Cam, la recensione del film originale Netflix

Alice, cam-girl su un popolare sito online, si vede rubare il proprio account per essere sostituita da un'esatta replica di se stessa.

Cam, la recensione del film originale Netflix
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La giovane Alice, per guadagnare soldi nel modo più semplice e rapido possibile, ha scelto di diventare una cam-girl. La ragazza è iscritta a un sito nel quale gli utenti possono comunicare con lei in diretta tramite una chat e, nel tentativo di scalare la classifica (sia per l'orgoglio, sia per il denaro), inizia a compiere gesta sempre più estreme, inclusi dei falsi suicidi.
L'obiettivo di Alice è raggiungere il cinquantesimo posto, posizione fino ad ora mai superata, mentre nella sua vita privata ha deciso di tenere all'oscuro amici e parenti, evitando anche qualsiasi tipo di contatto con gli internauti, con cui tiene anche costose videochiamate private a pagamento.
In Cam, la Nostra scopre un giorno che il suo profilo è stato hackerato e che una sua esatta replica sta tenendo nuovi show in diretta: impossibilitata a rientrare in possesso del suo account, Alice inizia a essere sempre più spaventata dal procedere degli eventi e, mentre il suo clone sta salendo sempre di più in classifica, si attiva per scoprire chi possa esserci dietro a questo inquietante furto di dati e ai video con la fotocopia di se stessa.

Il terrore corre sulla rete

Può sembrare un horror/thriller come tanti altri, semplice nell'impianto base e indirizzato a un pubblico perlopiù giovane, ma Cam nasconde in realtà diversi significati all'interno della sua essenziale costruzione narrativa, lanciando un messaggio ambiguo nei confronti della dipendenza da internet e della sempre più esasperante evoluzione tecnologica. Tornano alla mente echi di Black Mirror nella ricerca della protagonista di scalare a tutti i costi la classifica, e non è un caso che più si renda protagonista di gesta estreme e sadomaso, più scali le posizioni, amara constatazione di un pubblico pagante ormai ossessionato dalla violenza e dalla crudeltà, che ben rispecchia il voyeurismo contemporaneo.
E se l'inizio, con i crudi messaggi in chat room, fa sospettare una forte dose di violenza a venire, l'operazione si instrada invece su altre vie psicologiche, guardando anche ad alcune opere lynchiane nella gestione del personaggio di Alice e nel dipanarsi di questo enigma apparentemente inspiegabile, inserendo false piste e mantenendo una voluta chiave metaforica nella definitiva risoluzione, lasciata in un limbo di ipotesi tutte potenzialmente plausibili, con un finale che riapre potenzialmente il cerchio in maniera più necessaria che catartica.

Web-horror

Cam, prodotto dalla sempre prolifica Blum Productions e acquisito in esclusiva da Netflix come produzione originale, dimostra di conoscere i gusti degli spettatori attuali e sfrutta al meglio il mondo delle videochat erotiche, imbastendo un sottotesto horror/mystery in una messa in scena pop e colorata, ben presto scossa da una tensione palpabile che raggiunge alti picchi emotivi in più di un'occasione: quando la madre, alla festa di compleanno, viene a conoscenza del lavoro di Alice, l'atmosfera diventa opprimente e inquieta al punto giusto. Non mancano neppure riusciti picchi di ironia critica nei confronti di uno dei tanti lati oscuri del web, e di come vendere il proprio corpo o la propria immagine sia ormai una consuetudine per ragazze in cerca di denaro facile. Certo la sceneggiatura è scossa da qualche forzatura, e il mancato intervento delle forze dell'ordine risulta dichiaratamente poco verosimile, ma i novanta minuti di visione utilizzano la narrazione in una chiave metaforica, tirando in mezzo il tema del doppelgänger, gli recenti sviluppi delle app di riconoscimento facciale e delle intelligenze artificiali, e affidando al gusto e al raziocinio di chi guarda il compito di selezionare una personale soluzione alla reale evoluzione filmica.
L'esordiente regista Daniel Goldhaber gestisce magistralmente il ritmo, scampando i tempi morti e occupando al meglio la logistica ambientale di computer e affini (la resa dei conti finale, attraverso un geniale gioco specchiato, è da applausi), e la protagonista Madeline Brewer (vista nelle serie cult Orange Is the New Black e The Handmaid's Tale) è abilissima nello sfumare una figura a forte rischio caricaturale.

Cam Un thriller/horror sui pericoli del web e sulla forsennata rincorsa al successo personale, qui incarnata da cam-girl che vogliono scalare la classifica di un sito erotico. Cam sembra inizialmente un'operazione superficiale, atta a sfruttare l'hype del medium di rete per coinvolgere il pubblico moderno, ma con il passare dei minuti e le sue derive mystery innalza la tensione su notevoli livelli di inquietudine. Un'operazione di critica sui mali contemporanei che, attraverso gli istinti di genere, dà vita a un'atmosfera sempre più avvolgente e claustrofobica e trova una solida gestione delle apparecchiature video nella lotta a distanza tra Alice/Lola e la sua identica replica comparsa all'improvviso su internet, accompagnandoci in una preoccupante disamina sui rischi del furto d'identità, qui aggiornati in una chiave che strizza l'occhio a un sovrannaturale flirtante col reale in chiave soprattutto metaforica.

7.5

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