Il diciannovenne Ben, tossicodipendente, fa ritorno a casa per passare le festività natalizie insieme alla famiglia. Il ragazzo ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita in rehab e il periodo di ricovero non sarebbe ancora finito, ma la madre Holly decide di dargli un giorno di prova per controllare che non ricaschi nel giro della droga.
Ben sostiene di essere "pulito" da oltre due mesi e tutto sembra procedere per il meglio, ma il passato è una brutta bestia da dimenticare, soprattutto se si hanno dei conti in sospeso con gente pericolosa. Le feste che Holly sognava per i propri figli diventano così un lontano ricordo e dovrà intervenire lei stessa in prima persona per aiutare il primogenito a uscire da una situazione disperata.
Cuore di mamma
L'amore di una madre per i propri figli è un sentimento che spesso non segue alcuna logica razionale. E allo stesso modo la dipendenza dalle droghe è un dramma che distrugge non solo il diretto interessato, ma anche le persone a lui care.
Su questi due spunti base il regista e sceneggiatore Peter Hedges imbastisce un film che punta tutto o quasi sulle straordinarie performance dei due protagonisti, suo figlio Lucas e una Julia Roberts credibile e sofferta.
Disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, Ben is Back fa forza sulle interpretazioni per inscenare un racconto torbido e dall'alta tensione psicologica, con un crescendo drammatico che caratterizza la seconda metà e agguanta alla gola lo spettatore, trascinandolo nell'inferno vissuto da questo atipico e problematico nucleo familiare.
Intenti e risultati

Se il messaggio è chiaro e la costruzione dei rapporti ottimamente tratteggiata, Ben is Back soffre altresì di una parziale monotonia, di uno straniante senso d'attesa che in diversi passaggi soffre di un'eccessiva ridondanza: questa tragedia in divenire finisce per castrare le figure secondarie e permeare di un alone eccessivamente cupo l'architettura narrativa.
Non che la leggerezza fosse il mezzo ideale per trattare una storia di questo tipo, ma la marcata serietà che caratterizza i cento minuti di visione rischia di appesantire il tutto, affidando ai furiosi dialoghi il compito di imprimere un po' di ritmo ai tormentati eventi.
Le mosse prese dalle due figure principali non appaiono poi sempre condivisibili e non è semplice identificarvisi, per via dei numerosi chiaroscuri e di quell'irrequieto desiderio di contare solo su loro stessi.
Le scelte di Holly risultano giustificabili solo in parte, parzialmente egoistiche nei confronti degli altri suoi figli, e la sua diventa ben presto una sorta di vorace ossessione nel tentativo di salvare un ragazzo vittima esclusivamente dei propri sbagli.
Lo stesso, succitato, tour de force finale non è privo di forzature, con decisioni spesso illogiche pur se in momenti di concitata confusione.

Senza la magnetica presenza della Roberts e del giovane Hedges, il film non avrebbe probabilmente ricevuto i numerosi consensi da parte della critica d'Oltreoceano, ma è anche qui che sta l'importanza di un'attrice trainante e carismatica come l'indimenticabile Pretty Woman d'America.