Recensione Burn After Reading

Un CD, quattro imbecilli ed una spia sull'orlo del collasso nervoso.

Recensione Burn After Reading
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Osbourne Cox (Malkovich) è un agente della CIA appena licenziato dall’agenzia per i suoi problemi con l’alcool. Pressato dalla moglie Katie (Swinton), spaventata all’idea di rimanere sul lastrico, deciderà così di scrivere un libro di memorie pieno di dettagli scottanti sulle operazioni del governo americano negli ultimi anni. Contemporaneamente, però, Katie intrattiene una relazione con il piacente sceriffo Harry (Clooney) e optando per il divorzio da Osbourne. Su consiglio del suo avvocato, frugherà nel PC del marito alla ricerca di indizi compromettenti che possano aiutarla in tribunale e, inavvertitamente, copia su un CD il file contenente la bozza del libro. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che Katie, distrattamente, perderà il disco nello spogliatoio della sua palestra e sarà ritrovato dal personal trainer Chad (Pitt), che deciderà di ricattare Osbourne insieme alla sua collega Lizzie (McDormand), in modo tale da scucirgli abbastanza soldi per pagarsi quattro operazioni di chirurgia estetica. Intanto, però, Harry oltre a tradire la moglie metterà le corna anche a Katie invaghendosi di una donna conosciuta online. Peccato però che questa donna sia proprio Lizzie.

Il salotto buono

I Coen, dopo aver ricevuto le chiavi per entrare nel salotto buono di Hollywood con i quattro oscar tributati lo scorso anno a Non è un paese per Vecchi, tornano al loro primo amore ed imbastiscono, la dark comedy, con una spy story demenziale che fa il verso non solo ai grandi classici del passato ma anche ai più recenti action movies come The Bourne Identity (con cui, fra l’altro, condivide l’ambientazione in Virginia). L’America che Joel ed Ethan ci raccontano è una bruciante satira degli otto anni di Bushismo che si chiuderanno tra poco. Tutti i personaggi sono ossessionati dall’idea della sicurezza e vivono con il perenne terrore di essere spiati; al tempo stesso i registi mettono in scena una tragicommedia in cui cinque casi clinici si confrontano e si annullano a vicenda. Ed il tema dell’idiozia pare proprio essere il filo conduttore del film: Osbourne, nonostante i suoi trascorsi spionistici, è un imbecille alcolizzato e violento, la moglie è una borghese piccola piccola ossessionata dai soldi, mentre Harry vive solo per il sesso e per lo sport. Anche i due protagonisti che dovrebbero risultare positivi non lo sono mai completamente: Chad ha perennemente l’iPod nelle orecchie e si fa di Gatorade, mentre Lizzie, con la sua ossessione per la chirurgia estetica arriverà addirittura a coinvolgere l’ambasciata Russa nel tentativo di vendere i presunti preziosi segreti di stato da lei recuperati.
L'arguzia dei Coen graffia come sempre, e, in molte occasioni, si ride di gusto (è destinato a diventare un Cult il dialogo fra Chad e Osbourne al telefono, così come i discorsi dei due dirigenti della CIA che seguono il caso) soprattutto quando entrano in gioco Brad Pitt e George Clooney, ormai completamente decostruiti e ricomposti da Joel ed Ethan. Come dire, prima erano solo belli, adesso ci siamo accorti che sono anche bravi e dotati di un’autoironia non comune. Quale attore altro di Hollywood strapagato ed idolatrato dal pubblico accetterebbe mai di prestarsi ad un film del genere, che fa del non sense il suo cavallo di battaglia? Esatto, quasi nessuno, anche se ora ci aspettiamo una processione a mò dell’imperatore a Canossa, di attori che in da qui a poco imploreranno pur di lavorare con i Coen.
I due registi, dando seguito ad una scelta artistica già chiara fin dai loro primi film, girano con uno stile asciutto e pulito, per nulla ridondante e capace di coinvolgere lo spettatore senza mai annoiare. I colpi di scena si susseguono uno dietro l’altro, supportati dall’ottima sceneggiatura e dalle battute affilate come rasoi della McDormand. Tuttavia, se con Non è un paese per vecchi, i Coen erano riusciti a bilanciare perfettamente ermetismo e sviluppo della trama, in questo Burn after Reading alcuni passaggi sono un po’ troppo oscuri e risultano disorientanti se non sono seguiti con estrema attenzione. Forse una mezzoretta in più avrebbe giovato al film che, stretto nei suoi 95 minuti fatica a ingranare, soprattutto all’inizio.
In ogni caso, quest’ultimo Coen va promosso a voti quasi pieni, diverte in maniera intelligente e quasi mai volgare (e quando lo è evita scivoloni gratuiti), mostrandoci un lato finora nascosto dei due divissimi degli anni duemila. Il finale poi, aperto quanto basta, lascia presagire possibili sequel, possibilità confermata anche dai due registi in conferenza stampa. Burn After Reading sarà nelle sale italiane a partire dal prossimo 19 Settembre, con il titolo (come sempre poco significativo) di A prova di Spia. Non perdetelo.

Waiting for Godot.

Vorremmo capire cosa fanno i Coen agli attori. Riescono a tirar fuori da ogni interprete delle sfaccettature completamente nuove; dopo aver trasformato il bel Javier Bardem in un Killer psicopatico e dalla criniera quantomeno assurda e Clooney in una specie di personaggio Beckettiano/Omeriano in Fratello dove sei?, i due registi si sono messi al lavoro su Brad Pitt donandogli quello che forse è uno dei migliori personaggi di tutta la sua carriera. Chad è tonto, ingenuo e completamente fuori dal mondo, un imbecille totale insomma, di quelli da prendere a schiaffi in faccia. Messo insieme alla bravissima Frances McDormand però mette in piedi una delle coppie comiche più affiatate degli ultimi tempi. Su Clooney invece è ormai quasi stucchevole ripetersi, il buon George s’è divertito molto a girare questo film, e si vede, il suo Harry è il peggior fedifrago che si possa incontrare, ma risulta comunque dannatamente divertente con le sue nevrosi (favolose le battute sui vari tipi di parquet e quelle sul formaggio di capra) ed il suo modo di fare a metà fra l’arrogante e l’idiota. Anche gli altri interpreti non sono da meno. La Swinton, dopo aver lavorato con Clooney anche in Michael Clayton, è la perfetta incarnazione della donna in carriera, insensibile sia verso il marito che verso l’amante mentre Malkovich è talmente bravo a calarsi nel ruolo della spia alcolizzata da farci quasi tifare per lui per tutta la durata del film e, anche qui, rimarranno negli annali le sue sfuriate con chiunque gli capiti a tiro.

Burn After Reading Burn After Reading - A prova di spia è un film raffinato e molto intelligente che dimostra come ai Festival si possano presentare anche prodotti “leggeri” di qualità altissima. Forse risulta meno riuscito del lavoro precedente dei Coen per via di qualche ruggine di troppo nell’impianto narrativo, ma restiamo comunque di fronte ad una pellicola molto sopra la media, che apre con il botto la stagione invernale 2009. Burn After Reading è probabilmente la miglior commedia dell’anno e vedere Brad Pitt con un ciuffo da Rockabilly che si dimena sulle note della musica psichedelica degli anni ’60 vale da solo il prezzo del biglietto.

8

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