Recensione Breach - L'infiltrato

Spionaggio mentale

Recensione Breach - L'infiltrato
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Gioco di spie

Non è mai facile realizzare un film di spionaggio sul FBI senza risultare banali. Un'impresa che invece è riuscita al regista Billy Ray, aiutato in questo dalla realtà stessa. Infatti la pellicola è basata sulle vere vicende di Robert Hanssen, agente "talpa" dell'agenzia americana che per anni vendette informazioni ai russi. Per la sua seconda prova dietro la macchina da presa ha scelto di affidarsi non a grandi star, ma alla sostanza più che all'apparenza. E così troviamo Ryan Phillippe, pronto da anni a diventare una star senza mai trovare il trampolino giusto, pur barcamenandosi tra buone produzioni (Flags of our Fathers, Gosford Park), contrapposto a Chris Cooper, uno dei più grandi caratteristi del cinema americano (Il Patriota, Stella Solitaria), qui nella per lui insolita posizione di protagonista. Ma non può mancare la componente femminile, ed ecco la brava Laura Linney (Truman Show, Schegge di Paura) ad allietare anche il pubblico maschile. Basato sui resoconti del vero Eric O'Neill, che ha contribuito al soggetto della pellicola, Breach riesce ad avere una sceneggiatura forte e senza sbavature.

"Sali sulla barca, fai il tuo lavoro e torna a casa"

Eric O'Neill (Phillippe) sogna di diventare un agente del FBI. Perciò storce un po' il naso quando viene declassato da una missione di spionaggio antiterrorismo a una sorta di controllo sulla vita dell'agente Robert Hanssen (Cooper), sospettato di possedere materiale pedopornografico. Non troverà niente sul suo conto, anzi ne diverrà amico. Ma tutte le sue certezze crolleranno quando scoprirà il vero scopo della sua missione: incastrare Hanssen, da anni traditore che vendeva informazioni ai russi. Tra problemi familiari con la giovane moglie sempre più frequenti, a vere e proprie crisi di coscienza, il giovane cercherà di andare fino in fondo al suo compito. Non c'è l'effetto sorpresa, poichè l'inizio del film narra ciò che è accaduto all'epilogo degli avvenimenti, con la reale conferenza stampa dell' FBI, ma il regista ha saputo ovviare a questa mancanza, non da poco per un thriller di questo tipo, puntando su altri fattori di sicura presa.

Non importa il perchè

Perchè un agente che da 25 anni lavorava per l'FBI ha deciso da un giorno all'altro di tradire il suo paese? Il regista prova a dare una risposta, senza però arrivare a conclusioni assolutistiche. Di sicuro, secondo l'opinione di Billy Ray, non è stato per soldi. Si tratta di un uomo all'apparenza integerrimo, tutto casa e chiesa. Ma scavando nel torbido, si scopre che anche mr. perfezione ha degli scheletri nell'armadio. Il film si fa apprezzare perchè riesce a coinvolgere, creando personaggi veri, con sentimenti netti e chiari, con quelle ombre e quelle luci che, volenti o nolenti, sono in chiunque. Bisogna dire che senza una grandissima interpretazione degli attori non si sarebbe forse raggiunto lo scopo prefissato. Ryan Phillippe sopperisce al carisma con una sobrietà eccitante, capace di scoppiare nei momenti più difficili in una rabbia cruda e vera. Se solo avesse un po' più di cattiveria, potrebbe diventare una voce nuova e importante nella Hollywood odierna. Laura Linney, seppur qui in secondo piano, è una presenza importantissima: di strada ne ha fatta dai tempi di Congo, e ora a una bellezza del tutto particolare unisce anche una grande forza recitativa. Ma la vera sorpresa è sicuramente lui, Chris Coope: date una pietra in mano a un gregario, e questi la trasformerà in oro. Si potrebbe sintetizzare così la sua metamorfosi: da attore secondario, si ritaglia una prova straordinaria, quelle rughe e quegli occhi riescono a sintetizzare tutti i tormenti del traditore. Bisognerebbe dare più spazio a questi laboriosi mestieranti, perchè Cooper (comunque già vincitore di un Oscar per Il Ladro di Orchidee, ma sempre come attore non protagonista) potrebbe essere solo uno dei tanti caratteristi pronti ad esplodere se posti davanti all'occasione. Ma, oltre al cast, bisogna fare sicuramente i complimenti anche al regista. Non eccede mai, ogni singola cosa è al suo posto, e non si sente mai il bisogno di qualcosa in più o in meno. L'azione è ridotta ai minimi termini, ma questo non inficia la tensione: non per niente, nell'arte della spia, dell'infiltrazione, bastano anche solo pochi istanti per venire smascherati, e questo viene reso benissimo con scene al limite, dove il tempo diventa tiranno o amico. Curatissimo il lato psicologico dei personaggi, diventa quasi una parabola intimista su quello che è giusto da fare: servire il proprio paese o venire meno ai propri principi. Rinunciare alla serenità familiare per cosa? Per una decorazione in più sul petto... O per la fama, la gloria. A un certo punto sarà difficile decidere da che parte stare, tanti saranno i motivi che ispirano simpatia o antipatia per i due antagonisti, a seconda della vicenda. Il finale è un vero e proprio breakdown col passato, ottenuto nel più cinematografico, ma anche più emozionante, dei modi. Non importa il perchè, conta il risultato.

Breach - L'infiltrato Quando il nemico si nasconde dietro a una coltre dorata. Ma l'oro si può facilmente sporcare nel fango. Breach è la trasposizione di una discesa umana, di un uomo che ha tradito il suo paese. Una storia vera che risulta più appassionante di qualsiasi novel book. Una lotta di psiche tra due agenti, interpretati divinamente da Phillippe e Cooper. Un thriller di spionaggio con venature drammatiche di indubbio valore.

7.5

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