Recensione Biancaneve e il Cacciatore

Torna Biancaneve, più agguerrita che mai

Recensione Biancaneve e il Cacciatore
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Che ultimamente il cinema abbia iniziato a scavare nei libri di favole per reinventare se stesso ormai non è più una novità. E se negli anni Novanta la più gettonata era sicuramente Cenerentola, con la sua possibilità di cambiare il proprio destino aspirando, con gentilezza ed umiltà, alla felicità eterna, dopo un breve passaggio per Cappuccetto Rosso (sangue) e La Bella e la Bestia, quest’ultimo anno ha deciso di concentrare tutte le sue forze sulla storia di Biancaneve. L’abbiamo vista perdere la memoria e venire scaraventata contro la sua volontà in un modo senza magia (Once Upon a Time) e lanciare sospiri al profumo di fragola per riprendersi regno e principe azzurro in Biancaneve (Mirror Mirror). Da spuntare sulla lista ci mancava solo quella che ci hanno propinato fin dall’inizio come la sua evoluzione più epica e dark, in cui, quella che nell’immaginario comune è sempre stata una ragazza pura e indifesa, evolve in una guerriera forte e decisa. Non resta quindi che piazzarsi ancora una volta davanti al famosissimo specchio e pronunciare le parole magiche: mirror mirror on the wall...

L’unico vero potere è la bellezza

Da quando la regina Ravenna (Charlize Theron) ha sposato l’ormai defunto Re, la giovane Biancaneve (Kristen Stewart) è costretta a vivere rinchiusa in una delle torri del castello, estromessa totalmente dalla vita del suo regno. Qualcuno la crede addirittura morta e invece la ragazza è solo prigioniera, isolata da ogni contatto esterno e costretta a vivere in condizioni quasi disumane, nell’attesa che la regina decida cosa fare di lei. Sotto la dominazione di Ravenna, ossessionata dall’idea di rimanere giovane e bella per sempre, le terre sono diventate povere di ogni bene e ricche invece dello scontento generale della popolazione. Quando lo specchio magico svela alla regina che l’unico modo per diventare eterna, senza dover più ricorrere all’assassinio di giovani ragazze a cui risucchiare l’essenza vitale, è nutrirsi del cuore di Biancaneve, Ravenna mette in moto tutti i suoi potenti mezzi, fisici e magici, per portare a termine il suo piano. Peccato però che la ragazza abbia trovato, nel frattempo, il modo per fuggire dalla sua cella e sia fuggita nella foresta nera, dove nessuno ha davvero il coraggio di addentrarsi. Solo un uomo la conosce bene: Eric (Chris Hemsworth), ex cacciatore distrutto dalla perdita della sua amata moglie. Ravenna riuscirà a far presa su di lui e convincerlo a uccidere Biancaneve?

