Recensione Bone Tomahawk

Uno sceriffo si mette in viaggio per salvare dei concittadini rapiti da indiani cannibali in Bone Tomahawk, particolare ma riuscito mix di generi.

Recensione Bone Tomahawk
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1890, Bright Hope. Nella piccola cittadina di frontiera la legge è mantenuta dallo sceriffo Hunt e dai suoi uomini: una sera il tutore dell'ordine arresta un vagabondo giunto da poco nei pressi e sospettato di aver compiuto diversi illeciti. Il criminale, ferito ad una gamba, viene curato dall'infermiera Samantha ma, trascorsa la notte, il giorno dopo non vi è più traccia sia della donna che del criminale e del vice-sceriffo atto alla sua custodia. Una freccia di chiara fattura indiana viene trovata all'interno della cella, e la guida nativa residente in città sostiene che questa appartenga ad un'antica popolazione di nativi cannibali. Hunt si mette così in viaggio alla ricerca dei rapiti in compagnia del suo anziano amico e collega Chicory, del gentleman e latin-lover Broody e di Arthur, il marito di Samantha da poco reduce da un intervento alla gamba rotta.

Non aprite quel canyon

Si può dire che Kurt Russell negli ultimi anni stia vivendo una vera e propria seconda giovinezza artistica, con partecipazioni a franchise di culto (Fast & Furious 7 e 8, il prossimo Guardiani della Galassia) e ad opere di grandi registi come nel caso di The Hateful Eight (2015) di Quentin Tarantino. Solo poche settimane prima dell'uscita nelle sale del già iconico suddetto western ha visto la luce un altro titolo ambientato nella frontiera americana, questa volta orientato però su tematiche più dark e violente che strizzano l'occhio all'horror. E' assai raro che le contaminazioni di qualsiasi tipo si adattino bene al genere ma in quest'occasione il mix è riuscito per via di una narrazione che cerca comunque la verosimiglianza anche nei passaggi più estremi, regalando uno sguardo peculiare e atipico capace di rinverdire con efficacia il filone. Due ore di visione che, per almeno i primi novanta minuti, seguono linee abbastanza canoniche accompagnandoci nel viaggio di questi coraggiosi esploratori di un noto-ignoto, tra canyon e vallate dove il pericolo potrebbe nascondersi in ogni dove; è l'ultima mezzora a rovesciare parzialmente le carte in tavola, con una manciata di sequenze che colpiscono duro e una scena di brutale esecuzione capace di mettere a dura prova anche gli stomaci più forti. Bone Tomahawk si prende i suoi tempi, sfruttando al meglio il fascino paesaggistico e le dinamiche tra il gruppo di personaggi protagonisti, ognuno caratterizzato con cura e ricco di personalità, per poi sparare in faccia al pubblico quando meno se l'aspetta un ruggito gore - torture porn che, seppur breve, lascia il segno. Il cineasta esordiente S. Craig Zahler, anche autore della sceneggiatura, si dimostra attento nel gestire il progressivo crescendo di tensione, speziando la narrazione con elementi secondari che si rivelano fondamentali (in primis la presenza del marito gravemente debilitato ad una gamba) nell'infondere la giusta carica di enfasi drammatica al racconto, cogliendo al meglio le sfumature attoriali offerte da un cast che, oltre al già citato Russell, vanta nei ruoli principali nomi di rilievo quali Richard Jenkins, Patrick Wilson e Matthew Fox.

Bone Tomahawk Un baffuto Kurt Russell guida un cast in forma smagliante in questo western dalle influenze filo-orrorifiche che si rivela una assai gradevole sorpresa. Se la prima parte farà la gioia degli appassionati del cinema di frontiera, con un'ottima gestione delle dinamiche interpersonali e una notevole attenzione visiva e fotografica alle splendide ambientazioni desertiche, l'ultima mezzora regala un'inaspettata e brutale escalation di violenza che flirta quasi col torture-porn, con tanto di sequenza clou che disturba forse anche più del dovuto. Bone Tomahawk è un ibrido riuscito, certo non per tutti i palati e potenzialmente in grado di deludere i due rispettivi e potenziali tipi di pubblico, ma osservato nella sua complessità e senza pregiudizi di genere si può definire una scommessa ampiamente vinta.

7

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