Recensione Biancaneve e gli 007 nani

Date un altro morso alla mela...se proprio volete.

Recensione Biancaneve e gli 007 nani
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C'erano una volta le favole: principesse rinchiuse in cima ad una torre, perenni addormentate su comodi giacigli, draghi nullafacenti che si intrattenevano spaventando la gente ed una schiera di valorosi principi disposti ad andare incontro a tutto questo. Poi giunse nel mondo delle fiabe un orco fetido e verde che, accompagnato dal suo mite ed irriverente destriero, portò un po' di scompiglio qua e là, scombussolando la regola del vissero felici e contenti. Il successo fu strabiliante e la grande catena di montaggio cinematografica diede il via ad una produzione ispirata a questo.

C'erano una volta le principesse

Biancaneve è la più bella del reame, e questa sicuramente non è una novità, ma è anche una principessina viziata che deve tutto alla sua posizione sociale ed alla propria ricchezza: egoista, spocchiosa, vanitosa, non fa altro che sprecare il tempo presenziando ad ogni evento mondano accompagnata dalle sue fedeli damigelle ocheggianti: Cappuccetto Rosso, Riccioli d'oro e Bo Peep. Convinto che il poco regale carattere della figlia dipenda dall' usuale dipartita prematura dell'amabile mamma, il Re decide di risposarsi con la magicamente identica alla prima consorte, Lady Vanity. Con la matrigna arriveranno specchio magico e mela che, piuttosto che mirare alla morte della diva di corte, complotteranno alla distruzione della sua posizione sociale causando, con un piccolo morso al rosso frutto del peccato, una logorrea di cattiverie e pettegolezzi che renderanno Biancaneve insopportabile a tutto il regno. Fuggita dal castello, la più bella tra le belle, si imbatterà in una minuta casetta e nei suoi organizzatissimi sette abitanti che si impegneranno ad insegnarle cosa significa essere una principessa seguendo la morale materna de "lo specchio racconta solo una metà della storia".

