Black 47, le recensione del film con Hugo Weaving

La vendetta è il motore principale di questo prodotto di genere ambientato durante un periodo nero della Storia irlandese.

Black 47, le recensione del film con Hugo Weaving
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Irlanda, 1847. Martin Feeney (James Frecheville), soldato che ha combattuto per gli inglesi in Afghanistan, torna a casa come disertore per stare con la famiglia. Lo attende uno scenario desolante: il paese è affetto da una grave carestia che ha ucciso più di un milione di persone, le autorità britanniche non hanno la minima intenzione di aiutare, e i parenti del giovane, che sperava di emigrare in America, sono o morti o in serie difficoltà. Infuriato, Feeney decide di ribellarsi e inizia a seminare morte nella zona. Per fermarlo viene ingaggiato un suo ex-collega, l'inglese Hannah (Hugo Weaving), anch'egli disilluso dalle esperienze militari all'estero e ormai dedito più al bere che al dovere verso la patria. Inizia così una lunga, violenta caccia all'uomo, dove la questione della lealtà e del patriottismo avrà una posizione centrale...

Vendetta, sporca vendetta

Presentato fuori concorso alla Berlinale, Black 47 si presenta come un ibrido tra impegno socio-politico e intrattenimento di genere, un revenge movie dove una storia alla Michael Collins incontra le convenzioni di un prodotto come Rambo, senza raggiungere il livello dei due film citati. Il regista Lance Daly mette in scena un'Irlanda fangosa e ridotta in condizioni pietose, senza troppe ambiguità su dove si debbano situare le simpatie dello spettatore (il personaggio britannico più importante, interpretato da Jim Broadbent, è un concentrato di razzismo allo stato puro). Un capitolo tragico del rapporto delicato tra due nazioni è trasformato in un canovaccio dove inserire schizzi di sangue e pistolotti banali che avrebbero il giusto spazio più in un modesto palinsesto catodico che in una sala cinematografica (non a caso i titoli di testa precisano che una delle società di produzione, la Irish Broadcasting Authority, ha finanziato il film con il canone televisivo).

Australiani in Irlanda

Tematicamente raffazzonato e cineticamente confuso, con una prima parte faticosa che poi cede il posto a un susseguirsi frenetico di uccisioni, il film è anche innocuo sul piano simbolico, optando per la scelta politicamente corretta di far interpretare i due protagonisti, uno inglese e l'altro irlandese, ad attori australiani: il veterano Hugo Weaving, qui nei panni di un antieroe anziché quelli più prevedibili del villain, e l'astro nascente James Frecheville, lanciato otto anni or sono da Animal Kingdom. Due grandi talenti che in questa sede però sono sfruttati in nome del minimo indispensabile, prestando un minimo di dignità a un'operazione schizofrenica, troppo banale per essere importante e troppo serioso per funzionare come puro entertainment senza particolari pretese autoriali.

Black 47 Lance Daly firma una storia di vendetta dove l'impegno politico vorrebbe ibridarsi con le convenzioni del cinema d'azione all'insegna dell'intrattenimento intelligente, ma nessuna delle due componenti è sfruttata al meglio. I paesaggi fangosi dell'Irlanda d'altri tempi diventano un teatro anonimo per sparute sequenze di battaglia, in mezzo alle quali Hugo Weaving e James Frecheville cercano di dare al tutto un'anima drammatica consistente.

5

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