Recensione Cambio Vita

Dagli sceneggiatori di Una notte da leoni, una commedia che non graffia

Recensione Cambio Vita
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Mitch (Ryan Reynolds) e Dave (Jason Bateman) sono amici sin dai tempi della scuola. Il primo, eterno bambinone, si barcamena con lavoretti da attore in spot pubblicitari e porno soft, mentre il secondo ha una carriera manageriale ben avviata e una splendida famiglia che finisce però per trascurare a causa dei suoi assillanti impegni. Una sera, durante una notte "brava", i due asseriscono dinanzi ad una misteriosa fontana di voler vivere la vita dell'altro: detto fatto, la richiesta viene esaudita e il giorno dopo Mitch si risveglia nel corpo di Dave e viceversa. Sarà questa per entrambi un'occasione, dopo l'iniziale spaesamento e le prime difficoltà, di comprendere molto di più delle loro esistenze.E' ancora possibile aggiornare su celluloide il tema stancamente abusato dello scambio, involontario, di identità corporea? A dare l'ennesima risposta ci prova David Dobkin (2 single a nozze, l'annunciato Arthur e Lancelot), su una sceneggiatura curata da Jon Lucas e Scott Moore, menti dello strepitoso successo di Una notte da leoni. Nei panni dei protagonisti due volti ormai familiari al pubblico americano, e sempre di più anche a quello delle nostre sale, come Ryan Reynolds (Lanterna verde, Buried - Sepolto) e Jason Bateman (Come ammazzare il capo... e vivere felici).

Tra serio e faceto

Da Tale padre tale figlio (1987) con l'istrionico Dudley Moore a Nei panni di una bionda (1991) del maestro Blake Edwards sino a giungere a Quel pazzo venerdì (2003) con l'improbabile coppia Jamie Lee Curtis - Lindsay Lohan, la Settima Arte ha indagato con risultati alterni in questo "magico" sottofilone comico. Se nel primo e terzo caso sopraccitati lo scambio avveniva tra genitori e figli, e nel secondo (nonché più riuscito esponente) tra uomo e donna, in Cambio vita tocca ad una coppia di migliori amici trovarsi l'uno nel corpo altrui. Se sin dall'inizio la narrazione non brilla certo per originalità, ponendoci di fronte a due caratteri esasperatamente diversi e contrastanti, nel suo procedere il film di Dobkin si ricicla in situazioni viste e riviste, inserendo una marea di sottotrame che finiscono per rendere gli eventi confusi e affrettati. A dispetto dell'apparente look da pellicola per famiglie, non è invece assente un'essenza politicamente scorretta, che però si rivela più volte di grana grossa, con situazioni che scadono nel trash più becero. A contraltare di ciò, in un contrasto alquanto infelice, si attua nella parte finale una svolta morale, in una sorta di maturazione interiore dei protagonisti per concludersi nel più classico, e buonista, degli happy ending possibili. Non mancano alcune gag divertenti, ma nel complesso generale le risate sono troppo poche nelle quasi due ore di questa commedia costantemente in bilico tra ilarità e riscoperta dei valori più importanti della vita. Salvano in parte il risultato le prove dei due interpreti principali, soprattutto di un poliedrico Ryan Reynolds, ormai perfetta macchina comica in grado però di districarsi con disinvoltura anche nelle parti più drammatiche. E per il pubblico maschile, sarà difficile rimanere indifferente alla glaciale sensualità di Olivia Wilde, selvaggia collega di Dave, ormai definitivamente lanciata sul grande schermo. Il resto è davvero poco, tale da dire un pragmatico "Cambio film".

Cambio Vita Inserendosi nell'abusato filone delle pellicole sugli scambi di identità, Cambio vita ricicla situazioni comiche a più non posso, scadendo spesso nel volgare, per poi virare verso la fine in un buonismo tipicamente hollywoodiano. Ma due ore sono veramente troppe per apprezzare un film i cui unici meriti risiedono nella faccia da schiaffi di un sempre più bravo Ryan Reynolds e negli occhi glaciali della splendida Olivia Wilde.

4.5

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