Recensione Burying the Ex

Ricordiamo Anton Yelchin, scomparso in tragiche circostanze a soli 27 anni, riscoprendo Burying the Ex, horror comedy romantica da noi ancora inedita diretta nel 2014 dal maestro Joe Dante.

Recensione Burying the Ex
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Max, commesso di un negozio specializzato in articoli di Halloween, è fidanzato con la bella Evelyn, attivista e integralista vegana. Nonostante le cose tra i due sembrino inizialmente andare a gonfie vele, il loro rapporto comincia a deteriorarsi data l'incompatibilità di carattere, con lei sempre più pressante e opprimente nelle sue scelte di vita che diventano difficilmente sopportabili da Max quando vanno definitivamente a convivere; inoltre Evelyn manifesta una gelosia sempre più marcata, con l'apice in una vera e propria sfuriata in una gelateria dove lavora Olivia, ragazza che sembra avere molti punti in comune con il suo fidanzato. Quando questi pensa di mollarla accade una tragedia, con Evelyn che muore investita da un pullman. Il destino però ha in serbo una sorpresa per Max, a causa di una statuetta di Satana in grado di esaudire i desideri e che tiene patto ad una frase pronunciata qualche giorno prima dai due allora amanti riguardante il trascorrere insieme l'eternità: la deceduta si risveglia come zombie ed esce dalla tomba, perseguitando l'ex boyfriend che intanto stava instaurando una platonica relazione proprio con Olivia.

Finché morte non vi separi?

E' di poche ore fa la notizia della tragica morte di Anton Yelchin, giovane attore russo naturalizzato statunitense maggiormente noto per aver interpretato Pavel Chekov nel nuovo corso cinematografico di Star Trek. Tristemente paradossale a maggior ragione la sua partecipazione nel ruolo di protagonista a Burying the Ex, horror comedy diretta nel 2014 da un redivivo Joe Dante (a cinque anni dal precedente The Hole) ed incentrata proprio sul ritorno dall'aldilà, con la sequenza del funerale che assume oggi a posteriori toccanti significati. Il film, tratto da un cortometraggio del 2008 di Alan Trezza (anche autore della sceneggiatura), è nello pieno stile del cineasta, un divertente mix tra risate e divagazioni legate figlie dell'universo di genere con diverse citazioni legate al mondo geek, cinefilo e non; immagini di classici come Tarantula (1955) o da titoli del periodo cormaniano di Vincent Price, senza dimenticare naturalmente La notte dei morti viventi (1968), accompagnano una visione che trova i suoi punti di forza in una semplicità di fruizione garantita anche dalla simpatia dei suoi interpreti e dalla rilettura in chiave grottesco-romantica degli stereotipi zombieschi. Dante realizza un titolo piacevolmente ingenuo che riporta per atmosfere in quel degli anni '80, sia per ciò che concerne le marcate caratterizzazioni dei personaggi sia per una trama lineare e facilmente prevedibile che si affida ad effetti speciali di stampo classico in questo insolito menage a trois di stampo sovrannaturale, fortunatamente privo di inutili spiegoni e complicazioni narrative. Un racconto dall'immediata lettura metaforica sulla necessità talvolta di trovare il coraggio necessario per rompere una relazione affettiva, messo in scena con un gradevole afflato melanconico che si coniuga magnificamente ad atmosfere b-movie, merito di dialoghi pregni di una rozza ironia e di un effettistica dal retrgosto artigianale, con un trucco vecchio stile ibridato a soluzioni generate al computer (sobrie e mai invasive, in particolare per ciò che concerne gli innaturali movimenti della "ritornante" e aderenti performance da parte dell'affiatato cast: a far compagnia al compianto Yelchin vi sono infatti due bellezze egualmente magnetiche nella loro diversità come Ashley Greene e Alexandra Daddario.

Burying the Ex Se ne è andato troppo presto Anton Yelchin ma nella sua breve carriera ha comunque collezionato oltre una sessantina di interpretazioni su piccolo e grande schermo. Uno dei ruoli più importanti da protagonista è sicuramente quello in Burying the Ex, horror-comedy ancora inedita da noi diretta dal maestro Joe Dante. Quest'ultimo, fedele al proprio stile, realizza un film divertito e divertente, piacevolmente ingenuo e scorrevole nella sua commistioni di generi che guarda e non poco al cinema anni '80 e alla più sana serie-b, sfruttando i topoi dei morti viventi ai fini di una commedia romantica non priva di un sano gore all'acqua di rose a prova di grandi e piccini. Un prodotto dallo stampo artigianale di tale fattura cinefila e citazionista che, pur nelle sue evidenti sbavature, si rivela un ben più che piacevole divertissement per gli appassionati.

6.5

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