L'Ascesa dei Ricordi Recensione: l'alpinismo come non lo avete mai visto

Il documentario National Geographic su Alex Lowe, diretto dal figlio Max, è una boccata d'aria fresca su Disney+.

L'Ascesa dei Ricordi Recensione: l'alpinismo come non lo avete mai visto
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L'ascesa dei ricordi (in lingua originale Torn) è il nuovo documentario di National Geographic (vi consigliamo di dare un'occhiata alla recensione della docuserie Benvenuto sulla Terra) diretto da Max Lowe (Adventure Not War, Sky Migrations) che debutta sul grande schermo per la prima volta, dopo aver realizzato perlopiù cortometraggi. È questa però un'occasione particolare: il filmmaker, infatti, ha dedicato questo progetto ad una sua storia personale e intima, quella del padre Alex, morto a causa di una valanga insieme al suo compagno scalatore David Bridges nel 1999 sulla catena dell'Himalaya, precisamente sul Shishapangma, la 14esima montagna più alta del mondo. Proprio per tale coinvolgimento emotivo, il racconto brilla per intensità, anche se è lasciato poco spazio ai meriti sportivi e alla biografia di Alex Lowe, che viene analizzato prevalentemente dal punto di vista degli affetti, tenendo conto che l'ideatore della pellicola è suo figlio.

Con un linguaggio che mischia riprese inedite dell'alpinista, ad altre più recenti girate in occasione della creazione di questo titolo, L'ascesa dei ricordi è strutturato come un viaggio in cui, mano a mano che la famiglia Lowe va avanti, riesce a raggiungere maggiore consapevolezza sul tragico accaduto, fino ad arrivare a lasciar andare il loro famigliare sia dal punto di vista concreto che spirituale. Il lungometraggio è stato distribuito su Disney+ e, rispetto ad altri del National Geographic, ha una tensione emotiva del tutto peculiare e speciale che lo rende, a tutti gli effetti, un prodotto fresco e inedito (non perdetevi le uscite Disney+ di maggio 2022).

L'ascesa dei ricordi: il superamento del dolore

La pellicola celebra e racconta la vita di uno dei più grandi scalatori moderni cogliendo un punto di vista insolito e per nulla banale. Siamo abituati, con i documentari, a vedere tanta attenzione riservata agli aspetti scientifici, tecnici e anche alla parte estetica ed in questo, L'ascesa dei ricordi si distacca in maniera netta dai soliti titoli.

Ovviamente sono presenti anche le componenti tradizionali di questo genere cinematografico, ma quello che salta subito all'occhio è che le emozioni fluiscono più veloci dei tecnicismi: si parla di superamento del dolore, di un'esistenza spezzata e delle reazioni di ogni singolo componente della famiglia alla morte di Alex. Per non alterare il difficile equilibrio che i documentari richiedono, però, si alternano, nella pellicola, delle scene informative sulla vita dell'alpinista (con alcuni riferimenti, ovviamente, alle sue imprese sportive), ad altre in cui si rompe il confine con una leggenda della scalata e si entra nell'ambito umano ed emotivo. In questi passaggi l'emozione è palpabile ed è interessante notare come sia la regia che la sceneggiatura riescano a parlare sinergicamente al cuore dello spettatore, mettendo in luce l'arduo percorso che la famiglia Lowe ha dovuto affrontare. In particolare, vediamo questo complicato cammino direttamente dagli occhi del regista, Max, il figlio maggiore di Alex che, nel corso del lungometraggio, non solo lavora sull'accettazione del dolore, ma anche sul traumatico matrimonio tra sua madre e il migliore amico del padre, Conrad Anker, che se all'apparenza può sembrare folle, mano a mano che la vicenda avanza acquista sempre più senso.

Nell'ultima parte del film, inoltre, si va oltre il percorso emotivo e si toccano tematiche spirituali profonde e complesse che nessuno si aspetterebbe di vedere all'interno di un lungometraggio del genere. Questa è l'ennesima conferma del fatto che L'ascesa dei ricordi, per quanto sia anagraficamente un documentario, non ne condivide tutti gli elementi formali e strutturali.

Un documentario non tradizionale

Mancano, ad esempio, infografiche varie, simulazioni e tutti gli aspetti riconducibili al quel tipo di divulgazione moderna che ha reso così tanto dinamici e veloci i documentari contemporanei, capaci di fornire un alto numero di informazioni su schermo in pochissimo tempo. Ecco che quindi tutta la linea emozionale intrapresa dal film, per quanto sia originale e controcorrente rispetto al solito, purtroppo è fin troppo compassata a livello di ritmo e i pochi momenti più tradizionali del progetto non riescono a riportare la pellicola su un piano equilibrato.

Inevitabilmente, quindi, questo titolo di National Geographic è un po' sui generis e difficilmente verrà apprezzato dai puristi ma, invece, offre delle inedite e peculiari prospettive a chi invece è alla caccia di novità e sentimenti. Per ciò che riguarda la regia, come vi anticipavamo prima, Max Lowe ha fatto un lavoro misto di ricerca (rovistando tra i filmati del padre e restaurandoli) e creazione, mettendo in piedi una serie di interviste con i suoi famigliari e con Anker, così da fornire diverse percezioni sul tragico accaduto che ognuno di loro ha ovviamente vissuto in maniera differente.

Con tale impostazione, abbiamo un'alternanza che comunque funziona e sviluppa in modo efficace il percorso interiore e fisico che i protagonisti intraprendono per superare la scomparsa di Alex, che nonostante la mitologia dietro la sua figura di eroico alpinista, viene ridimensionato nella sfera umana e terrena. Raramente è stata affrontata una storia sportiva da questo lato, perlomeno in prodotti che sono dichiaratamente documentari e non opere di finzione con fini biografici e, proprio per questo motivo, c'è da riconoscere che L'ascesa dei ricordi rappresenta un'eccezione nobilissima che valorizza ancora di più il lavoro di National Geographic, portando un racconto alternativo e vibrante di passione.

L'ascesa dei ricordi L'ascesa dei ricordi è un ottimo documentario che ripercorre la vita e la tragica morte del famoso scalatore Alex Lowe dal punto di vista dei suoi famigliari e del suo migliore amico, con una regia che si basa sulla rielaborazione di vecchi filmati alternati ad interviste. Una pellicola particolare, che si concentra prevalentemente sugli aspetti emotivi e sentimentali della scomparsa dell'alpinista e non sulle sue imprese sportive che sono presenti, ma passano in secondo piano. Nonostante un ritmo un po' compassato, il lungometraggio ha il merito di perseguire uno stile differente dal solo registro documentaristico, solitamente legato in maniera indissolubile ad espedienti più didascalici.

8

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