Babyteeth, la recensione del film con Ben Mendelsohn

Il tema della malattia terminale dal punto di vista di chi sta attorno al paziente, in un'opera dall'estrema sensibilità che sa però di "già visto".

Babyteeth, la recensione del film con Ben Mendelsohn
INFORMAZIONI FILM
Articolo a cura di

Nessun genitore dovrebbe mai seppellire i propri figli, come si dice spesso, la vita però ha a volte dei programmi diversi, decisamente più tragici e bastardi. Ogni essere umano, anche il più giovane e pieno di vita, può inciampare in un brutto male, una malattia capace di divorare da dentro ogni frammento di speranza e futuro. Senza guardare in faccia a nessuno.
Se il cancro avesse visto lo sguardo di Milla, avrebbe visto una ragazzina con una tremenda voglia di vivere, fare nuove esperienze e soprattutto amare e sentirsi amata. La sua adolescenza però non le ha ancora regalato un Amore con la A maiuscola e i genitori, pur non facendole mancare nulla di materiale, non comprendono a fondo le sue vere passioni, non l'accompagnano durante nessun volo pindarico e ciò che resta è una tragica solitudine.
Una solitudine che solca sul viso della (probabile) 17enne un'espressione corrugata, finché non incontra per un assoluto caso Moses, un ragazzino complicato e sbandato che entra di prepotenza nella vita della giovane e dei suoi genitori. Questo episodio è il vero motore degli eventi di Babyteeth, presentato in concorso alla 76.ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Mine vaganti

Di lungometraggi e serie TV incentrati sulla malattia ne esistono a migliaia, questa opera prima dell'australiana Shannon Murphy è però girata da un punta di vista alquanto particolare. Non tanto da quello della protagonista, malata terminale di cancro come abbiamo detto sopra, ma da quello dei suoi affetti più cari. Un padre che ama profondamente la figlia ma che deve comunque confrontarsi con un discreto egoismo, un estremo bisogno di avere del tempo sempre e solo per lui, dribblando i vari problemi legati al lavoro. Fa parte del quadro anche una madre amorevole che ha molte difficoltà a capire i bisogni della figlia, che spesso la mette da parte senza neanche accorgersene ma che ha comunque amore da vendere.
In questo imperfetto ritratto di famiglia piomba come un meteorite Moses, l'unica persona in grado di far ridere Milla e farle dimenticare - anche solo per un pomeriggio - l'angoscia del suo annunciato destino. Personaggio controverso, dalla situazione familiare davvero disastrosa, sbandato e senza fissa dimora, trasandato e tatuato da capo a piedi, questo ragazzo "interrotto" sarà il ponte comunicativo fra la tenera Milla e la sua famiglia, prima dell'inevitabile. Girato con estrema semplicità, senza mai proporre qualcosa di davvero originale, Babyteeth scorre sullo schermo senza grandi scossoni, tentando di alleggerire costantemente i temi che affronta e legando il pubblico e i personaggi tramite un discreto senso di empatia. 120 minuti che potevano essere benissimo 90, con la regista Shannon Murphy che tenta un approccio poetico rispetto a immagini in realtà già viste tante volte altrove.

Evitare l'inevitabile

Il cast mette a segno un ottimo lavoro generale, con una nota speciale per un Ben Mendelsohn davvero su di giri - ma in senso positivo. L'attore visto in Captain Marvel, Ready Player One, Spider-Man: Far From Home, Rogue One: A Star Wars Story è un padre emotivamente instabile, che alterna momenti di "buio interiore" ad altri più espansivi, come se di tanto in tanto dimenticasse cosa in realtà sta passando la sua famiglia. Mostra un carattere deciso quando ha da scacciare Moses fuori di casa, prima ovviamente di accorgersi quanto quella figura così controversa sia utile alla figlia.

Nota di merito anche per la giovane Eliza Scanlen, alle prese certamente con ruolo tutt'altro che facile dal punto di vista emotivo, vero cuore pulsante dell'operazione e volto angelico in grado di mettere subito dalla sua parte l'intero pubblico. Se il finale regala più di una lacrima è soprattutto per merito suo.
A Babyteeth manca comunque un po' di forza caratteriale in più, le atmosfere funzionano ottimamente da sfondo alle emozioni dei personaggi, il senso di "già visto" però rischia davvero di rovinare la visione a molti. Il pathos fuori scala dell'ultima parte si unisce a qualche soluzione particolare in grado di aggiungere ulteriore tensione alle immagini, per il pubblico meno sensibile però potrebbe non bastare.

Babyteeth L'esordiente regista australiana Shannon Murphy dirige un'opera che cerca in modo ostinato di alleggerire un tema difficile, complesso, come quello della malattia terminale. L'autrice riesce nel suo intento affidandosi però a una narrazione fin troppo lineare, riciclando qua e là (ma senza farlo appositamente) immagini già viste in altre produzioni simili. Il pathos generale di Babyteeth ha però il dono di catturare il pubblico e avvicinarlo alla sua piccola, sfortunata protagonista, Milla, attorniata da figure del tutto sbilanciate. Le emozioni che esplodono soprattutto nella seconda parte del lungometraggio permettono di perdonare qualche svarione a livello di scrittura, anche grazie a un cast ben preparato che fa scorrere più velocemente i 120 minuti totali.

6.5

Quanto attendi: Babyteeth

Hype
Hype totali: 1
70%
nd