Mai più felici e contenti

C'era una volta, all'incirca nel 2006, un film chiamato Cenerentola e gli 007 nani che, seguendo la scia del momento, manipolava la trama classica della fiaba alla ricerca di un risultato divertente. Il mondo delle favole sembrava gestito da un mago che custodiva nel proprio ufficio, in cima alla torre del castello del principe, una bilancia dell'equilibrio che, fatta funzionare in maniera corretta, permetteva ad ogni storia di raggiungere il solito lieto fine. Partito per la Scozia, il mago aveva lasciato il lavoro in mano ai propri assistenti Mambo e Munk: uno annoiato dall'usuale dipanarsi delle vicende e l'altro convinto a non smuovere la situazione. Inutile dire che quando un gatto rosa si annoia, le conseguenze sono catastroficamente inevitabili. Così avevano dato uno scossone alla storia d'amore tra la servetta ed il principe azzurro.
A quanto pare il mago è di nuovo fuori città, non si sa dove, non si sa perché, e Munk e Mambo sono ancora al comando del destino delle fiabe. Cenerentola si è sposata, la Bella Addormentata è stata svegliata ed i lupi muoiono di fame. La noia invade ancora la torre ed i due impacciati animaletti rompono ancora una volta la bilancia dell'equilibrio, ponendola visibilmente a favore dei cattivi. Ci ritroviamo praticamente davanti ad un incipit narrativo perfettamente uguale al precedente, se non addirittura meno accattivante. I due "apprendisti stregoni", a cui evidentemente è stato affidato il ruolo di divertenti combina guai, non fanno altro che muovere in maniera piatta e poco emozionante i fili di una storia che fa fatica a partire. Inserire il personaggio di Biancaneve in un ambiente sociale molto simile a quello odierno, pieno di tecnologia e legge dell'apparenza, piuttosto che attualizzare la storia, la rende solo più superficiale e terribilmente monotona. I personaggi sono degli stereotipi di loro stessi: privi di reali tratti morali, paiono caratterialmente bidimensionali, come se fossero degli schizzi di matite colorate su carta. Addio caratterizzazione a tutto tondo. Persino il passaggio da buono a cattivo, e viceversa, avviene senza una graduale mutazione, con la velocità di uno sbattere di palpebre. Basta un gesto dei nani e Biancaneve si trasforma da principessa del mondo mediatico in crocerossina volontaria votata all'aiuto dei più bisognosi. Basta l'infrangersi di uno specchio e la perfida matrigna diviene una povera donna con complessi estetici compatita da tutti. Sentimenti come odio e amore hanno la persistenza di una bolla di sapone in viaggio verso l'oblio.
Distraendoci dalla scarsa sceneggiatura e dall'inadatto modo di articolare la narrazione, ci concentriamo quindi sull'animazione: una catastrofe. La grafica è antiquata e ricorda molto i filmati di presentazione dei videogiochi dell'inizio degli anni '90 (senza offesa per questi ultimi, ovviamente). I personaggi sembrano costruiti in maniera isolata, senza considerare la loro eventuale interazione con lo spazio circostante. Gli sfondi non conoscono la parola tridimensionalità e gli oggetti di riempimento dell'orizzonte si perdono non appena lo sguardo si allontana di pochi centimetri. Emblematica è la carrozza reale che sembra essere un foglio piatto di carta che scorre orizzontalmente su un pannello decorato. Se ci avviciniamo ad esaminare i protagonisti, ci accorgiamo che la situazione non migliora. Ogni personaggio sembra essere un assemblaggio di poligoni non interlacciati tra loro: i capelli si muovono con la consistenza della gelatina ed in maniera diversa a seconda del tracciato a cui appartengono, le mani afferrano gli oggetti senza che le articolazioni collaborino in maniera fluida, operazioni semplici come camminare o ballare si trasformano in rozze imitazioni di quello che dovrebbero rappresentare. Non si è posta attenzione neanche ai dettagli più evidenti e così, in più di una situazione, ci si trova con pezzi della capigliatura cromaticamente non uniti e che presentano una netta ed evidente linea squadrata color carne o con abiti privi di contenuto che, piuttosto che afflosciarsi morbidamente, continuano a mantenere imperterriti le forme fisiche del loro proprietario. E questo solo per citare alcune cose. Ci troviamo, quindi, lontani anni luce dai miracoli compiuti dalla Pixar o anche dai notevoli progressi raggiunti dagli altri studi di animazione e non si capisce come un prodotto del genere sia arrivato sugli schermi cinematografici, piuttosto che rimanere relegato negli studi della BAF (Berlin Animation Film).
Volendo concludere continuando a sparare sulla Croce Rossa, stendiamo su tutti i 75 minuti di film un velo pietoso. La versione italiana, oltre a propinarci un titolo davvero poco adatto alla storia (per due volte ci vengono presentati questi 007 nani che hanno un ruolo davvero minimo all'interno della narrazione) a discapito del probabilmente più adatto titolo originale Happily N'Ever After 2, ci costringe ad ascoltare un doppiaggio davvero pessimo. Forse per rendere più appetibile la pellicola, a Biancaneve ed allo specchio delle brame sono state affidate le voci di Antonella Clerici e di Jerry Calà. La prima ci sembra spesso e volentieri completamente inespressiva ed anzi, se possibile, aggiunge a Biancaneve delle inflessioni vocali che la rendono ancora meno credibile. Jerry Calà trasforma lo specchio in un mastrolindo proveniente dai suoi vecchi film, tutto "spetteguless" e "libidine", che ci sembra notevolmente fuori luogo e di cui avremmo fatto piacevolmente a meno.

Biancaneve e gli 007 nani Noioso, graficamente inacettabile, forzatamente moralista, Biancaneve e gli 007 nani ci sembra un prodotto dalle potenzialità davvero molto basse. Viene da chiedersi quale sia effettivamente la fascia di pubblico per il quale è stato creato, dati gli odierni standard di animazione televisiva e cinematografica. La tagline del film afferma di provare con "un altro morso alla mela". Noi ve lo sconsigliamo caldamente.

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