Sophie (Sylvie Testud) e Olivier (Grégory Gadebois) sono una coppia di lunga data, hanno un figlio e una vita all'apparenza solida e soddisfacente. Lei fa il magistrato, lui l'avvocato, e ogni giorno, causa la loro professione, si ritrovano a gestire situazioni e personalità complesse. Ultima di queste situazioni in ordine cronologico sarà per Sophie il caso di una giovane ragazza (Juliette), accusata di aver circuito un uomo e di averne poi provocato il suicidio. Iil compito di Sophie si farà ancora più complesso quando scoprirà che Juliette è in realtà la madre del suo figlio adottivo. Una scoperta che finirà per intrappolarla tra il rigore e l'oggettività richiesti dal suo ruolo di magistrato e le implicazioni emotive legate alla traumatica scoperta. Sarà, a quel punto, l'inizio di un complicatissimo carosello di conflitti affettivi, lavorativi e morali che, poco alla volta, chiameranno in causa, oltre a lei, anche gli altri componenti della famiglia. Au plus près du soleil (ovvero troppo vicino al sole) è la metafora con cui il film, diretto dal francese Yves Angelo, affronta lo scottante tema di un'unità e integrità famigliare scardinate, in un sottile gioco di omissioni e sbagli incrociati, dall'avvento di un solo ma potente elemento di detonazione. La bomba innescata dall'incontro tra Sophie e quella che diventerà la sua nemesi Juliette, diventerà infatti implacabile, dimostrandosi capace di minare efficacemente la solidità di un nucleo famigliare fino a quel momento apparentemente privo di ombre.
Vedere è sapere, altrimenti si mente
Famiglie che crollano sotto il peso di errori e responsabilità troppo grandi da gestire. Errori che provocano altri errori, all'interno di una catena di fallimenti etici e morali sempre più inquietante e sempre più inarrestabile. E poi una figura di donna (o meglio ragazza). Carismatica, ammaliante, centrale, capace di camminare sui resti dei suoi ‘misfatti' e guardare altrove. Senza colpa. Senza peccato. Senza rimorso. Muove da questo labirinto di ingranaggi e mortificazioni umane raggruppate in un crescendo di dramma famigliare, Au plus près du soleil, del francese Yves Angelo (diploma alla scuola Nazionale Louis-Lumière di Parigi e un César come miglior film per Il colonnello Chabert). Su una storia con intrecci da telenovela, Angelo riesce a costruire - sfruttando il giusto mix di turbamento umano e tensione emotiva - una storia dai lineamenti verosimili dove ciò che ‘vince' su tutto sono la debolezza umana e il senso estremo di precarietà delle relazioni e della volatile onestà su cui si fondano. La roulette russa, umana, inscenata dall'opera di Angelo è un vero pugno nel ventre al concetto più ottimista di una solidità famigliare potenzialmente inespugnabile. Un concetto che si scardina in maniera ancora più decisiva grazie alla presenza/irruenza scenica della bella Mathilde Bisson (nei panni di Juliette) e la scelta di avere come due protagonisti due volti della legge, due esistenze che dovrebbero operare il senso della giustizia e della razionalità in maniera quasi istintiva.
Da una storia a intrecci da telenovela, il regista Yves Angelo costruisce un dramma machiavellico, dove la decostruzione, o meglio distruzione dell’impalcatura iniziale dei rapporti, è ottenuta attraverso un susseguirsi di errori, omissioni, e debolezze morali distribuite gradualmente e attraverso un accurato crescendo drammatico. A supporto di questa parabola ricca di ombre, s'inserisce una scrittura capace di creare personaggi molto forti e coerenti anche nell'estensione dei loro errori. Una roulette russa umana di grande impatto, narrativo ed emotivo.