Brado Recensione: il buon western familiare di Kim Rossi Stuart

Il complesso rapporto tra padre e figlio corre in parallelo alla rivincita di un cavallo ingestibile, in una storia emotiva e a tratti spietata.

Brado Recensione: il buon western familiare di Kim Rossi Stuart
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Un appezzamento di terra italiano si trasferisce nelle grandi pianure degli Stati Uniti nell'ultimo film di Kim Rossi Stuart, portando sul grande schermo l'amore bulimico di una famiglia all'interno di un ranch allo sbando, perso nel grande vuoto di una natura che sembra imitare il selvaggio Far West di un'America scomparsa. Alla sua terza esperienza in veste di regista, dopo decenni di carriera trascorsi davanti alla telecamera, l'attore romano traduce in immagini una sceneggiatura scritta da lui e da Massimo Gaudioso - e tratta dal racconto La Lotta, scritto proprio da Rossi Stuart - raccontando un complesso rapporto padre-figlio calato all'interno di contesto animalesco e selvaggio, Brado esattamente come il nome del ranch e titolo dell'opera. Disponibile al cinema dal 20 ottobre (trovate qui tutti i film in sala di Ottobre 2022), il film con protagonista Saul Nanni si dimostra solido e ben studiato, con qualche piccolo inciampo sporadico ad attenuare appena un'esperienza relazionale infelice ma convincente.

Ritorno in natura

Dopo un'infanzia arida e priva di calore trascorsa in mezzo alla natura di un ranch, Tommaso (Saul Nanni) ha ridotto all'osso i rapporti con la sua famiglia disfunzionale e porta avanti la sua vita solitaria facendo il rope access technician, puntellando le tristi giornate attraverso i drammi di una relazione tossica con una ragazza instabile.

La madre ricerca la giovinezza perduta nell'amore libero, mentre il padre Renato (Kim Rossi Stuart) si è isolato nel suo pezzettino di terra per coltivare il proprio dolore e addestrare cavalli, continuando a cercare quell'unico fenomeno a quattro zampe che gli farà svoltare la vita. Questo schivo cowboy italiano ha tentato di domare un cavallo che i suoi colleghi definiscono impossibile, rimettendoci le ossa di un braccio dopo una rovinosa caduta dalla sella. Supplicato dalla sorella che teme per la vita di Renato, il giovane Tommaso ritorna al ranch Brado per aiutare il genitore nelle faccende quotidiane in attesa che si riprenda dalla frattura, ma la lontananza dal figlio non ha ammorbidito le maniere dell'uomo, il quale continua a dimostrarsi duro e senza pietà con le persone e con l'esistenza in generale. In un tentativo disperato e poco convinto di ricucire il rapporto familiare, Tommaso cerca di domare il cavallo aggressivo, scoprendo in lui un promettente campione nascosto sotto una facciata inquieta e recalcitrante.

Un amore difficile

È una storia molto severa quella imbastita da Rossi Stuart e Gaudioso, a tratti spietata nonostante i barlumi di affettuosità che brillano attraverso gli spiragli di un racconto selvaggio, il quale si sviluppa interamente attorno ai suoi protagonisti maschili lasciando ai comprimari il ruolo di ospiti occasionali, a volte benvoluti, altre indesiderati.

La freddezza e l'incomunicabilità sono le caratteristiche fondamentali di una famiglia disgregata dagli errori dei genitori, un mondo fatto di accuse e mancanze dal quale Tommaso fugge via senza voltarsi indietro, ma al quale è costretto a tornare per non dover fare i conti con la propria coscienza. La sentimentalità della pellicola viaggia tra salite e discese, nel mezzo di timidi tentativi di riconciliazione e rumorosi scoppi di rancore, e procede sulla strada parallela che porta al ristabilirsi del cavallo "impossibile", come impossibile appare spesso il Renato di Rossi Stuart. La credibilità narrativa risente di un rapporto forse troppo duro, poiché il padre di Tommaso è un uomo disilluso ancor più che machista, il quale ha tentato di educare il proprio figlio - e ancora tenta di farlo - con l'asprezza di un cowboy che odia la vita, sputando veleno su tutti senza nascondere nemmeno una sottile vena di sadismo nella sua anima.

Al netto di queste forti costrizioni caratteriali, il ritrovato legame (non sempre affettuoso) tra i due procede in maniera convinta seguendo le stesse difficoltà, ed anche le stesse gioie, di un'equitazione seria ma intrigante, che inserisce una sferzata di movimento all'interno di una trama sì turbolenta, però rinchiusa nell'incapacità di cambiare del suo protagonista adulto, destinata ad arenarsi proprio come l'esistenza del mandriano tricolore.

Le poche incertezze

Nel portare sullo schermo questo personaggio spietato, Rossi Stuart è inattaccabile sul piano fisico - in un gioco di sguardi e gesti sempre convincente - ma brancola un po' su quello vocale, mentre appare molto sentita l'interpretazione del giovane Saul Nanni (visto recentemente nel film Netflix che vi raccontavamo nella recensione di Love & Gelato), che soffre soltanto negli eccessi di isterismo al quale la sceneggiatura si piega in alcune occasioni, tra le grida disperate di litigi continui ed una difficile storia d'amore che cerca di ricollegarsi a quella vissuta dal padre, ma che in realtà non aggiunge nulla sul piano narrativo per la superficialità con la quale vengono raccontati i protagonisti femminili.

È nel coraggio però che difetta con più dolore la pellicola dell'attore romano, perché l'inserimento di una verve comica semplicistica non si sposa affatto bene con la crudezza della trama, e sembra inserita forzatamente soltanto per timore di eccedere sul piano drammatico. Sul versante tecnico, la regia di Rossi Stuart si fa semplice e minimalista per lasciare ai suoi personaggi (tra i quali figura ovviamente anche lui) l'onere del racconto, mentre è da segnalare la presenza più che eccessiva dei riflessi di luce nell'obbiettivo, presenti in quasi tutte le scene della prima parte del film.

Brado È una storia sospesa tra il Far West e l'Italia quella che Rossi Stuart cuce intorno ad un rapporto complicatissimo tra un padre e suo figlio, protagonisti di una relazione dolorosa, a tratti cinica e spietata, che si muove parallelamente al galoppare di un cavallo all'apparenza ingestibile, ma che nasconde le potenzialità di un campione. La trama di Brado è concentrata per intero nei suoi due personaggi principali, interpretati con inciampi minimi da Saul Nanni e dallo stesso regista, e risulta convincente nella sua durezza nonostante l'inserimento di una poco riuscita linea comica, la quale dimostra il timore di eccedere sul piano drammatico. Il tema dell'equitazione viene raccontato con serietà ma in maniera divertita ed entusiasmante, inserendo l'indispensabile movimento obbligato ad opporsi al destino già scritto di un amore impossibile.

6.5

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