"Tante cose orribili succedono nel mondo mentre dormiamo. Quello che non ti aspetti è che accadano a te. La tua casa, il tuo appartamento, la tua stanza da letto, sono luoghi in cui ti senti sicuro, protetto. Posti in cui abbassi la guardia... perché le cose brutte accadono al di là della porta, o almeno questo è ciò che credi".
A parlare è Alberto Marini, sceneggiatore de I delitti della luna piena (2004) di Paco Plaza, che, attivo al fianco dello spagnolo Jaume Balagueró - a volte in qualità di script consultant, altre come produttore esecutivo - dai tempi di Darkness (2002), firma anche lo script di questo Mientras duermes (come s'intitola in patria la pellicola), lungometraggio che avrebbe dovuto segnare il suo debutto alla regia.
Lungometraggio che, diretto dall'autore di Nameless-Entità nascosta (1999) e Fragile-A ghost story (2005) sotto produzione Filmax (casa cui si devono sia la trilogia [rec] che altri horror iberici d'inizio XXI secolo), raccoglie in un certo senso la tradizione dei titoli che hanno avuto per protagoniste figure femminili tormentate da uomini non troppo sani dal punto di vista mentale; un po' come la Rachel Nichols di - 2-Livello del terrore (2007) o la Carol Kane di Quando chiama uno sconosciuto (1979), realizzato dallo stesso Fred Walton che ha anche curato il tardo sequel Lo sconosciuto alla porta (1993) e Trappola da incubo (1989), con giovane manager assediata da un tizio armato in un grande magazzino durante l'orario di chiusura.
In occasione dell’uscita del film nelle sale italiane, arriva in libreria Bed time di Alberto Marini, il libro che ha ispirato il lungometraggio. Pubblicato in Spagna, dove ha avuto un ottimo riscontro di pubblico, è un thriller psicologico che proietta il lettore in un universo claustrofobico ma ipnotico dove nulla è come sembra e in cui svetta la figura mostruosa del protagonista, moderna incarnazione di un male che si nasconde nel luogo che si è sempre ritenuto il rifugio più sicuro: la propria casa.
Mentre dormi
Nel caso della pellicola di Balagueró, però, sebbene i trailer in circolazione ed il curriculum del regista possano lasciar pensare a un racconto dell'orrore, è di un dramma a tinte thriller che possiamo parlare, in quanto sono in essa del tutto assenti sia elementi soprannaturali che sequenze improntate sulla violenza graficamente estremizzata (al di là di un momento con notevole spargimento di liquido rosso).
Un dramma a tinte thriller il cui protagonista, con le fattezze dell'eccellente Luis Tosar di Cella 211 (2009), è il solitario Cesar, il quale, ignorato dagli inquilini del palazzo dove lavora come portiere, non sa cosa sia la felicità e affronta le giornate trovando di continuo le sue ragioni di vita, mentre osserva attentamente gli abitanti del posto, tanto da conoscere i loro dettagli più intimi.
In particolar modo, quelli della giovane e spensierata Clara interpretata dalla Marta Etura di Eva (2011), il cui approccio positivo alla vita e costante buonumore irritano Cesar, che gode dell'infelicità e delle angosce altrui, tanto da spingerlo a trasformare la sua esistenza in un inferno, senza che lei ne sia consapevole.
Date a Cesar quel che è di... Clara!
Infatti, s'intrufola nell'appartamento di Clara mentre è assente, e, addirittura, rimane sdraiato sotto al letto quando lei dorme; ritrovandosi anche a cercare di non farsi scoprire nel momento in cui si ritrova in casa con la donna e il proprio fidanzato che gironzolano.
Nel corso di una tesissima sequenza destinata a rappresentare uno dei punti migliori dell'operazione, abilmente costruita su un lento crescendo di tensione ulteriormente favorito sia dalla presenza di una ragazzina ricattatrice intenta a spiare ogni mossa di Cesar, sia dall'abbondanza di contrasti forniti dalla fotografia di Pablo"Second name"Rosso al fine di rendere ancor più efficace la cupa atmosfera.
Anche se la situazione più raccapricciante è di sicuro quella dell'invasione casalinga di scarafaggi, la quale metterà a durissima prova gli spettatori sofferenti di entomofobia (paura nei confronti degli insetti); nel corso di oltre un'ora e quaranta di visione che, non priva d'ironia, attinge in maniera evidente e con mestiere dalla lezione dei maestri della suspense da schermo del passato, da Alfred Hitchcock a Roman Polanski.
Oltre un'ora e quaranta di visione atta a delineare attraverso i meccanismi del genere una amarissima vicenda di solitudine e ricerca della felicità, ma che, contemporaneamente, trasmette una gran voglia d'interpretare l'insieme quale affascinante metafora del male(ssere) generato dall'impossibile convivenza di due lontane classi sociali come quella operaia (Cesar) e la borghesia (Clara, o, comunque, il lussuoso condominio).