Recensione Beetlejuice - Spiritello porcello

Riscopriamo insieme un grande classico: la commedia horror cult di Tim Burton, ricca di inventiva ed efficaci effetti speciali, con protagonisti Michael Keaton, Alec Baldwin, Geena Davis e una giovane Winona Ryder.

Recensione Beetlejuice - Spiritello porcello
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"Dite il mio nome, ditelo due volte e alla terza io arriverò!": chissà in quanti, grandi e piccini, hanno provato un po' inconsciamente ad invocare così il folle ed irresistibile fantasma interpretato da Michael Keaton, da tempo in odore di come-back. Dal 1988 certo è che le commedie a sfondo horror non sono state più le stesse, trovando un nuovo metro di paragone ad oggi saldo portabandiera del genere come Beetlejuice - Spiritello porcello (meglio soprassedere sull'inutile sottotitolo italiano), seconda prova dietro la macchina da presa di un allora trentenne Tim Burton, reduce tre anni prima dall'esordio di successo di Pee-wee's Big Adventure. Un progetto nato quasi per caso, nell'attesa del live action di Batman, che ha avuto il merito di far conoscere il regista e l'interprete del futuro uomo pipistrello e che ha ottenuto all'uscita ovazioni sia dalla critica che dal pubblico, raggiungendo il decimo posto di biglietti venduti della stagione e dando origine anche ad una serie animata. Un film che, come il buon vino, più invecchia e più risalta nella predominante confusione contemporanea.

Casa dolce casa...

Adam e Barbara, felicemente sposati e senza figli, stanno trascorrendo due settimane di vacanza nella loro villa di campagna. La coppia rimane però vittima di un incidente, e i due coniugi muoiono trasformandosi in spettri. Tornati nella loro dimora, i novelli trapassati scoprono che questa è stata già venduta alla famiglia Deetz, formata dall'affarista Charles, dalla pseudo-artista snob Delia e dalla loro giovane figlia, una goth girl. Proprio lei, bistrattata dal padre e dalla matrigna, è l'unica in grado di vedere Adam e Barbara, e di comunicare con loro, creando un rapporto di sincera amicizia. Ma al contempo i due spettri sono intenzionati a cacciare gli "estranei" e scelgono di rivolgersi ad uno specialista del settore, il fantasma "bio-esorcista" Beetlejuice, ignorando i rischi che la loro scelta rischia di comportare...


Comedy horror story

Un cirque du freak virato al fantastico che fa di un'inventiva caleidoscopica il suo punto fermo ricorrente, mettendo in mostra tutta l'ancor fresca genialità di un Burton alle prime armi. Beetlejuice - Spiritello porcello racchiude nel suo incedere darkeggiante diverse e importanti fonti d'ispirazione: dal cinema espressionista tedesco, citato nelle lugubri ambientazioni notturne, all'amore per quel gusto dell'immaginazione che ha contraddistinto i pionieri del cinema americano fin da Il mago di Oz, ad un taglio horror che, giocando con l'umorismo e toni bizzarri, si ibrida magnificamente con la commedia più classica e irriverente, evitando comunque debacle volgaristiche. In questo viaggio nella fantasia nera più sfrenata il regista sfrutta sapientemente l'efficacia degli effetti speciali, ricorrendo con dovizia a tecniche raffinate e visivamente appetibili come la stop motion, ma non si limita ad una pura spettacolarità fine a se stessa. Alcune scene, come la geniale possessione ballerina, strappano infatti risate a scena aperta, richiamando addirittura gli istinti delle migliori british comedy aggiornate agli anni '80. Una narrazione in continuo crescendo, dopo il prologo (che precede la tempesta) relativamente tranquillizzante, che sfrutta appieno l'alchimia dei suoi interpreti, con note di merito per la diciassettenne Winona Ryder (nel suo ruolo di primo piano) e di uno scatenato Michael Keaton (il cui aspetto giova anche di un trucco d'eccellenza, premiato con l'Oscar) in una performance istrionica e gigionesca che gli avrebbe spalancato le porte per la parte di Bruce Wayne.

Beetlejuice - Spiritello porcello Neanche Padre Amorth avrebbe successo nello scacciare il Beetlejuice di Michael Keaton, vero e proprio archetipo del beffardo bad ghost cinematografico. In attesa di saperne di più sull'annunciato remake, ributtarsi nelle atmosfere del secondo film di Tim Burton è sempre un piacere, grazie ad una comicità dark che non passa mai di moda e ad un'inventiva visiva e visionaria che, grazie anche ai semplicemente ottimi effetti speciali dell'epoca, continua a divertire generazioni su generazioni. E chissà che per passare il tempo lo spiritello porcello non sia ancora lì, a far bisboccia provandoci spudoratamente con una Sadako (o Samara che si dir si voglia) o Annabelle di turno.

8

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