Bird Box: Barcellona recensione: un sequel deludente

Bird Box Barcelona tenta in tutti i modi di ampliare le riflessioni del film uscito in precedenza, senza però spingersi mai troppo oltre.

Bird Box: Barcellona recensione: un sequel deludente
Articolo a cura di

Dopo l'ottima accoglienza, in termini di numeri e pubblico, del primo film, Bird Box Barcelona tenta di ampliare la portata della storia che tutti conosciamo, proponendo un contesto nuovo fatto di volti, misteri e una particolarissima chiave di lettura della situazione. Il dolore lancinante e profondo visto in precedenza, quindi, ritorna a tormentare i nuovi protagonisti in scena, proiettandoli in vicende dal sapore sia familiare che inedito, con l'unico obiettivo di plasmare un racconto che ha sicuramente un certo fascino, in vicende non troppo originali, ma comunque piuttosto ispirate, specialmente dal punto di vista concettuale.

David e Alex Pastor, i registi alla guida del nuovo progetto per il piccolo schermo (disponibile su Netflix dal 14 luglio 2023), preferiscono affinare ed approfondire le dinamiche intime in gioco, in un contesto fumoso fatto di crudeltà, violenza e dolore, per poi porre le basi di un percorso che si muove verso alcune direzioni precise, complice uno studio psicologico attento alle specifiche esperienze in gioco, e alla delicatezza della mente umana se esposta a certi stimoli.

Un film già

Alla base di Bird Box Barcelona, esattamente come nel film precedente, c'è un viaggio nei meandri di un contesto rotto fino al midollo, in cui alcuni esseri umani, scampati al contatto diretto con le cosiddette "creature", cercano una via per la propria salvezza.

La città di Barcellona è completamente caduta, e ci viene presentata sulle macerie di una bellezza ormai lontana anni luce, sostituita da un quadro estetico dalle caratteristiche post-apocalittiche e fatiscenti, in cui lo sguardo e la vista sono i mali principali di un'esistenza che vuole restare ancorata alla vita stessa. Fra le strade di un mondo in disuso si aggirano i personaggi principali, ognuno con un bagaglio emotivo e psicologico particolare e unico, e una marea di tormenti che vanno oltre le mostruosità invisibili ad attenderli alla luce del sole. Ad accompagnarci nel vivo dell'azione è Sebastian (Mario Casas), un uomo che si muove silente per la propria strada, mosso solamente dal profondo legame con la figlia piccola Anna (Alejandra Howard), la sua unica, vera e perpetua ragione di vita nell'inferno in cui si aggira di giorno in giorno. Nel caos dimenticato da Dio, quindi, l'uomo, di cui non conosciamo assolutamente nulla, s'imbatte in altri gruppi di sopravvissuti, finché non apprende dell'esistenza di una sorta di rifugio da qualche parte, un posto in cui pare che l'umanità stia riorganizzandosi per rispondere alla minaccia invisibile e continua delle creature.

Queste prendono il controllo di chiunque le guardi, inducendo le vittime a un immediato suicidio, e a quella stessa e immotivata follia che ha spinto gran parte dell'umanità all'enorme violenza distruttrice causa della distruzione attuale della città. Da ciò, quindi, si origina un viaggio che ibrida al suo interno il dolore personale, la lettura psicologica di una realtà difficile, e una serie di sviluppi del tutto inediti che sanno come complicare un obiettivo che non sembra comune a tutti coloro in viaggio. In questo Bird Box Barcelona si distanzia dal film precedente, nel suo tentativo di ampliare le possibilità specifiche di un mondo che ospita anche minacce del tutto nuove rispetto al passato, pronte a complicare ulteriormente il mistero alla base della narrazione (recuperate la nostra recensione di Bird Box).

La fede come possibile lettura e risposta

Uno degli elementi più interessanti di Bird Box Barcelona è proprio la sua ambientazione, intesa non solamente dal punto di vista estetico, ma anche religioso. La fede cattolica spagnola, infatti, diventa ben presto una costante dell'intera narrazione, plasmando una serie di svolte narrative con trovate anche originali, e ponendo l'accento sul dolore specifico di ogni essere umano in gioco. La sofferenza angosciante, immotivata e inspiegabile resta una costante, esplodendo lungo queste strade piene di cadaveri, in carne e acciaio, e nelle case ridotte, in alcuni casi, a meri contenitori di morte, in cui si sono consumati gli ultimi istanti di persone forse all'oscuro di quello che gli sarebbe successo.

Attraverso la fede, quindi, l'approccio alle creature riesce ad assumere anche letture del tutto inedite, delineando possibilità narrative folli e sregolate nello sguardo di coloro che leggono nei suicidi una sorta di liberazione, o di miracolo venuto dall'alto di un Dio spietato e silenzioso, ma anche estremamente manipolatore ed affamato della vita altrui. Ovviamente è proprio il mistero a mantenere alta l'attenzione fino alla fine, pur se una certa vaghezza superficiale di fondo non s'impegna mai a concretizzare le ipotesi attualmente in campo, in merito alla situazione vigente in città. Nell'attesa di una svolta si palesa tutta l'attrattiva di una storia che prova a raccontare qualcosa, senza però risultare innovativa o originale.

Troppi punti di riferimento

In Bird Box Barcelona è facilissimo leggere i tratti narrativi e concettuali di tantissimi prodotti di successo che si muovono nello stesso genere (The Last of Us, The Walking Dead, A Quiet Place...), arrivando a formare una vera e propria commistione di elementi riconoscibilissimi e abbastanza casuali, buttati in un calderone che non se ne serve mai a dovere (una cosa molto simile l'abbiamo riscontrata anche nella recensione di Medellìn).

La stessa riflessione a muovere il cammino del protagonista resta sospesa nel nulla con il procedere di alcuni eventi abbastanza casuali nel quadro generale. L'intento di costruire un mistero mostruoso e continuo e profondo si mangia alcune delle trovate più interessanti in fase di scrittura, portando sul piccolo schermo un'esperienza che non sembra concedersi mai al cento per cento, giocando continuamente con il genere a cui vorrebbe appartenere. A discapito dei suoi momenti più orrorifici, Bird Box Barcelona non strappa mai il velo di un racconto che avrebbe potuto dare molto di più, risultando anche molto attuale nelle sue tematiche e tratteggiando una critica che non arriva mai da nessuna parte. A nulla vale l'impiego di un cast con nomi del livello di Diego Calva, se non lo si sfrutta a dovere andando oltre alcuni cliché del caso.

Bird Box: Barcellona Bird Box Barcelona non soltanto attinge dal film precedente e dai suoi stessi modelli, ma tenta di ampliarne la portata narrativa servendosi di un contesto affascinante e di una serie di personaggi piuttosto complessi. Il risultato, però, non soddisfa al cento per cento, fornendo un racconto che sa come incuriosire, ammantandosi di un mistero che continua a frenare le proprie capacità creative dall'inizio alla fine... non a caso.

6.5

Che voto dai a: Bird Box: Barcellona

Media Voto Utenti
Voti: 1
10
nd