Recensione Assassinio sull'Eiger

Clint Eastwood, alla sua quarta prova dietro la macchina da presa, è il protagonista di questo bel thriller che risolleva una sceneggiatura imperfetta con una seconda parte di grande spettacolo.

Recensione Assassinio sull'Eiger
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Considerato tra gli Eastwood minori, il quarto film dietro la macchina da presa del regista californiano è stato anche tra quelli più funestati durante il periodo di riprese. Non tutti sanno infatti che una controfigura perse la vita proprio mentre venivano girate le pericolose sequenze sulla montagna svizzera, interpretate invece personalmente dallo stesso Clint che voleva ricreare la maggior dose di realismo possibile. Assassinio sull'Eiger, datato 1975, si rivelò anche ingiustamente un flop al box-office, ricevendo invece particolare attenzione da parte della critica che, pur criticandone l'improbabile intreccio narrativo, ne ha sottolineato la carica spettacolare.

La montagna sacra

Jonathan Hemlock è un professore dell'arte dalla doppia vita: un tempo infatti l'uomo lavorava come implacabile killer su commissione. Ora il suo vecchio capo lo vuole ingaggiare per una nuova missione. Concluso nel migliore dei modi il "contratto", Hemlock viene Ingannato e, vittima di un ricatto, è costretto ad accettare un nuovo incarico che lo riguarda anche dal punto di vista personale, dato dal fatto che il suo prossimo obiettivo ha ucciso un suo storico amico e collega. La missione che avrà luogo sull'Eiger, montagna svizzera sulla quale il professore dovrà rispolverare la sua gloriosa carriera d'alpinista, è resa più ardua dal fatto che l'identità dell'uomo da uccidere rimanga ignota anche ai suoi stessi mandanti.

The Eiger Sanction

Thriller di gran fascino, Assassinio sull'Eiger dimostra già una solidità registica impeccabile da parte di Clint Eastwood che, pur ancora con diverse imperfezioni dovute soprattutto alla sin troppo frenetica sceneggiatura, riesce a gestire le due ore di film con potenti sprazzi istintivi. In una sorta di versione grezza dell'allora 007 di Roger Moore, il personaggio di Hemlock naviga in un gran numero di intrighi e colpi di scena tra svariati personaggi secondari che, pur non spiccando per introspezione, offrono figure caricaturali di buon spessore. Dal mandante Dragon, vecchio albino che vive in una stanza asettica e incontaminata per paura delle malattie, al Miles Mellough di Jack Cassidy, rivale omosessuale con cagnolino al seguito, alla storia non manca certo personalità, con tanto di colpo di scena finale riguardante il gustoso personaggio del grande George Kennedy. Ironico quanto basta, con un gran numero di belle donne a sedurre il carismatico protagonista, il film raggiunge l'apice di coinvolgimento nella seconda parte, ambientata per l'appunto sulla montagna "maledetta" del titolo. Tra riprese mozzafiato e sequenze credibili proprio perché girate dal vero, senza ausilio di trucchi ed effetti speciali, la scalata dell'Eiger si trasforma in una lotta dell'uomo contro la natura, pagina di fratellanza tra quattro uomini dalla forte emotività che fa quasi scendere in secondo piano l'intreccio spionistico.

Assassinio sull'Eiger Eastwood magnetizza, sia dietro che davanti la macchina da presa, una sceneggiatura non memorabile tratta dal bel romanzo di Trevanian. Assassinio sull'Eiger viene ricordato soprattutto per gli ultimi quaranta minuti ambientati sull'alta montagna, ricchi di riprese fascinose e momenti d'alto tasso emotivo / spettacolare, ma già in precedenza riesce a compensare le ingenuità narrative con una regia audace che sfrutta una sarcastica ironia e gli ottimi personaggi di contorno, mantenendo una tensione sottotraccia sempre pronta ad esplodere.

7.5

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