Victoria, ragazza americana che soffre di problemi depressivi, viene invitata dalla sorella maggiore Carolyn a Parigi, dove questa da tempo ha trovato fissa dimora. La sera stessa del suo arrivo la consanguinea l'accompagna ad un rave party clandestino organizzato nel sottosuolo della capitale francese, luogo di catacombe dove hanno trovato "riposo" i resti di oltre sette milioni di persone. Una festa che, tra musica alta, alcool e droga inizia per il verso giusto almeno fino a quando Victoria non decide di addentrarsi da sola nella fitta rete di cunicoli, venendo recuperata dalla sorella; appena ricongiunte però le due giovani vengono attaccate da un individuo mascherato che uccide Carolyn lasciando Victoria da sola nelle tenebre del posto. Sarà solo l'inizio di una lunga notte di paura alla ricerca di una possibile via di fuga verso la superficie.
Into the darkness
Sovente un'ambientazione caratteristica è capace di sancire il successo di un horror, che sia questa una casa in fondo al bosco, una villa accanto al cimitero o un luogo di enormi spazi aperti. Catacombs - Il mondo dei morti ha deciso di optare per il sottosuolo di Parigi, e poco importa che le riprese siano state effettuate per la quasi totalità a Bucarest e in studio, in quanto sono proprio le catacombe situate sotto la città dell'amore a far da sfondo filmico alla qui narrata vicenda. Uno spunto sulla carta ricco di potenzialità che però alla resa dei conti finisce vittima di una barzelletta mal riuscita: difficile infatti classificare in altro modo un titolo così povero e dozzinale, in cui per ottanta minuti non si assiste ad altro che all'esasperante fuga della protagonista negli oscuri cunicoli sotterranei, inseguita da un individuo mostruoso che, secondo la leggenda creata ad hoc, abita da anni quell'inesplorato luogo. Il film diretto in coppia da Tomm Coker e David Elliot è una lunga e monotona corsa verso la salvezza da parte di Victoria, che si imbatte casualmente in un paio di personaggi secondari (inutili e illogici, con tanto di barriera linguistica inspiegabile all'alba del nuovo millennio) mentre cerca di trovare una via d'uscita, salvo poi prendere in giro lo spettatore con un finale talmente ridicolo che viene difficile prendere sul serio. Una manciata di trovate registiche, capaci di creare un discreto senso di claustrofobica e ansiolitica tensione, sono gli unici scampoli sufficienti di una produzione qualitativamente e quantitativamente nulla in cui neanche Shannyn Sossamon, attrice che altrove ha dimostrato tutto il suo sottovalutato talento, riesce a trovare la corretta chiave interpretativa.