Un protagonista esuberante in cerca del riscatto e che - nonostante le avversità - non si arrende mai. Quante volte l'abbiamo sentita questa favoletta?Un'infinità: ma è l'american dream, bellezza!. Uno dei topos narrativi più frequenti nel cinema d'oltreoceano a cui non sfugge nemmeno Bleed - Più forte del destino, che anzi abbraccia i luoghi comuni del cinema a stelle e strisce senza vergogna. Perché la pellicola di Ben Younger racconta una straordinaria impresa sportiva. È quella di Vincenzo Pazienza, pugile italoamericano che negli anni '90 vince il titolo mondiale, guidato dal coach leggendario Kevin Rooney. Seguono la gloria, le belle ragazze, i primi soldi e l'illusione di un futuro radioso, lontano anni luce da quello proletario dei genitori. E invece, sul più bello, la vita riserva a Vinnie Paz - lo interpreta il Miles Teller di Whiplash - un "pugno di lato" (ben più beffardo di quelli ideati da Maccio Capatonda), dal quale sarà difficile rialzarsi.

Million Dollar Vinny
Dopo un inizio col botto, la narrazione di Bleed - Più forte del destino si riavvia. Vinny ha un grave incidente d'auto, nel quale si rompe l'osso del collo. I medici gli assicurano una vita normale, ma alla larga dal ring. Niente più match, niente più sport, addio titoli. Soltanto un grosso collare meccanico, inchiodato al cranio per giuntare le fratture ossee. Lui non ne vuole sapere e in segreto comincia la lunga riabilitazione, nello scantinato di casa. Con un unico obiettivo: tornare a lottare tra i grandi. Riuscirà nella sua folle impresa? La risposta è facilmente intuibile, eppure si resta col fiato sospeso, per tutta la seconda parte del film, fino al glorioso finale.
Toro incatenato

Prodotto da Martin Scorsese, Bleed - Più forte del destino ricorda da vicino il cinema del maestro italoamericano. C'è la violenza, il riscatto e quel sottosuolo di goodfellas che popola i sobborghi poveri americani. C'è la stessa regia nervosa, la colonna sonora blues e i battibecchi familiari. Il tutto girato con mestiere e disinvoltura, per una regia funzionale al soggetto centrale. Non certo un capolavoro, ma il risultato è comunque gradevole. Eppure si poteva fare di meglio. Perché la pellicola che annover anel cast l'ottimo mentore Aaron Eckhart sarà anche ben confezionata, ma si presenta come l'ennesimo film di stampo scorsesiano. Brutto aggettivo, vero, ma inevitabile per descrivere quel nutrito insieme di pellicole girate alla maniera di Mean Streets. Una tendenza fuori controllo, che pare aver tediato persino il diretto interessato; il quale - guarda caso - se n'è appena uscito con un'opera - Silence - lontana anni luce da quell'estetica. Come arginare "l'invasione dei cloni"? Il vecchio Martin avrebbe potuto (dovuto?) passare alle mani (Paz docet), e invece da buon cristiano ha mostrato l'altra guancia. Ecco perché Bleed - Più forte del destino è l'ennesimo film (o serie) "produced by Martin Scorsese", dopo Vinyl, The Wannabe, Free Fire e Boardwalk Empire. Prendere o lasciare, ma l'originale è tutt'altra cosa. Cosa resta di autentico, nei 120 minuti di Bleed? Godiamoci le ottime interpretazioni di Miles Teller e Aaron Eckhart e lo spezzone omaggio al vero Vincent Pazienza, dopo i titoli di coda. Almeno quello, non è girato alla maniera di.