Before I Go To Sleep, la recensione del film con Nicole Kidman

La quarantasettenne Christine si risveglia ogni giorno senza alcun ricordo della sua vita recente e deve scoprire di chi potersi realmente fidare.

Before I Go To Sleep, la recensione del film con Nicole Kidman
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La quarantasettenne Christine Lucas si sveglia nel proprio letto non riconoscendo l'uomo che giace con lei, e anche la sua stessa casa non le appare familiare. Lo sconosciuto le spiega di essere suo marito Ben e che la causa della sua perdita di memoria risale a un incidente automobilistico avvenuto dieci anni prima, nel quale rimase gravemente ferita.
Ora ogni mattina Christine, dopo il sonno della notte, non ricorda nulla di quanto avvenuto negli ultimi tempi, con i ricordi che si fermano a quand'era ancora una ventenne. In Before I go to sleep la donna, a insaputa del coniuge, viene contattata dal Dr. Nasch, un neurologo dell'ospedale locale che ha preso a cuore il suo caso e che, per evitare che dimentichi ogni dì le informazioni ottenute, le consiglia di registrare dei video raccontando i propri pensieri e le recenti scoperte, così che non debba riscoprire di nuovo il tutto tramite continue e ripetute spiegazioni.
Con il passare dei giorni però Christine comincia a dubitare di qualsiasi cosa, mentre inquietanti flashback iniziano a tornarle alla mente, aprendo imprevedibili risvolti sulla sua attuale situazione e portandola a non fidarsi più di nessuno.

Nel labirinto della mente

Foto appese, Polaroid, scritte sulla mano: non vi è dubbio di come la maggiore fonte filmica d'ispirazione risulti il Memento (2000) di Christopher Nolan, anche se siamo in realtà dinanzi a una trasposizione di un'opera letteraria, ossia il romanzo Non ti addormentare pubblicato nel 2011 dallo scrittore inglese S. J. Watson. Before I go to sleep ci trascina sin da subito in un'atmosfera inquieta e opprimente nella quale una nevrotica Nicole Kidman, in uno dei ruoli migliori degli ultimi anni, si presta integralmente (incluso un nudo da dietro) a sfumare la tormentata protagonista, donna prossima alla mezz'età ma ancora piacente che si trova catapultata ormai da anni, e a sua insaputa, nella costante perdita di memoria a breve termine ad ogni risveglio, non ricordando gli eventi recenti e con una consapevolezza ferma a quando era ancora una ragazza. Una soluzione che, pur adattandosi a casi reali e tragici, denota delle chiare forzature a scopo di puro intrattenimento, le quali finiscono a tratti per risultare eccessive anche considerato il relativo contesto psichiatrico - più che altro per quanto concerne i comportamenti di alcune delle figure esterne, la cui scomparsa non appare del tutto comprensibile, a dispetto di varie giustificazioni annesse.

La ricerca della verità

Il plot principale è così giocato per la quasi totalità su un torbido menage a trois, con un solo elemento di disturbo fondamentale per aprire le porte al sorprendente colpo di scena dell'ultima mezz'ora, e un pizzico di erotismo che caratterizza piacevolmente il canovaccio di una vicenda capace di creare una buona atmosfera di genere, con tanto di venature pseudo-horror ad aumentare ulteriormente il senso di avvolgente tensione nell'esasperata ricerca della verità da parte di Christine. Il regista Rowan Joffe, figlio d'arte di quel Roland amato dal pubblico cinefilo per due cult quali Urla del silenzio (1984) e Mission (1986), dimostra di saper gestire le varie anime del racconto, essendo anche autore dell'adattamento in fase di sceneggiatura, e risulta convincente anche nel costante alone melodrammatico, cogliendo al meglio le magistrali performance del cast che, oltre alla già citata Kidman (seguita, soprattutto nella parte iniziale, da dei quasi persecutori movimenti di macchina), vanta nei panni dei due personaggi maschili la presenza di un volutamente consumato Colin Firth, occhiaie marcate e sguardo stanco, e di Mark Strong, perfetto nei panni del premuroso dottore, dando ai relativi legami la corretta dose di ambiguità per mantenere il dubbio fino alla definitiva risoluzione degli eventi. Per un film che, al netto di qualche imperfezione, si inserisce nel filone dei thriller psicologici con discreta personalità.

Before I Go To Sleep Così come nello scialbo remake sci-fi Invasion (2007), anche in questo caso il sonno diventa un oscuro e arduo nemico per Nicole Kidman, qui nei panni di una donna che ad ogni risveglio perde la memoria a breve termine e i ricordi di quanto accaduto nei giorni precedenti. Di chi fidarsi tra Ben, il marito che convive da anni con questa situazione, e il premuroso neurologo che si prende a cuore il suo caso? La donna lo scoprirà insieme allo spettatore nel dipanarsi degli eventi di Before I go to sleep, thriller psicologico che guarda a modelli alti come Memento (2000) nella gestione dei "memorandum" e flirta con divagazioni horror nei flashback/allucinazioni dei quali è vittima la protagonista. L'ottimo cast, che vanta negli altri ruoli principali interpreti del calibro di Colin Firth e Mark Strong, e una regia capace di dosare abilmente l'atmosfera con le necessarie dosi di tensione e inquietudine permettono di chiudere un occhio su una sceneggiatura, adattamento del romanzo Non ti addormentare di S. J. Watson, che per quanto affascinante palesa forzature non sempre verosimili. Il film andrà in onda stasera, giovedì 22 novembre, alle 21.10 su RAI MOVIE.

6.5

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