Recensione Basic Instinct 2

Sharon Stone ritorna a quattordici anni di distanza nei panni della scrittrice mangiauomini nell'improbabile e forzato sequel del classico di Paul Verhoeven, diretto da Michael Caton-Jones.

Recensione Basic Instinct 2
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Quando si cerca in ogni modo di replicare la formula del successo con un sequel, perlopiù tardivo, i risultati si distaccano quasi sempre, e non di poco, da quelli dell'originale. Non fu perciò inaspettato il flop di critica e di pubblico toccato a Basic Instinct 2, film che nel 2006 segnava il ritorno su grande schermo, dopo ben quattordici anni di assenza, del personaggio di Catherine Tramell, interpretato ancora una volta da un'allora quarantottenne Sharon Stone. Un progetto voluto fortemente dalla stessa protagonista, e rimasto in cantiere sin dal nascere del nuovo millennio, che è annoverato tra i maggiori insuccessi al botteghino della stagione e si è aggiudicato la bellezza di quattro Razzie Awards, inclusi quello per peggior film e attrice protagonista.

La lupa perde il pelo ma non il vizio

Catherine Tramell si è trasferita a Londra ma i suoi guai con la giustizia non sembrano destinati a finire: viene infatti accusata dell'omicidio di un famoso calciatore. La scrittrice viene affidata alle cure dello psichiatra Michael Glass che all'imminente processo, interpellato a riguardo, espone il suo parere sulla potenziale pericolosità della donna. Catherine, dopo un'iniziale condanna, viene però scarcerata per il ritrattamento di una testimonianza e decide di diventare una paziente dell'uomo, cominciando con lui anche un gioco di seduzione mentre persone vicine a Michael cominciano a morire misteriosamente l'una dopo l'altra.

Torbido inganno

Fiacca e sbiadita copia dell'originale, Basic Instinct 2 regala qualche prurito soltanto grazie alla bellezza di Sharon Stone, magnetica nonostante l'avanzare dell'età e discretamente in parte a dispetto delle numerose critiche ricevute. Il problema non è lei bensì una sceneggiatura pasticciata che cerca di ricalcare i passaggi dell'opera di Verhoeven con una pochezza narrativa che rasenta il nulla, accartocciandosi in una sequela improbabile di colpi di scena nella parte finale. E se la carica d'erotismo, che vorrebbe osare oltre i limiti (esplicativa la comunque breve sequenza dell'orgia) per cercare lo scandalo, emerge a tratti "grazie alle grazie" della protagonista, la tensione da thriller si fa pressoché assente per tutte le due ore di visione. Michael Caton-Jones, già regista del bel Rob Roy e di Doc Hollywood - Dottore in carriera, sembra in balia del farraginoso intreccio, con una regia anestetizzata mai capace di suscitare il minimo sussulto di genere, penalizzata inoltre da un montaggio non sempre coerente. La fiera del ridicolo involontario è sfiorata più volte, complici reazioni dei personaggi poco plausibili e dialoghi che vorrebbero essere a "tinte forti" ma che sembrano usciti da un qualsiasi romanzo Harmony.

Basic Instinct 2 La mangiauomini di Sharon Stone è tornata più sexy e affamata che mai, ma Basic Instinct 2 fa "ghiaccio" da tutte le parti. Un sequel privo di solidità che si barcamena su vie narrative forzate ed improbabili in una Londra anonima e fredda come i suoi protagonisti. Michael Caton-Jones sfrutta il fascino della protagonista su sentieri erotici indecisi tra la ricerca dello scandalo e il politically-correct ma, complice la vacua sceneggiatura, è incapace di suscitare la corretta dose di tensione che aveva fatto dell'originale un giustificato cult.

4.5

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