Baywatch Recensione: Mitch Buchannon, il figlio dell'oceano, è tornato

Mitch Buchannon è tornato con tutta la sua squadra in Baywatch: questa volta però dovrà affrontare non solo il mare, anche un trafficante di droga.

Baywatch Recensione: Mitch Buchannon, il figlio dell'oceano, è tornato
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Se ascoltando le parole estate, mare e spiagge assolate vi vengono in mente soltanto scene di relax e bimbi felici che giocano con i castelli di sabbia, evidentemente non avete preso la questione davvero sul serio - oppure non siete cresciuti negli anni '90 davanti alla televisione, sognando la California. State infatti ignorando l'oceano, la temibile costa pacifica, un autentico mostro famelico che rende bagnanti e pargoli di genitori distratti costantemente in pericolo. Per nostra fortuna però esiste un uomo dal cuore d'oro e i muscoli d'acciaio, capace di prevedere i disastri e trovarsi sempre nel posto giusto nel momento giusto, ed esiste dall'ormai lontano 1989: Mitch Buchannon. Il leader della squadra Baywatch è, oggi più che mai, una sorta di Dio sceso in Terra, un figlio dell'oceano come lui stesso ama definirsi, che spende la sua vita salvando vite umane. Non solo, all'occorrenza è anche in grado di trasformarsi in un acuto investigatore, per risolvere casi al posto dell'assonnata polizia di contea.

Tuffi e davanzali in slow motion

Presentare a parole l'aitante bagnino però non basta ad immergervi completamente nel mondo di Baywatch, bisogna aggiungere mentalmente degli occhiali da sole rigorosamente specchiati, un mazzo ben assortito di tatuaggi, qualche scena in slow motion e musica dai bassi forti e cadenzati. Tutti elementi che il pubblico femminile con una discreta voglia di divertirsi apprezzerà con gusto, anche la parte maschile però avrà materiale per i propri occhi: accanto al nostro protagonista bisogna immaginare belle donne in quantità industriali, costumi da bagno succinti e provocanti e corse a rallentatore sulla spiaggia con davanzali ballonzolanti - come nella migliore tradizione. L'omaggio alla serie televisiva di successo però non può reggere per 120 minuti, in passato la breve durata degli episodi permetteva di ripetere più o meno ciclicamente i temi e non stancare il pubblico, ma avere a che fare con un lungometraggio significa inventare di sana pianta una storia che abbia una struttura più solida. Archiviati i primi salvataggi in mare al cardiopalma, per così dire visto che l'intento è sempre quello di ridere e non di spaventare, gli sceneggiatori del film di Baywatch hanno ben pensato di trasformare il tutto in un pessimo poliziesco, con Mitch Buchannon alla guida della sua squadra per intercettare un grande trafficante di droga.

La guerra Johnson/Efron

Prima di approfondire i problemi della sceneggiatura, diciamo subito che il fattore vincente di Baywatch è certamente il suo cast, oltre al suo stile canzonatorio e ironico all'estremo: Dwayne Johnson è assolutamente padrone dello schermo, sa esattamente come muoversi ed è un trascinatore nato, sarebbe stato però meno efficace senza una spalla di rilievo; Zac Efron rappresenta esattamente il suo opposto, il ragazzino mingherlino, almeno in confronto al gigantesco ex wrestler, che pensa che tutto gli sia dovuto per via del suo aspetto belloccio e del suo fisico scolpito. I due uomini si daranno filo da torcere sin dal primo istante, diventando veri e propri rivali sul posto di lavoro, finché la storia non porterà Mitch/Dwayne a riconoscere i meriti del giovane Matt/Zac. Meno complessi i ruoli femminili, che per gran parte del film funzionano da sfondo e servono soltanto a stuzzicare i colleghi uomini - e per questo Alexandra Daddario e Kelly Rohrbach sono a dir poco perfette.


Anni '90

Tornando allo script, il nuovo Baywatch manca di mordente; a una prima parte divertente e scorrevole succede una seconda meno interessante e ritmata. Passata la botta di adrenalina iniziale, il film inizia a prendersi troppo sul serio e smette di intrattenere. Inoltre la comicità della scrittura funziona soltanto grazie alle battute e all'atteggiamento di Mitch Buchannon/Dwayne Johnson, meno interessanti invece i siparietti di Matt Brody/Zac Efron alle prese con i più classici e stantii cliché sessuali. L'effetto nostalgia indubbiamente c'è, anche alla luce delle comparsate eccellenti di David Hasselhoff e Pamela Anderson, interpreti storici della serie TV originale, gli anni '90 però sono definitivamente morti e sepolti, così come lo spirito originale di Baywatch.

Baywatch Baywatch è dunque un film diviso a metà: la prima parte diverte senza freni, è ironica e scherza su qualsiasi cosa, la seconda invece si concentra su una parte poliziesca sviluppata senza troppa fantasia. La coppia Johnson-Efron funziona alla perfezione, finito l'effetto dell'adrenalina iniziale però è dura arrivare sino in fondo. È sicuramente interessante vedere come molti canoni di bellezza siano cambiati, dagli anni '90: gli uomini sono diventati esageratamente marmorei, le donne hanno coppe di reggiseno più umane e meno gonfiate. Il personaggio di Matt Brody ha delle buone righe di script, cresce e cambia nel corso del film, in generale però, finita la prima visione, difficilmente se ne vorrà una seconda.

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