Recensione Blackthorn

Il mito di Butch Cassidy rivive ancora una volta

Recensione Blackthorn
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Butch Cassidy (Sam Shepard) è sopravvissuto allo scontro con l'esercito boliviano, e trascorre la sua vecchiaia tra le campagne della Bolivia con il nome di James Blackthorn. Con gli averi guadagnati durante le scorribande di gioventù (nei flashback interpretato da Nikolaj Coster-Waldau), si è ritirato a una tranquilla vita da possidente. Ma prima di morire il suo sogno è quello di incontrare suo figlio, mai conosciuto, che vive in America. Decide così di prepararsi ad un lungo viaggio, ma sulla strada incappa in un giovane ingegnere spagnolo, Eduardo Apodaca (Eduardo Noriega), e durante un "diverbio" con quest'ultimo vede il suo cavallo fuggire nel deserto con i risparmi di una vita. Eduardo gli propone perciò di rapinare una ricca miniera appartenente a uno spietato proprietario terriero. Butch dovrà ora fare i conti con sé stesso e prepararsi al suo ultimo colpo.

Western mon amour

Lo si da sempre per moribondo, prossimo ad un'ingloriosa fine. E invece, nonostante una quantità non certo invidiabile di titoli all'anno, riesce ancora a mantenere una vitalità sorprendente. Stiamo parlando del western, genere tra i generi, immortale a dispetto di una risposta del botteghino non sempre eccelsa. Ed è un gran peccato, vista la qualità medio-alta dei film usciti negli ultimi anni: da L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford ad Appaloosa, fino ai remake di Quel treno per Yuma ed Il grinta, l'appassionato della frontiera americana che fu ha poco di cui lamentarsi. Blackthorn, co-produzione tra Spagna, Bolivia, USA e Francia, diretto da Mateo Gil (conosciuto più che altro come sceneggiatore: su tutti Apri gli occhi e Agora) prova a seguire la scia degli eccelsi predecessori, con una storia originale che riprende un personaggio storico del vecchio west.

Echi di una leggenda

Parte infatti da un'ipotesi suggestiva, avallata da recenti ricerche, la storia di Blackthorn. Il leggendario Butch Cassidy non sarebbe infatti morto durante lo scontro a fuoco con l'esercito boliviano (narrato epicamente nel capolavoro Butch Cassidy and the Sundance Kid di George Roy Hill), ma sopravvissuto avrebbe trascorso la sua vita in una serena tranquillità. Mateo Gil ha studiato bene i maestri del genere, e riesce infondere in questo western dal sapore doppiamente crepuscolare (un uomo al tramonto della sua esistenza, così come un'era prossima alla modernità) una carica ruggente memore dei capisaldi, trascinando lo spettatore per cento minuti di western sempre in bilico tra il classico e il moderno, e dannatamente avvincente. Merito in buona parte di uno strepitoso Sam Shepard (I giorni del cielo, Non bussare alla mia porta, solo per citare due titoli di una lunga e fortunata carriera), che vicino alla settantina incarna alla perfezione il burbero pistolero, dalla voce roca e dai modi spicci, ma che nonostante la "professione" di ex-fuorilegge, è ancorato a dei valori intoccabili. Riusciti anche i flashback, mai troppo invadenti, ma comunque in grado di alimentare di ancor più sfaccettature la figura dell'uomo, prima del mito. Anche in questo caso doveroso citare l'ottima prova di Nikolaj Coster-Waldau (il Jamie Lannister di Game of Thrones) nei panni del giovane Butch, sfacciato e irriverente quanto dolce e premuroso. La narrazione si evolve progressivamente, prendendosi i suoi tempi ma riuscendo sempre a coniugare nel migliore dei modi la componente d'avventura con il dramma introspettivo, sfociando in un colpo di scena finale spiazzante che aumenta ancor di più l'aura malinconica della storia. Nota di merito infine per la "colonna sonora", caratterizzata da canzoni tipiche di quegli anni e interpretate con strepitosa convinzione dallo stesso Shepard.

Blackthorn Butch Cassidy torna al cinema in ottima forma: doppiamente interpretato da uno strepitoso Sam Shepard e da un bravo Nikolaj Coster-Waldau, l'eroe di tanti film è ormai qui un vecchio al tramonto, ma ancora pronto a buttarsi nella mischia. Una storia originale e ricca di sorprese, e una caratterizzazione complessa del personaggio, grazie anche ai brevi flashback, confezionano un western in grado di appassionare tutti coloro che, ai tempi di robottoni giganti e alieni tridimensionali, trovano ancora irresistibile il fascino del vecchio west.

7.5

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