Boss Level, la recensione del film con Mel Gibson su Prime Video

Boss Level è il nuovo film di Joe Carnahan, arrivato su Amazon Prime Video con un anno di ritardo rispetto alla data prevista in Italia.

Boss Level, la recensione del film con Mel Gibson su Prime Video
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Se dovessimo individuare un macrotema che sta condizionando le produzioni audiovisive nell'ultimo periodo non potremmo non pensare alla ciclicità della vita, alla caducità del tempo a nostra disposizione e allo strano giogo nel quale la morte, e la vita stessa, può avvolgerci. Se infatti i videogiochi ci hanno condizionato con le numerose dietrologie e analisi della storia raccontataci per Returnal, titolo sviluppato da Housemarque in esclusiva per PlayStation 5, il cinema già a suo tempo aveva provato a ispirarci nell'inganno alla morte.

Edge of Tomorrow nel 2014 aveva spinto Tom Cruise ed Emily Blunt a provare a sventare una guerra fantascientifica permettendo al primo di rivivere innumerevoli volte un giorno nel quale solo il decesso poteva permettergli di riavviarsi.
Stessa sorte è toccata adesso a Roy Pulver, personaggio interpretato da Frank Grillo in Boss Level, destinato a ripetere lo stesso giorno infinite volte, fino a una soluzione finale: perché è dal passato che possiamo imparare a migliorarci.

Errori dal passato

Utilizziamo il passato per costruire, sulle sue fondamenta, il grattacielo vetrato che abbiamo deciso di chiamare futuro, quello che non ci appartiene e che non ci apparterrà mai, per definizione. Nel caso in cui quel domani non dovesse mai arrivare, il passato potrebbe aiutarci solo a migliorare il presente, l'oggi.

La filosofia si è interrogata a più riprese su come dovesse essere gestito l'incedere cadenzato del trascorrere del tempo, quell'unità di misura infinita che non si fa governare e che siamo stati costretti a scandire con accessori e convenzioni, dalle ore ai giorni stessi. Roy Pulver ha avuto la fortuna di poter trovare un elemento unico e - non per lui - irripetibile a vestire i panni del rintocco: la morte.
Roy è un veterano, un ex soldato delle forze speciali, che ogni mattina si sveglia con un sicario, il signor Buongiorno, che prova a ucciderlo: se inizialmente il suo sconfiggerlo utilizzando il caffè bollente può sembrare una flebile metafora nei confronti di chi deve affrontare il nuovo giorno e lo fa controvoglia, scopriamo presto che Roy non è altri che una vittima di un loop temporale, che lo porta a rivivere lo stesso giorno ogni volta che muore, circondato da sicari che lo inseguono e lo vogliono terminare.

Boss Level assume sin da subito la piega narrativa che strizza l'occhio al videogioco: sin dai titoli di testa lo stile 8bit ci rievoca alla mente i tempi d'oro del medium, come d'altronde anche il film decide di definirli, ossia gli anni '80. Le meccaniche, però, sono molto più moderne, perché strizzando l'occhio a quel Returnal che pochi mesi fa è stato al centro delle nostre dissertazioni videoludiche.
Boss Level insegna a Roy che ogni errore dev'essere usato per migliorarsi il giorno dopo: ogni fallimento va memorizzato e compreso, come se lui fosse il giocatore della sua stessa avventura.

Si inizia dal tentativo 139 e si viaggia un po' a ritroso, per scoprire cosa è successo prima, ma proseguendo verso l'obiettivo finale: la risoluzione del mistero che gli è stato affidato dalla sua ex compagna, Jemma (Naomi Watts), che pare ricondurre tutto al colonnello Clive Ventor (Mel Gibson), l'occhio del Grande Fratello che osserva Roy e che punta a ucciderlo.

