As Bestas - La terra della discordia Recensione: un thriller teso e crudele

Il regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen firma un tetro e opprimente ritratto del male, in questa violenta e cieca resa dei conti aperta a più sfumature.

As Bestas - La terra della discordia Recensione: un thriller teso e crudele
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Xenofobia, letteralmente avversione verso lo straniero o ciò che viene percepito come tale. Un termine purtroppo ormai sempre più diffuso e presente nel mondo contemporaneo, con il quale in ogni angolo del pianeta ci si trova a fare i conti. Spesso chi proviene da un altro Paese o appartiene ad un'altra cultura viene visto con sospetto e non è un caso che tali paure - giustificate o meno - si trasformino di sovente in episodi di violenza, da una parte e dell'altra, all'insegna di un gatto che si morde la coda e disturba il quieto vivere civile.

Una breve premessa per anticipare quanto vedremo nelle due ore e venti di As Bestas - La terra della discordia, ora in arrivo anche nei cinema italiani dopo essere stato incensato dalla critica di diversi Paesi (e come leggerete in queste righe, noi stessi ci aggiungeremo alla lunga lista di lodi). Vincitore di nove premi Goya - incluse le categorie principali - nella patria spagnola, il film è soltanto l'ultimo gioiello nella carriera del regista madrileno Rodrigo Sorogoyen. Su queste stesse pagine vi avevamo già parlato di uno dei suoi precedenti lavori, come potete leggere nella nostra recensione de Il regno (2018).

As Bestas - La terra della discordia: uomo mangia uomo

La storia è ambientata in un piccolo villaggio delle campagne galiziane dove si è trasferita una coppia di francesi, composta da Antoine e Olga, i quali hanno deciso di iniziare una vita a stretto contatto con la natura, coltivando pomodori e restaurando zone disabitate. La loro presenza è malvista da alcuni dei nativi del posto, in particolare dai vicini di casa ovvero i fratelli Xan e Loren.

Questi covano verso di loro una particolare ostilità per via di una disputa legata alla vendita di alcune di quelle terre affinché vengano installate delle pale eoliche: un affare che potrebbe garantire un'entrata di denaro ai residenti ma che trova contrari proprio Antoine e Olga, timorosi dell'impatto ambientale che questo potrebbe causare. Inizialmente Xan minaccia a parole il rivale, ma quando Antoine scopre che la sua coltivazione è stata manomessa e il raccolto di un anno intero andato perduto, la situazione prende una piega imprevista e ha inizio una vera e propria resa dei conti dalle tragiche conseguenze.

Un'escalation senza fine

Gli aloitadores sono coloro che domano i cavalli a mani nude e proprio nel prologo viene mostrato al rallentatore un gruppo di questi uomini, intenti a placare una bestia selvaggia. Una scena fondamentale giacché richiamerà un'altra fase clou del racconto, che avrà luogo ben più avanti e si rivela di enorme potenza drammatica. D'altronde As Bestas - La terra della discordia è un concentrato di raggelante tensione che preme sin dai primi minuti sull'ignaro spettatore, trascinato progressivamente in un'ondata di razzismo e violenza che diventa sempre più cieca e insensata, risvegliando le peggiori pulsione umane in un contesto dove l'avarizia viaggia di pari passo con la miseria, non soltanto economica ma anche e soprattutto morale.

Quintessenza del bifolchismo, le figure incarnate da Xan e Loren sono frutto di un'immobilità che sembra indietro nei secoli, figli di una concezione rurale che cozza con il mondo moderno non tanto per la fedeltà a certe concezioni campagnole, ma per la propensione a risolvere le controversie ricorrendo unicamente alle legge del più forte.

L'ambientazione è primigenia, un'esaltazione di quella vita rurale che si affida a consolidati stereotipi che si rispecchiano nella realtà, e non è un caso la maniacale attenzione di Sorogoyen verso i volti e i corpi: ancora una volta il cineasta spagnolo sa come dirigere i suoi attori e le perfette scelte di casting confermano i sussulti di questa tragedia dagli echi quasi shakespeariani, dove prima gli uomini e poi le donne conquistano il centro dell'azione. Il fatto che coloro che vengono presi di mira siano stranieri non è per niente casuale e proprio sulle differenze linguistiche e sui relativi cliché che caratterizzano le varie nazioni sono giocate alcune delle dinamiche più importanti nella gestione dei rapporti interpersonali.

Una partita impostata su antitetiche visioni destinata a deflagrare nel solo modo possibile, sempre e comunque condita da un senso di suspense straniante, che lascia senza fiato dall'inizio alla fine. Soprattutto nell'ultima parte, con una svolta investigativa e un senso di attesa verso catarsi e punizione che avvinghia sempre di più il pubblico, (tras)portato a identificarsi di forza con i protagonisti e la loro ricerca di giustizia, il climax emotivo raggiunge un apice notevole, con quell'epilogo e quell'incrocio di sguardi tra le due figure femminili che si tinge di un'amarezza inedita. Per altri titoli ora in sala leggete il nostro speciale sulle uscite al cinema di aprile .

As bestas: La terra della discordia Mentre le forze dell'ordine rimangono nell'ombra, inutili anche quando dovrebbero prontamente intervenire, una coppia di "stranieri in terra straniera" si ritrova a lottare contro i bifolchi nativi del luogo per il loro diritto a (co)esistere, in una terra dove il contatto con la natura è diretto e la vita stessa si affida ancora a leggi primordiali. As Bestas - La terra della discordia è un film che racconta di un razzismo a più strati, non soltanto da parte degli autoctoni spagnoli verso i due francesi visti come invasori ma anche di una visione legata al vile denaro contro un'ideologia ecologista atta a preservare proprio quei paesaggi dove ha luogo il racconto. Rodrigo Sorogoyen firma una storia ad altissima tensione, ricca di un senso di tragedia in divenire tetro e opprimente, che ci trascina nelle sfere più recondite dell'animo umano, dove il male si nasconde proprio nelle sottigliezze di una vita semplice: un Male ancor più crudo e spaventoso proprio nella sua verosimiglianza, al centro di scene madri che non si dimenticano.

8.5

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