"Looking for freedom" cantava David Hassellhoff nel leggendario concerto tenuto in occasione dell'attesa caduta del Muro di Berlino. E nello stesso modo i protagonisti di Balloon - Il vento della libertà cercano quella libertà tanto agognata in un Paese ancora diviso, dove non ci si poteva fidare di nessuno e gli amici diventavano nemici in un batter d'occhio.
Siamo alla fine degli Anni Settanta e questo film tedesco, realizzato in occasione del trentennale dell'evento chiave sopracitato, è ispirato a una storia vera che ha quasi del paradossale per il modo in cui si sarebbe realmente svolta. Tutto ruota intorno alla mongolfiera del titolo, che diventerà elemento centrale del racconto e simbolo di fuga da una realtà sempre più pericolosa e inquieta.
Ma oltre al merito storico nel recuperare una vicenda sconosciuta ai più, le due ore di visione hanno anche un valore artistico degno di nota?
Balloon: Un solo obiettivo
La storia ha inizio nel 1979, precisamente nel periodo estivo, in una Germania divisa tra Est e Ovest.
Le famiglie Strelzyk e Wetzel aspirano a fuggire proprio verso il versante occidentale e ritengono di aver trovato la soluzione ideale: attraversare il confine su una mongolfiera artigianale.
Un'idea strampalata e pericolosa, che fa desistere uno dei due nuclei, ma gli Strelzyk provano comunque l'impresa, salvo dover fare i conti con un imprevisto che li costringe a un atterraggio improvvisato.
Tornati a casa cercano di nascondere le prove del loro tentativo di scappare dall'altro lato del Paese. La Stasi è però già sulle loro tracce e qualsiasi sussurro o parola sbagliata potrebbe costare la libertà o peggio ancora la vita.
Onesto ma superfluo
La vicenda ha un indubbio fascino e offre dei momenti di discreta tensione nella relativa messa in scena, soprattutto nelle fasi finali e nelle sporadiche sequenze più indirizzate a un'azione di matrice thriller. Peccato che l'operazione non riesca a reggere il peso delle proprie ambizioni e l'eccessiva lunghezza complichi ulteriormente il tutto.
Non tanto per le due ore che sarebbero state anche necessarie, ma per il modo in cui il racconto viene sviscerato ed espletato senza una reale affezione verso i relativi personaggi, che rimangono una sorta di figure destinate all'inevitabile e prevedibile conclusione.
Disponibile anche nel catalogo di Amazon Prime Video, Balloon - Il vento della libertà soffre quindi di un fastidioso schematismo, dove tutto viene mostrato senza badare eccessivamente all'effettivo interesse del pubblico, che si appassiona sì alla storia ma difficilmente resterà coinvolto da quanto accade su schermo.
Un'opera onesta che si dimentica in fretta, assolutamente non imprescindibile: in un periodo dove serie televisive di qualità stanno ripercorrendo la Storia in un lungo e in largo, una pellicola come questa diretta da Michael Herbig - lo ricordiamo qui da noi per la regia del fanciullesco Vicky il vichingo (2009) - rischia di risultare superflua.