il senso di inutilità della propria esistenza, trascinata in quella sopravvivenza che vita vera non è, si arrampica sul Colosseo - emblema della Città Eterna e della sua storia millenaria - con il probabile fine di ridare a se stesso e al mondo un significato, un motivo per continuare.
Si parte quindi da una situazione che non può fare a meno di ricordare una delle più famose inserite nel mitico Un americano a Roma (1954) di Steno, per poi tirare in ballo gli amici confusi e superficiali di Gianluca, i quali, appresa la notizia, tentano di raggiungere il posto, dove la saggia nonna, con le fattezze della veterana Stefania Sandrelli, è già approdata per manifestare al disperato nipote valori che possono sembrare superati ma che si rivelano in realtà saldi e vitali.
Mentre l'indifferenza e il cinismo dei mass-media assediano sia il ragazzo che gli altri strampalati componenti della sua famiglia, ottimamente rappresentati dal padre Giorgio Colangeli, la madre Giselda Volodi e il nonno Arnoldo Foà.

Amici, parenti e...

Ed è Anna Falchi - produttrice del film insieme al fratello Sauro - a vestire i panni della conduttrice della trasmissione televisiva proto-Cucuzza La vita è estroversa, immersa in un nutrito cast che, accanto allo spagnolo Jordi"Che-Guerriglia"Mollà e una Ambra Angiolini che avevamo preferito altrove (vedi Saturno contro e Bianco e nero), include perfino la Elena Russo recentemente coinvolta nei dialoghi delle intercettazioni telefoniche berlusconiane e una nuda Alessandra Muccioli, il cui esordio sul grande schermo avvenne proprio con Gas, dal quale proviene anche il Sandro Giordano che vi si ritrova a letto insieme.
Impegnato a ricoprire il coattissimo ruolo di un tizio che balla dicendo d'ispirarsi ai California Dream Men (che chiama in maniera esilarante California Dreamsmen), quest'ultimo è di sicuro uno dei migliori attori del lungometraggio, volto in maniera grottesca (e a tratti surreale) a dipingere i personaggi-tasselli di una società tricolore d'inizio XXI secolo che tutto ingloba e colora; in mezzo ad assurde confusioni verbali tra lo storico compositore Chopin e l'attore Sean Penn, la convinzione che gli uomini siano diventati lenti nell'approccio e nel corteggiamento e Micaela Ramazzotti impegnata a porre in evidenza da un lato il fatto che sia in atto, soprattutto dal punto di vista femminile, una rivoluzione del porno, dall'altro che viviamo in una realtà sempre più sessista e maschilista, al cui interno la donna rappresenta solo un pezzo di carne con il tanga da sbattere sul piccolo schermo.
Senza contare la tematica del dilagante lavoro artistico non retribuito, che si tratti di recitazione o della scrittura di testi, tirata più volte in ballo da Melchionna in un insieme amalgamato attraverso una tutt'altro che classica struttura narrativa, proprio come nella sua precedente opera.
Però, se Gas, ambientato in una triste e desolata Latina, finì per rivelarsi un efficace e spesso crudo ritratto di una generazione sola e annoiata dal respiro fortemente cinematografico, Ce n'è per tutti, in parte penalizzato da un comparto attoriale non sempre convincente, non fatica ad apparire ancorato alla propria originaria struttura di commedia teatrale.
Infatti, sebbene si avverta da parte dell'autore il forte bisogno di gridare allo spettatore, attraverso le immagini, il proprio pensiero-sguardo pessimista nei confronti di una metropoli giunta al suo punto di non ritorno, lo script - per mano dello stesso insieme a Luca De Bei - si riduce soltanto ad assemblare le diverse situazioni come se fossero tante scenette da palcoscenico.
Scenette da palcoscenico raramente capaci di strappare risate e che, se a teatro si lasciano tranquillamente guardare con tanto di pause e intervalli, al cinema necessitano di un adeguato montaggio atto a conferire il giusto ritmo narrativo a quello che viene denominato film.

Ce n'è per tutti Regista nel 2005 di Gas, efficace e spesso crudo ritratto di una generazione sola e annoiata, Luciano Melchionna torna dietro la macchina da presa, supportato da un nutritissimo cast, con la vicenda del giovane Gianluca, il quale, colto il senso di inutilità della propria esistenza, si arrampica sul Colosseo con il probabile fine di ridare a se stesso e al mondo un significato, un motivo per continuare. Ma, mentre i mass-media assediano i suoi familiari e sia i suoi amici che la nonna approdano sul posto, i circa 96 minuti di visione, volti in maniera grottesca a dipingere i personaggi-tasselli di una società tricolore d’inizio XXI secolo che tutto ingloba e colora, non faticano ad apparire ancorati alla propria originaria struttura di commedia teatrale, costruiti su raramente divertenti scenette da palcoscenico che avrebbero necessitato di un adeguato montaggio atto a conferire il giusto ritmo narrativo cinematografico.

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