Recensione Bella e Perduta

Con Bella e Perduta Pietro Marcello si afferma con sempre maggior chiarezza come uno dei pochi poeti-registi del nostro panorama italiano contemporaneo: la sua è un'elegia filmica capace di parlare alla gente e di volare alto come vera Arte.

Recensione Bella e Perduta
Articolo a cura di

Questa è la storia di Tommaso Cestrone, Angelo del Carditello, amico degli animali e buon pastore originario della terra dei fuochi, determinato a far rifiorire a vecchio splendore la Reggia del Carditello, splendida residenza settecentesca dei Borboni rimasta poi abbandonata a sé stessa. Ma questa è anche la storia di Sarchiapone - bufalo parlante e caro amico di Tommaso - e di Pulcinella, guida che accompagnerà Sarchiapone lungo il viaggio voluto per lui da Tommaso, una volta che questi (nel Natale del 2013) passò a miglior vita coltivando ancora nel cuore la speranza di veder rifiorire la sua reggia e salvare i bufali maschi (considerati inutili per la filiera produttiva) da morte certa. Ma ci sono molte altre storie in Bella e perduta. Quella di una Napoli feconda, martoriata e destinata a rifiorire, quella di una napoletanità arcaica che attraverso la maschera di Pulcinella recupera il suo valore antico e il contatto tra vita e morte, reale e onirico; e, ancora, quella di un territorio campano da sempre maltrattato, ma destinato (in un modo o nell'altro) ad avere il proprio riscatto. Tante le storie che si dipanano dunque dalla parabola semplice ed elegiaca di Tommaso Cestrone, e che Pietro Marcello (già acclamato per la sua opera prima La bocca del lupo, premiata nel 2010 al Festival di Torino) ricuce in un'opera semplice ed aulica, forte e autentica, che parla il linguaggio reale della gente, rintracciabile nell'inflessione dialettale quanto nella veracità delle parole, degli sguardi, di un simbolismo bucolico. Mettendo ancora una volta sapientemente a frutto una cifra stilistica che fa dell'ossimoro e della commistione di genere i suoi cavalli di battaglia, Marcello impiega stile documentaristico (perfettamente cesellato dal montaggio dell'abilissima Sara Fgaier) e realismo magico, elegia e onirismo, per narrare una storia 'autentica', che incanta e affascina come una di quella fiabe incontrate e amate da bambini e che, da allora, non ci hanno mai lasciato. La voce intensa - quasi irriconoscibile - di Elio Germano a narrare in prima persona le vicende di Sarchiapone, certifica poi a livello 'sonoro' il carisma artistico di quest'opera davvero pregevole.

Il 'segreto' di Pulcinella

A cavallo di un mondo fin troppo reale (la terra dei fuochi con i suoi innumerevoli problemi gestionali e l'abbandono di bellezze antiche e di inestimabile valore) e una realtà immaginifica e di finzione (un bufalo parlante, un pulcinella che fa da Virgilio, ma che poi sfilerà la sua maschera per rivelare la sua vera identità), Bella e perduta narra il tempo e il valore di una vita, scandendo i minuti di uno scorrere lento e partecipato in cui alle cose della natura (così come al bufalo parlante) viene restituita l'anima, legittimandone l'esistenza. Dall'idea originale di dar voce e pensiero a un bufalo consapevole di marciare per volere dell'uomo verso morte certa, Pietro Marcello alza ancora una volta l'asticella del suo cinema, trovando la fusione perfetta tra poesia e realtà, escapismo e attualità. Personaggi indimenticabili come quello (reale) di Tommaso Cestrone (morto con una buona causa nel cuore e al quale questo film è dedicato), o come il Pulcinella di Sergio Vitolo, fabbro prestato al cinema e da cui il cinema di Marcello prende in prestito eleganza e sentimento di un Pulcinella indimenticabile, sono il cuore pulsante di quest'opera che si nutre a fondo dell'elemento narrativo e artistico del 'vulcanismo territoriale' dal quale nasce . Tutti elementi di grande suggestione che sedimentano negli occhi e nel cuore dello spettatore più accorto, sensibile, disposto a cogliere tra le piroette di questo cinema così ricco il vero, profondo significato del proprio parlare.

Bella e Perduta Dopo l’acclamatissimo La bocca del lupo (Premio Miglior Film al Festival di Torino 2010), Pietro Marcello torna a meravigliare con la sua opera seconda Bella e perduta, racconto elegiaco di una identità perduta e di un’italianità in trasformazione. Immerso in un realismo magico che fonde realtà e finzione, attualità ed escapismo onirico, Marcello ci conduce per mano attraverso i paradossi della nostra società (posti bellissimi abbandonati, natura lasciata morire per profitto) e le bellezze recondite della nostra tradizione (la maschera di pulcinella, il valore unico di una tradizione pastorale) realizzando un film che è pura suggestione ma anche profonda riflessione sul nostro esistere e sul nostro vivere. Sempre in balia di mille contraddizioni eppure avvolti da una magia, da una poesia, da una bellezza della quale molto spesso nemmeno ci rendiamo conto.

8.5

Che voto dai a: Bella e Perduta

Media Voto Utenti
Voti: 0
ND.
nd