Recensione Bhooter Bhobishyot

Una ghost story indiana ambientata sul set di un film

Recensione Bhooter Bhobishyot
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Il genere meta ha numerosissimi esponenti nella settima arte. Dall'autoriale Effetto Notte di Truffaud fino al più prosaico Boris - Il film, per giocare in casa, un numero sempre maggiore di registi ha analizzato e messo in scena cosa significa fare cinema. Anik Datta vuole percorrere questo sentiero con il suo film di debutto, Bhooter Bhobishyot (Future of the Past), mettendo in scena una ghost story sul set di una pellicola cinematografica. Il risultato purtroppo è alquanto deludente e manca totalmente l'obbiettivo. Sebbene la pellicola sia stata un successo notevole sia di critica che di pubblico in madre patria, l'utilizzo di una messa in scena spartana, di una narrazione a dir poco frammentata e di una comicità dal taglio basso e difficilmente comprensibile, rendono la pellicola difficilmente digeribile dal pubblico occidentale.

I fantasmi non abitano più qui

Sono tempi duri per i fantasmi: i grandi edifici storici di Calcutta stanno venendo distrutti uno ad uno per lasciare spazio ad enormi complessi in cemento, condomini, centri commerciali e cinema multisala. I fantasmi si trovano così a dover abbandonare i palazzi che da anni, se non secoli, stavano infestando. Politici, giornalisti, intellettuali, civili: a nessuno sembra importare. Dopotutto, i fantasmi non sono né consumatori né elettori.
Chowdhuribari, una enorme villa nel centro di Calcutta, è utilizzata da secoli come rifugio per questi fantasmi senza dimora, ma ogni giorno questa diventa più “affollata”. Temporaneamente dedicata ad alcune riprese cinematografiche, questo edifico abbandonato viene scelto da un regista alle prime armi come location per il suo film di debutto.

Durante un sopralluogo il regista insieme ad alcuni colleghi comincia a scoprire il passato di questa enorme villa, costruita secoli addietro da un ricco possidente indiano. Continuando ad esplorare le stanze l'uomo decide di rimanere solo all'interno della struttura, per lavorare alla sceneggiatura che dovrà presentare il giorno successivo ai produttori. I dubbi sul suo lavoro non mancano: infatti non riesce ancora a trovare un degno finale per il suo film. Mentre scrive viene approcciato da un misterioso personaggio che si presenta come uno dei proprietari e che, saputo del lavoro del regista, gli racconta una sua idea per un copione. Inizia così un lungo racconto frammentato sulla storia dell'edificio e dei suoi abitanti, dal primo proprietario Darpa Narayan Chowdhury, morto ucciso dai banditi pochi giorni dopo la fine dei lavori di costruzione e che da allora infesta l'edificio, fino all'arrivo dei fantasmi senza dimora che si ritrovano a sostenere degli esami di ammissione per avere il permesso di vivere nella magione.
Il racconto dell'uomo sembra però troppo perfetto e pieno di dettagli per essere inventato... e se questi non fosse anche lui un fantasma?

Questi fantasmi

Il film di Anik Datta non appartiene alla cinematografia di Bollywood ma a quella bengalese, che utilizza un impianto maggiormente teatrale rispetto a quello del fratello maggiore e numerose scene di danza. Sono proprio queste scene ad inserire gli elementi più prettamente cinematografici: abbiamo finalmente un montaggio vero e proprio e un uso intelligente dei movimenti di camera. Ma sembra che solo in questi momenti il regista si sia ricordato di star dirigendo un film e non uno spettacolo teatrale.
Partendo da un'idea assolutamente innovativa e interessante - vengono in mente le divinità protagoniste di American Gods di Neil Gaiman che lottano per essere ricordate in un mondo votato solo al lusso e al profitto - il regista getta tutto alle ortiche sviluppando una pellicola mediocre sotto tutti i punti di vista. Va bene la povertà dei mezzi, ma un prodotto di cui non si può parlare nemmeno in termini televisivi è davvero inconcepibile.

Bhooter Bhobishyot (Future of the Past) manca di ritmo come pure del dono della sintesi, presentando una estenuante serie di siparietti con protagonisti i diversi fantasmi che abitano la casa. Si poteva tagliare un'abbondante mezz'ora, ma a quel punto tutti i nodi sarebbero venuti al pettine. Non esiste una storia coerente, a parte un breve spunto di trama orizzontale in cui i fantasmi tentano di evitare la vendita dell'edificio ad uno spietato palazzinaro. Mancano i tempi comici, o forse la comicità indiana è più ermetica di quanto possa sembrare, e all'ennesima scena in cui due fantasmi bisticciano tra loro con risultati che difficilmente strappano un sorriso, lo spettatore non riesce più a trattenere gli sbadigli. Il tutto girato con lo stile di una soap opera di terz'ordine, con camera fissa o veloci panoramiche da un personaggio all'altro, montaggio quasi inesistente, e un perenne accompagnamento musicale che sottolinea con strumenti diversi ogni singola azione, peggio di una sit-com con le risate pre-registrate.

Bhooter Bhobishyot Tirando le somme, Bhooter Bhobishyot (Future of the Past) è un film adatto unicamente al pubblico indiano ed è difficilmente comprensibile e apprezzabile da quello occidentale. Va tenuto conto del background culturale del tipo di cinema, dall'impostazione teatrale e alla povertà di mezzi, ma anche con queste premesse difficilmente ci si può entusiasmare di fronte a delle banali scenette che non hanno nulla di cinematografico e che fanno fatica a strappare un sorriso, per non parlare di una rista. Infine un ultimo neo: la copia internazionale presentata al festival River to River mancava molte volte dei sottotitoli inglesi, infatti alcune volte accadeva che i personaggi parlassero per diversi secondi senza alcun sottotitolo andando ad inficiare ancora di più la comprensione e l'apprezzamento della pellicola.

5

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