Recensione Boris Il Film

Renè Ferretti passa al grande schermo. Boris ha parlato.

Recensione Boris Il Film
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La tragicomica situazione in cui versa l'intero sistema audiovisivo italiano è una realtà tristemente ben nota ormai alla stragrande maggioranza degli spettatori. Per quanto il cinepanettone attiri ancora centinaia di migliaia di persone nelle sale cinematografiche, gli stessi fruitori sembrano perfettamente coscienti della condizione di stasi da cui l'industria non riesce/intende uscire. Tuttavia pare che, infelicemente, accettino quello che il mercato offre loro senza porsi troppi problemi.
Il circuito televisivo è ancora più impantanato in questo meccanismo ed i suoi format sembrano essere la palese dimostrazione di ciò. La quasi totalità degli addetti ai lavori può confermare una pietosa gestione dell'intero impianto produttivo, fatto di lascive raccomandazioni e opportunità negate ai giovani talenti. Nulla di cui stupirsi, la superficialità degli utlilizzatori riflette quella dei produttori e la gestione del loro lavoro e chi, meglio degli stessi operai del cinema sa essere in grado di demolire, ironizzare e demonizzare questo misero e brillantinato universo?
L'arrivo del serial tv Boris è stato una vera e propria ventata di freschezza: paradossalmente quel sistema fallato si è rivelato l'arma vincente per uno dei serial più belli prodotti dall'industria televisiva italiana negli ultimi decenni. Renè Ferretti, Biascica, Stanis, Lorenzo e gli altri sono entrati nell'immaginario degli appassionati come pochi altri protagonisti del piccolo schermo.
Oggi, dopo tre serie di enorme successo, il nostro adorato antitaliano Renè Ferretti è finalmente pronto al grande passo: girare un film per il cinema. Le debolezze del sistema restano le stesse, idem per la troupe e le risate non saranno da meno.

Pesco rossi

Trattandosi di cinema, la questione stavolta assume un peso un pelo diverso: la critica si fa più serrata, le intenzioni più pretenziose, eppure la sostanza non cambia: Renè parla al suo pesce Boris, i suoi collaboratori si tengono strette le proprie misere abitudini. Il nostro regista preferito si trova ad affrontare, stavolta, le piccolezze della grande industria cinematografica, la stessa che un tempo ha sfornato grandi personaggi dell'arte e dello spettacolo, forgiando leggende su leggende per poi perdersi in un bicchiere d'acqua nel suo adeguarsi alle esigenze sempre più basse del pubblico. Non mancano le grandi citazioni (costante alle delle tre stagioni tv) agli autori più importanti della settima arte (come dimenticare le demenziali considerazioni di Stanis su Kubrick?) e uno sbeffeggiar continuo delle discutibili maniere degli addetti ai lavori. Chiunque abbia vissuto una pur breve esperienza su un set, televisivo o cinematografico, potrà confermare l'effettiva tragica veridicità degli sketch: chiaramente enfatizzati - comunque meno di quanto si voglia sperare - danno il giusto tono alla squallida realtà in cui regia ed altri comparti artistici si uniformano più al concetto di mestieranti più che di appassionati professionisti. L'eterno stagista Alessandro rimane una costante e anche nella pellicola sa farsi valere come "buono a nulla illuso sognatore". In effetti, dalla serie al film, Boris racconta proprio la mancanza e la perdita di passione che infesta chi si avvicina a questo mondo: dapprima carico di aspettative, in breve tempo disilluso del mestiere, più attento alla busta paga e al fondoschiena della truccatrice piuttosto che del prodotto finale. Ed è proprio Renè Ferretti l'emblema della rassegnazione, l'insostenibile lotta contro un ambiente così saturo da apparire incapace di liberarsi dalla fanghiglia.
Resta il fatto che, nonostante le ottime intenzioni e le gag brillanti, Boris il film manca di quel mordente che aveva fatto della serie un format vincente: in alcuni punti si ha quasi l'impressione che si ingarbugli su se stesso perdendo un pizzico della coscienziosa malizia che l'aveva reso così apprezzato. Il finale, in modo particolare, suona un po' troppo strigliato per apparire davvero "al naturale" come potrebbe dire qualcuno a caso nel vecchio "gli occhi dell'amore".
Da una parte c'è il forte desiderio di dar forma a qualcosa, dall'altra la paura di contribuire alla distruzione. Resta comunque un film divertentissimo, piuttosto riflessivo e di gran lunga migliore di tanta della pellicola italiana che Boris intende eliminare. Consigliato, più che consigliato.

Boris Il Film Boris è la diretta evoluzione del suo serial televisivo. In leggero sottotono rispetto al precedente formato, si mantiene comunque su livelli decisamente più alti di quell'industria che, molto intelligentemente, critica.

7

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