Campioni Recensione: un'ordinaria commedia agonistica sulla diversità

Bobby Farrelly esordisce in solitaria dietro la macchina da presa, realizzando un anonimo remake dello spagnolo Non ci resta che vincere (2018).

Campioni Recensione: un'ordinaria commedia agonistica sulla diversità
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Potremmo inquadrare il film come una sorta di legge del contrappasso o più probabilmente una tentata "redenzione" da parte di Bobby Farrelly, che insieme al fratello Peter ha firmato alcune delle più dissacranti commedie degli anni Novanta, da Scemo & più scemo (1994) a Tutti pazzi per Mary (1998), titoli che hanno segnato il relativo decennio per via di quella pungente irriverenza che non risparmiava niente e nessuno, all'insegna di una comicità sporca e cattiva difficilmente applicabile al giorno d'oggi, dove bisogna stare attenti a ogni singola battuta per evitare di scontentare qualche minoranza. Per saperne di più leggete la nostra recensione di Scemo & più scemo 2 (2014).

Ecco allora che Campioni appare forse in un'ottica più ragionata quale specchio dei tempi, quando anche i massimi fautori del politicamente scorretto cedono alle logiche di sentimenti a buon mercato e all'esaltazione delle diversità, in un approccio a prova di grande pubblico. Un film che è in realtà un remake, rifacimento del campione d'incassi spagnolo Non ci resta che vincere (2018), segno che Bobby Farrelly, per il suo esordio in solitaria dietro la macchina da presa, ha preferito andare sul sicuro adottando una formula già consolidata.

Campioni: tornare a credere

La storia di Campioni vede per protagonista Marcus Marakovich, un esperto assistente allenatore dal carattere sopra le righe che, durante una partita, finisce per andare fuori dai gangheri e spintonare in diretta il suo superiore nonché coach della squadra: comportamento che costa l'espulsione dal match. La sera stessa l'uomo si ubriaca e a bordo della sua macchina va a sbattere contro una volante della polizia, finendo per passare la notte in carcere.

Licenziato dal suo team, Marcus viene condannato a novanta giorni di lavori socialmente utili, nei quali dovrà allenare una squadra di basket composta da ragazzi affetti da disabilità. Una sfida difficile e inizialmente Marcus conta i giorni che lo separano dal termine del suo obbligo, ma con il passare del tempo inizia ad affezionarsi sempre di più ai suoi giocatori e intende trasformarli in veri e propri campioni della rispettiva categoria.

Fino all'ultimo canestro

Sentimenti ed emozioni calcolate con precisione per quella che sembra l'ennesima storia di riscatto degli ultimi in un contesto che cerca la facile commozione, pur con una verve comica di supporto - ma mai pungente - ad accompagnare tra gag e battute l'avventura agonistica del gruppo di protagonisti.

Tutto è preparato e risulta forzato proprio nelle sue scontatezze, con un patetismo sottotraccia che pur senza arrovellarsi su stuoli di retorica rischia comunque di adagiarsi su frasi fatte e luoghi comuni, senza un pizzico di quella verve anarchica che avrebbe potuto elevare il materiale di partenza. Il solo motivo che potrebbe giustificarne la visione a chi avesse già goduto del prototipo è la presenza nel ruolo principale di Woody Harrelson, che riesce a gestire al solito con rigore ed equilibrio le sfumature di un personaggio tragicomico, incarnando al meglio l'essenza della pellicola stessa, sospesa tra comedy e drama. Una ricetta semplice dove tutti gli ingredienti sono al punto giusto, che sacrifica l'originalità in favore di una sicurezza percepita, volendosi porre come visione familiare al relativo, ampio, target di riferimento.
Morali spicciole che si racchiudono nella chiosa finale dove "l'importante non è vincere, ma partecipare": una lezione sicuramente lodevole e condivisibile, ma non serviva certo un film per esprimere nuovamente questo immortale concetto, con il quale tutti bene o male siamo cresciuti...

Per altri titoli in uscita al cinema, leggete il nostro speciale sui titoli in sala a giugno 2023.

Campioni Raccontare la disabilità e le sfide di chi ne è affetto attraverso un film agonistico, una comedy-drama dove lo sport è l'elemento centrale, con la pallacanestro quale via di salvezza e gioia da una vita difficile. Bobby Farrelly esordisce in solitaria dietro la macchina da presa e segue quel percorso redentivo intrapreso da lui e suo fratello Peter negli ultimi anni, esaltando e celebrando quelle minoranze che un tempo venivano sbeffeggiate da loro stessi in film cult, a favore della facile risata. Cambiati loro, cambiati gli spettatori - con tutti i pro e i contro del caso - fatto sta che Campioni, remake a stelle e strisce dello spagnolo Non ci resta che vincere (2018), vive su emozioni scontate e soluzioni risapute, all'insegna di emozioni semplici e assolutorie a prova di grande pubblico.

5.5

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