Recensione Bekas

La fantasia bambina per fuggire dal dramma della guerra

Recensione Bekas
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Zana (7 anni) e Dana (10 anni) sono due fratelli del Kurdistan iracheno rimasti precocemente orfani e senza alcun punto di riferimento adulto ad aiutarli in quella terra di polvere, messa a soqquadro dal conflitto e dallo spauracchio di Saddam Hussein. Sono infatti gli anni '90 e la vita in quei luoghi dimenticati da Dio per due poco più che bambini del tutto soli (ovvero Bekas, parola che traduce proprio la condizione dell'aver perso tutti i membri della propria famiglia in guerra) ha il profilo scuro di una continua e durissima lotta per la sopravvivenza. Vestiti di canotte bianche luride e jeans sdruciti tenuti su da cinte improvvisate, Zana e Dana hanno però appreso velocemente come sia indispensabile in quel fuggi-fuggi umano sostenersi e farsi forza vicendevolmente tra loro (l'unica famiglia sulla quale possono ancora contare), un messaggio poi rimarcato anche dalle parole del saggio e anziano Baba Khalid che mostrerà a Zana come un gruppo di ramoscelli sia ben più difficile da spezzare di un singolo e solitario ramo. Animati dalla loro fantasia bambina, i due fratelli decideranno ben presto di inseguire il sogno di una vita migliore nella leggendaria America, idealizzata ai loro occhi tramite un immagine sbirciata (nel cinematografo di paese) di Superman e dalla onnipresente bibita ‘magica' Coca Cola. Zana, il più esuberante anche se il minore dei due fratelli, si adopererà non poco al fine di realizzare il suo sogno, conoscere il potente Superman e dare ordine al supereroe di fare giustizia nelle loro vite (riportare in vita i genitori, uccidere Saddam e punire quelli che Zana ha appuntato su un block notes come i suoi personali 'cattivi'). Dal canto suo Dana accoglierà di buon grado la veemenza con cui il fratellino rivendica quel viaggio (a dir poco impossibile senza passaporti né soldi) in terra americana. Ma le attenzioni del maggiore Dana saranno però anche gradualmente distratte dal miraggio amoroso di una bambina scorta per caso e subito amata. Nulla, in ogni caso, riuscirà infine a distoglierli dal progetto di quel grande viaggio (o grande fuga) che i due fratelli - uniti - inseguiranno con tutte le forze.

Siamo ‘bekas’ ma anche supereroi

Di matrice autobiografica, Bekas ripercorre le vicende che lo stesso regista Karzan Kader sperimentò negli anni '90 per fuggire in Svezia (Paese dove tutt'ora vive) dall'allora invivibile Kurdistan iracheno. Il ricordo dell'infanzia (lo stesso regista immaginava come Rambo lo avrebbe salvato) si fonde così alla memoria di un tempo di guerra e paura (la militarizzazione, le mine antiuomo, la povertà) che viene esorcizzato attraverso il viaggio on the road di due fratelli continuamente in litigio eppure inevitabilmente e inscindibilmente legati. Immerso in un giallo ocra che restituisce in qualche modo la polverosità ma anche la magia del racconto, Bekas sfrutta la fantasia bambina per raccontare il sogno di una fuga necessaria dal Kurdistan di ieri, e assai reale per tutti quelli che come il regista Kader erano all'epoca dei fatti solo dei bambini. L'idea di superare la frontiera a bordo di un asino (ribattezzato Michael Jackson in onore dell'impresa), tanto naive quanto comica (che per tutta risposta finirà tra le risate dei militari al confine) mostra l'insubordinazione e la totale aderenza ai loro progetti di due bambini completamente in balia di sé stessi e che in sé stessi troveranno la forza per resistere. Similmente a quello che accadeva in Giraffada con i palestinesi ritrovatisi a varcare i territori occupati dagli israeliani a cavallo di una giraffa, anche qui il realismo magico interviene a mutare il dramma in favola e a fare dei due protagonisti due piccoli eroi dei quali facilmente ci si innamora. L'opera non manca di difetti (dai dialoghi a tratti didascalici e spesso troppo urlati - soprattutto di Zana), ma sono l'escapismo narrativo e visivo ai quali tenacemente si aggrappa e la tenera spontaneità dei due piccoli protagonisti a renderla - nei pregi così come nei difetti - una significativa favola di stoica resistenza infantile.

Bekas Il regista iracheno Karzan Kader dirige con Bekas un racconto semi-autobiografico in cui i due piccoli protagonisti curdi ripercorrono l’odissea di tanti loro conterranei in fuga negli anni ’90 dal Kurdistan. Un’opera prima non priva di difetti ma da cui si sprigionano la vitalità e la fantasia capaci di mutare una condizione terribile in una fiabesca storia di fuga e libertà.

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