Recensione Carne tremula

Victor nasce nella notte di Natale del 1970 a Madrid, in condizioni per lo poco inusuali: la madre, colta all'improvviso dal travaglio, lo dà infatti alla luce all'interno di un autobus. Vent'anni dopo, ormai ragazzo, Victor si presenta inopportunamente alla casa della bella Helena, una coetanea fuori di testa con la quale la settimana precedente aveva avuto il suo primo rapporto sessuale. In seguito ad un'accesa discussione tra i due, nella quale viene sparato inavvertitamente un colpo di pistola, una vicina decide di chiamare la polizia; sul posto intervengono gli agenti David e Sancho. Durante il successivo parapiglia David viene gravemente ferito e condannato ad un futuro su una sedia a rotelle, con la conseguente condanna di Victor a sei anni di carcere. Ma quando il giovane esce di galera deciderà di attuare la sua vendetta contro il poliziotto paraplegico e la donna, nel frattempo diventati marito e moglie.

Le conseguenze dell'amore

Dodicesimo film di Pedro Almodóvar, ispirato liberamente al romanzo Carne viva della scrittrice inglese Ruth Rendell, Carne tremula rimane una delle sue opere più compiute e facilmente commestibili, perfetto mix tra thriller di stampo classico e ronda sentimentale a più voci. Accompagnato da una veemente dose di humour nero, con qualche picco di pura leggerezza (l'improvvisa pacificazione, durante un acceso diverbio, tra David e Victor per festeggiare un goal), il racconto si infittisce strada facendo con un aggrovigliarsi di intrecci e colpi di scena capaci di scavare con la giusta profondità nell'animo dei cinque protagonisti principali, anime alla ricerca disperata di affetto ma spesso nelle persone e nei modi sbagliati. Tolta la valenza romantica della vicenda, pregna di un torbido e sensuale erotismo (con la nostra magnifica Francesca Neri a farla da padrona nella scena clou), il prologo e l'epilogo si aprono nelle loro voluta somiglianza ad un forte sguardo politico nel confronto tra la Spagna del 1970 e quella del 1997, due mondi e realtà diametralmente opposti: laddove un tempo vigevano paura e terrore indotti dal regime franchista, nell'epoca filmica conclusiva la società può dirsi finalmente libera, così come il cuore dei contendenti. Un melodramma raffinato che spazia tra i generi, sempre pronto a sorprendere con una narrazione frizzante ed originale con uno stile che guarda al pensiero bunueliano, in un percorso di vendetta d'amore che evolve ben presto in altre forme e pensieri, mettendo a nudo i lati più oscuri dai quali l'essere umano è portato a macchiarsi per gelosia o amore di gesta abbiette o sacrifiche. Commedia e tragedia trovano perciò un perfetto mix dove ogni tassello è al posto giusto, abile nel ribaltare i ruoli con ispirazioni sopraffine e imprevedibili, scevro da tempi morti di sorta e in grado di appassionare con semplicità dai titoli di testa (con nel prologo il cameo di una sempre splendida Penelope Cruz) a quelli di coda, trovando una chiusura del cerchio che, contro ogni aspettativa, è più liberatoria del previsto.