Morire è divertente, se ci prendi gusto

Se Edge of Tomorrow, che abbiamo identificato come la più vicina iterazione del loop temporale a disposizione del cinema contemporaneo, si prendeva molto sul serio, salvo qualche battuta di Tom Cruise che puntava a stemperare gli animi, Boss Level si candida a essere un perfetto connubio tra un action e una commedia, che non disdegna i tempi caldi della famiglia, dell'importanza dei valori sentimentali, ma concede a Frank Grillo sguardi ammiccanti e anche battute al vetriolo, verso sé stesso, i suoi errori e anche chi gli sta intorno.

Il fallimento è diventato, quando lo conosciamo, già una parte di sé, il che gli permette di prendersi poco sul serio, di anticipare le battute di chi gli sta intorno, di vivere quel loop come se fosse un copione già ben scandito nella sua testa: fino a quando non deciderà di prendere la situazione in mano e trovare il modo per scardinare il ciclo continuo all'interno del quale lo ha collocato Jemma.
L'alternarsi, soprattutto nella prima metà del film, tra l'azione molto seriosa e l'intenzione di spogliarsi di quella vena spesso boriosa, permette a Boss Level di diventare un film molto leggero, godibile, che perde l'aggancio con lo spettatore soltanto a metà del proprio percorso, per fortuna per pochi minuti.
Nel suo andare a citare personaggi appartenuti a periodi storici cupi, ma anche nell'esasperare un collegamento religioso e simbolico con Osiride e Iside, prova ad aggrapparsi a una tettoia sulla quale non potrà mai salire.
E quindi nella sceneggiatura di Joe Carnahan, scritta insieme a Chris Borey ed Eddie Borey, si accusa il ricercare una metafora che non appartiene all'anima del film stesso, intenzionato a raccontare una storia d'azione che ha nel suo pretesto l'elemento più irrilevante e meno importante.

D'altronde il motivo per il quale Roy finisce in questo loop temporale è affidato a una ricerca della quale non sappiamo niente, vediamo solo delle luci catarifrangenti e un portale in stile Stargate, dove viene inserita una provetta alla quale bastano solo una ciocca di capelli e un po' di DNA del protagonista per dargli il potere necessario a rivivere lo stesso giorno per quasi 300 volte.
La metafora ricercata finisce per essere evitabile, tanto da arrivare a fine film con un'esperienza godibile, piacevole, ma che non lascia spazio né a dietrologie sull'accaduto, né a un finale chiaro: privato della conclusione, in ogni caso, Boss Level ci trasmette quella soddisfazione che è propria di un viaggio completo, del quale non ci interessa la destinazione.

La forza del film di Carnahan risiede, comunque, nel cast che ha a disposizione.
Frank Grillo, che appena due anni fa aveva co-prodotto insieme al regista Point Blank, del quale era anche protagonista, ha il volto adatto a farsi prendere a pugni e restare in piedi, senza mai arrendersi.
Lo spazio lasciato a disposizione a Naomi Watts resta poco, ma le permette in ogni caso di far notare l'importanza che la donna ha per il protagonista, non tanto per noi ai fini della storia.
Le occasioni per emergere non sono tantissime, lo stesso Mel Gibson avrebbe potuto ambire a qualcosa di più di una dissertazione citazionista nei confronti di Adolf Hitler, ma finiamo ben presto a comprendere che non è nei comprimari che è stata riposta la maggior attenzione. Bensì nella meccanica alla base della vicenda stessa.

Quello che non ti uccide Boss Level è un film d'azione con una struttura a videogioco che ci fa ricordare quanto Edge of Tomorrow ci abbia intrattenuto, di come Returnal ci abbia conturbato e disturbato nemmeno pochi mesi fa. Con un ritmo alto, che rallenta soltanto nel suo voler ritrovare una metafora che non serve, si lascia accompagnare da una scrittura molto semplice, lineare, che non richiede sforzi per comprendere la linea narrativa, supportata da una voce fuori campo di Frank Grillo sempre pronta a rimetterci in carreggiata, soprattutto nei punti in cui l'intrigo potrebbe sfuggirci dalle mani.

6.5

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