C'era una volta il Principe Azzurro, la recensione del film d'animazione

Il Principe Azzurro, vittima di una maledizione da quando era un infante, deve trovare il vero amore prima del suo ventunesimo compleanno.

C'era una volta il Principe Azzurro, la recensione del film d'animazione
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Il Principe Azzurro è un nobile, prossimo erede al trono, che è stato maledetto quando era ancora nella culla: la ex compagna del Re-Padre infatti, una potente e malvagia strega di nome Nemeny Neverwish, per vendicarsi della fine della relazione ha lanciato sull'infante un sortilegio per il quale il futuro ragazzo diverrà l'oggetto del desiderio di ogni donna del reame. Questo, oltre a garantirgli le antipatie dei sudditi di sesso maschile che vedono le rispettive compagne cedere al suo fascino, comporta inoltre che al compimento del suo ventunesimo compleanno, se non avrà ancora trovato il vero amore, ogni barlume del sentimento più potente scompaia per sempre dal mondo intero.
In C'era una volta il Principe Azzurro il protagonista è conteso dalle attenzioni di Biancaneve, Cenerentola e La bella addormentata, salvate in precedenti missioni, ma è indeciso su chi scegliere come promessa sposa. Quando si imbatte casualmente in una bella ladra di nome Lenore (anch'essa vittima di una maledizione e incapace di amare), su ordine del genitore si imbarca in una quest avventurosa che dovrebbe condurlo a comprendere le sue vere emozioni.
Ad accompagnarlo, sotto mentite spogli maschili, sarà proprio Lenore, obbligata dal sovrano dopo essere stata catturata e aver ottenuto la libertà in cambio del servizio di scorta al futuro regnante.

Ancora una volta

John H. Williams, tra i produttori della fortunata saga di Shrek (capace di rivoluzionare il fantasy in chiave parodistica e citazionista nel corso del nuovo millennio), ha fondato una nuova società specializzata nella realizzazione di produzioni animate e C'era una volta il Principe Azzurro ne segna il debutto su grande schermo. Nonostante il titolo e il personaggio sul quale si concentra il racconto, non vi è nessun elemento in comune con le avventure del simpatico orco verde e lo stesso nobile è stato creato nuovo di zecca, con il mento incredibilmente lungo e un carattere tanto ingenuo quanto spavaldo, poco credibile nei panni di irresistibile sciupafemmine anche a dispetto della maledizione di cui è vittima.
La formula riprende ancora una volta, come tanti titoli coevi, il mondo delle fiabe e tenta di aggiornarlo al pubblico contemporaneo con, in quest'occasione, uno sguardo principalmente rivolto a platee femminili e di under 10. La caratterizzazione delle numerose figure secondarie, a cominciare dalle tre principesse (Biancaneve, Cenerentola e La bella addormentata) e finendo con l'infallibile ladra-guerriera Lenore (sorta di Robin Hood in gonnella), è infatti marcata su eccessi, negativi o positivi che siano, che guardano allo stile luccicante del gossip moderno.

La fiera dei cliché

Il target di riferimento è ulteriormente rimarcato dalla costante presenza di canzoni pop a sottolineare diverse scene chiave e non è un caso che nella versione originale molti personaggi siano doppiati da pop-star quali Avril Lavigne, Demi Lovato, Sia, Ashley Tisdale e G.E.M., con hit a tratti stucchevoli che accompagnano i passaggi chiave della prevedibile narrazione. C'era una volta il Principe Azzurro ha il grande demerito di non aggiungere nulla di realmente nuovo a quanto già visto e rivisto nel relativo filone, mancando inoltre di quel minimo di ironia che avrebbe potuto rendere la quest più briosa e accattivante. Poche figure secondarie degne di nota (solo l'Oracolo della tribù di indigene giganti-cannibali palesa una certa personalità), un finale già scritto dove il vero amore è, ovviamente, destinato a trionfare (ma solo all'ultimo secondo, sia chiaro) e alcune forzature visive gratuite, da rallenty a fermo immagini, rendono gli ottanta minuti di visione un semplice esercizio di stile neanche nobilitato dall'impatto grafico, con un character design poco convincente e ambientazioni (pur cromaticamente affascinanti) troppo povere per dare l'idea di un contesto fantasy degno di tal nome.

C'era una volta il Principe Azzurro Amazzoni giganti e cannibali, indistruttibili golem di pietra, streghe dal cuore di ghiaccio: nessuno di questi pur temibili avversari spaventa il protagonista più della scelta, prossima a venire, su chi sarà la sua futura sposa. C'era una volta il Principe Azzurro guarda all'universo fantasy d'animazione originato da Shrek (non a caso il produttore John H. Williams finanziò anche la saga dell'orco verde) ma si inserisce senza originalità nella copiosa lista di emulazioni. Personaggi poco carismatici sono al centro di una storia indirizzata a un pubblico di bambini e giovanissime, con una comicità all'acqua di rose (e priva dell'irresistibile verve citazionista della fonte d'ispirazione) e un fastidioso ricorso a canzoni pop eseguite dalle doppiatrici della versione originale, note cantanti della scena statunitense. L'impatto grafico anonimo e un racconto che si instrada già dai primi secondi verso il più che prevedibile lieto-fine rendono l'insieme una visione nata già vecchia e imparagonabile agli standard del cinema animato contemporaneo.

5

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