Banlieue 13, la recensione del film scritto da Luc Besson

Un poliziotto ed un carcerato devono recuperare una testata nucleare finita nelle mani sbagliate in Banlieue 13, action movie scritto da Luc Besson.

Banlieue 13, la recensione del film scritto da Luc Besson
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Non è un caso che anche in Brick Mansions (2014) , recente remake americano (tristemente noto anche per essere stato l'ultimo film girato da Paul Walker prima della scomparsa), David Belle abbia ripreso lo stesso ruolo da co-protagonista dell'originale francese: chi altri infatti avrebbe potuto rendere così efficaci le sequenze d'azione se non il fondatore del parkour? Banlieue 13, film francese del 2004 ed esordio dietro la macchina da presa di Pierre Morel, punta infatti tutto o quasi sulle spericolate acrobazie riconducibili alla disciplina metropolitana nata proprio Oltralpe alla fine degli anni '90. La storia, che riporta vagamente alla memoria l'incipit di 1997: Fuga da New York (1981), ha inizio in una Parigi in cui ormai le zone periferiche sono sotto il completo controllo di bande criminali; Leito cerca di opporsi allo spaccio di droga attirandosi le ire del crudele boss locale Taha, che corrompendo la polizia riesce a farlo incarcerare rapendo inoltre sua sorella. Sei mesi dopo il capitano della polizia Damien Tomaso è inviato in missione proprio nel territorio sotto il comando di Taha per recuperare un ordigno nucleare finito nelle mani della gang e, come compagno per infiltrarsi in quel mondo a lui sconosciuto, gli viene affidato proprio Leito.

Fino all'ultimo respiro

La mano di Luc Besson in fase di sceneggiatura è più che evidente negli ottanta minuti di visione, dando una personalità grezza e piacevolmente sopra le righe ad una vicenda in cui è l'adrenalina delle coreografie a regalare le maggiori emozioni. Già dal prologo, con la fuga a perdifiato di Leito per sfuggire agli scagnozzi del gangster, capiamo la cifra stilistica del film, con il Nostro intento a saltare da un tetto all'altro in evoluzioni sempre oltre il limite. Banlieue 13 è un film veloce e scattante proprio come il suo protagonista, un David Belle attorialmente non femomenale ma encomiabile per atletismo e fisicità, cui presto si affianca lo starring partner di Cyril Raffaelli, artista marziale e sorta di Jason Statham transalpino, impegnato in sequenze di lotta anche qui molto ben congegnate. Nel vicino futuro semi-distopico della vicenda, in cui la polizia e il governo sono impotenti di fronte al dilagare della criminalità, ha così luogo un racconto giocante abilmente con gli stereotipi, messo in scena con un totale dinamismo da Pierre Morel, meritevole fin dallo scorrere dei titoli di testa di costruire uno stile registico originale e accattivante in cui le inquadrature in rapida successione si offrono magnificamente ad un'azione frenetica e viscerale. Non mancano nemmeno un prototipo di "boss di fine livello", qui rappresentato da un gigantesco energumeno, e la classica corsa contro il tempo nel finale per evitare la catastrofe, per un'operazione che senza grandi ambizioni intrattiene con naturalezza.

Banlieue 13 A cervello spento, Banlieue 13 è un film che diverte e avvince con gusto nel suo rapido minutaggio. La breve durata (ottanta giri di lancette) è perfetta per un'operazione usa e getta in cui a contare è soprattutto l'efficace gestione della componente action, qui derivata dal parkour da cui arruola nei panni del protagonista il suo fondatore David Belle. Con un sottotesto politico/sociale in sottofondo incentrato sulle condizioni delle periferie parigine, oggi quanto mai d'attualità, il film svolge il suo compito di ludico intrattenimento con grintosa e genuina energia, tanto che si può chiudere un occhio sui limiti attoriali e sulle negligenze della sceneggiatura firmata da Luc Besson che, pur accattivante nei suoi rozzi istinti citazionisti, adopera furbescamente diverse forzature.

6.5

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