Creare la magia della favola

Biancaneve e il Cacciatore, già dal titolo, si propone come un punto di vista del tutto nuovo della classica storia della principessa dalla pelle candida. La più bella del reame viene edulcorata dei suoi abituali pizzi e merletti e posta davanti alla difficile scelta di combattere per salvare il suo regno e la sua stessa vita. Lei, nata dall’amore e cresciuta con estrema gentilezza, che non ha mai nemmeno pensato di arrecare danno a un qualsiasi essere vivente, è destinata a portare il proprio popolo in guerra. Una visione sicuramente moderna di una storia fino a questo momento rimasta legata ai canoni di un’idea lontanissima dalla contemporaneità. Nessuno, negli anni dell’esordio cinematografico di Biancaneve, si sarebbe mai aspettato di vederla indossare un’armatura, figuriamoci prendere in mano le redini di una rivolta! Ma, quella creata Evan Daugherty non si presenta come un’evoluzione senza senso e, anzi, segue la giovane ragazza nel processo, fatto di foreste oscure e maltrattamenti, gentilezza e magia, che la renderà degna del ruolo di regina.
Eppure, nonostante lei sia il personaggio che ha subito più evoluzioni e il centro stesso della narrazione, le luci della pellicola sono sempre tutte puntate su qualcun altro. È la regina Ravenna a risultare, qualsiasi cosa sostenga lo specchio magico, la più bella del reame e non solo perché a darle il volto è una donna che affascinante lo è sempre stata. La Ravenna interpretata da Charlize Theron non è soltanto eterea e spietata, malvagia e sibilante, ma anche motivata e profondamente sfaccettata. Figlia di una strega, Ravenna ha lentamente trovato la sua strada verso il male. Rapita da un malvagio maestro quando era bambina, l’unico potere che impara a esercitare è la sua strabiliante bellezza. Nonostante sua madre le abbia donato un incantesimo per proteggerla dai danni del tempo, per mantenersi costantemente bella, Ravenna è costretta a divorare l’energia vitale di giovani fanciulle. Perfida e a tratti senza cuore, l’interpretazione della Theron riesce a dare alla regina sfumature che la rendono quasi umana, imprigionata in un modo di vivere che per lei è la normalità, di cui potrebbe addirittura non rendersi completamente conto. Un personaggio creato attraverso sguardi e movenze ben studiate, effetti speciali e, soprattutto, un guardaroba degno dei migliori red carpet del c’era una volta. Coleen Atwood (vincitrice del premo Oscar per Alice in Wonderland, Chicago e Memorie di una Geisha) si dimostra, ancora una volta, l’asso nella manica di ogni produzione di genere. I suoi complessi abiti raccontano i personaggi attraverso una serie di minuziosi dettagli: se il cacciatore è vestito completamente di pelli, tipiche del suo genere di vita, e Biancaneve indossa un abbigliamento in grado di adattarsi ai cambiamenti del suo personaggio in modo naturale, è con Ravenna che il suo estro creativo raggiunge altissimi livelli. Ossa animali, riferimenti alle ossa umane, piume di corvo o pelle di serpente: tutto richiama lo spirito stesso della regina malvagia e lo rielabora rendendolo suggestivo e attraente. Un simbolismo che si amalgama alla perfezione con le scenografie ideate da Dominic Watkins: Biancaneve attraversa una sequela di luoghi tutti differenti tra di loro, per reazione emotiva e conformazione, che la produzione ha deciso di realizzare in studio, limitando quindi al minimo l’uso del green screen. Il risultato è un quadro di suggestioni che appagano l’occhio dello spettatore e donano una dimensione realistica a buona parte della pellicola.

Eppure...

E fin qui Biancaneve e il Cacciatore sembrerebbe quasi un capolavoro, costruito di minuziosi collaborazioni visive sistemate piuttosto bene da Rupert Sanders, regista pubblicitario e visualist al suo esordio cinematografico. Eppure, in questo magico gioco delle parti, qualcosa non funziona, sminuendo gran parte dell’ottimo lavoro. Il film scorre lento, apparendo più lento e duraturo del suo timing effettivo, borioso e a tratti ridicolo. Una sensazione frutto di dialoghi a volte banalizzati e scelte costruttive che sminuiscono alcuni tratti dei personaggi principali, rendendoli uno stereotipo già troppe volte visto. Per gran parte della pellicola si ha la sensazione di assistere alla costruzione di un grande puzzle, nel quale molti dei pezzi portanti appartengono ad altre storie, già raccontate. Non è difficile scorgere all’interno di Biancaneve e il Cacciatore pezzi di altri celebri film fantasy affiancati a scelte originali più o meno felici. Non si tratta di certo del primo progetto che si avvale di richiami al passato, ma il modo in cui la narrazione si interseca con tutto ciò non funziona alla perfezione e il tutto si risolve in un complesso diegetico che sembra non aver fine.

Biancaneve e il Cacciatore Se fossimo a scuola, sulla pagella di Biancaneve e il Cacciatore scriveremmo che il progetto è interessante e con buone potenzialità, ma non si applica. L’idea di stravolgere la storia classica e trasformarla in qualcosa di epico, avventuroso, più concentrato sugli aspetti socio-politici della presenza della regina cattiva sul suo regno, che sulle implicazioni amorose, era davvero affascinante. Una iniezione di modernità che a un personaggio vintage come quello di Biancaneve avrebbe potuto far solo bene. E di spunti interessanti, come il ruolo del tutto nuovo assegnato al principe azzurro, ce ne sono davvero tanti. Peccato però che non riescano a venir fuori al meglio, penalizzati da uno script che forse, a furia di cercare di mettere troppa carne sul fuoco, perde di vista se stesso. Visivamente, comunque, Biancaneve e il Cacciatore rimane un bello spettacolo, con ottime prove di score, scenografia, costumi e fotografia e buone (chi più, chi meno) performance attoriali.

5.5

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