Recensione Bloodline

Zombi e fantasmi tricolori!

Recensione Bloodline
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" Entrare in un progetto che non ti appartiene è sempre difficile: è come mettere dei vestiti di taglia diversa, con colori non tuoi... ma il gusto bello è quando poi tali vestiti, modificandoli, mescolandoli, tagliandoli, diventano un tuo stile. Con Bloodline è stato uguale, giacché quando venni chiamato (come sempre per le strane coincidenze di incontri che capitano inaspettatamente), il pacchetto attori-storia era già quasi chiuso: il vantaggio è stato che la base sulla quale ho lavorato di sartoria, aveva già dei divertentissimi elementi narrativi con i quali giocare. Parlo di "giocare" perché con un horror, quando si hanno budget limitati, o si punta a un plot semplice, o altrimenti si mescola veloce la panna fino a farla montare impazzita: ecco, il secondo è il nostro caso".
Con queste parole, il ferrarese classe 1971 Edo Tagliavini racconta il modo improvviso in cui è entrato a far parte di Bloodline, progetto iniziato come Bloodlines dai due giovani produttori Mario Calamita e Virgilio Olivari e trasformatosi nel suo primo lungometraggio, realizzato a basso budget in quattro settimane con un preciso intento: riportare nelle sale cinematografiche l'horror italiano, scomparso dalla fine degli anni Ottanta.

Dead set

Una vicenda che parte dai giovani Marco e Sandra, i quali, rispettivamente con le fattezze di Marco Benevento e Francesca Faiella, come sorta di ricatto per non essere licenziati si trovano costretti ad accettare di realizzare il backstage di un film pornografico la cui location è proprio quella dove, quindici anni prima, la sorella della ragazza venne uccisa da un serial killer chiamato il "Chirurgo".
Quindi, con il corpulento omicida che, pronto a tornare in azione, non può fare a meno di richiamare alla memoria i tanti derivati del Jason Voorhees della saga Venerdì 13, l'esordio di Tagliavini tira immediatamente in ballo le regole tipiche dello slasher, le quali vogliono un manipolo di persone destinate a trasformarsi in potenziali vittime all'interno di uno spazio più o meno chiuso, soprattutto se dedite ad attività peccaminose.
Però, anziché sfruttare banalmente la tanto prevedibile quanto liberatoria struttura spesso alla base del sottogenere appena accennato, lo script - a firma dello stesso regista e dei produttori insieme a Emiliano Coltorti, Taiyo Yamanuchi e l'Antonio Tentori che collaborò addirittura con Lucio Fulci e Joe D'Amato - provvede ben presto a depistare lo spettatore, coinvolgendo perfino fantasmagoriche apparizioni e facendo risorgere come sanguinari zombi tutti coloro che vengono uccisi dall'assassino.
E, mentre troviamo in scena anche l'ex pornostar Francesco Malcom (non nuovo al genere, considerando che ha preso parte anche a Morituris di Raffaele Picchio ed Eaters di Marco Ristori e Luca Boni), risiede proprio in questo aspetto il maggiore punto di forza dell'operazione, che, impreziosita dalle musiche di Claudio Simonetti e dagli effetti speciali di trucco di Sergio Stivaletti, storici collaboratori di Dario Argento, migliora strada facendo, soprattutto quando cominciano a calare le tenebre (nota di merito anche alla fotografia di Marina Kissopoulos).
Infatti, se in un primissimo momento, complice una non sempre convincente recitazione, si respira un'aria che sfiora l'amatorialità, è in particolar modo la seconda parte dei circa 94 minuti di visione a convincere. Non privi di difetti, ma che non rappresentano neppure uno dei peggiori esempi di horror low budget tricolore d'inizio XXI secolo.

Bloodline Un omicida alla Venerdì 13, morti viventi, fantasmi e perfino l’ex divo dell’hard Francesco Malcom, tutti insieme nel primo lungometraggio firmato dallo specialista in short Edo Tagliavini, intento ad infondere nuova linfa allo stantio panorama horror tricolore d’inizio terzo millennio. Il risultato è un prodotto che, pur risentendo con ogni probabilità dei tipici limiti del basso budget, miscela a dovere le diverse tipologie di cinema della paura tirate in ballo; rivelandosi un apprezzabile tentativo di rinascita del filone e capace d’intrattenere sufficientemente lo spettatore, senza annoiarlo.

6

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