Altrimenti Ci Arrabbiamo Recensione: l'omaggio a Bud Spencer e Terence Hill

Edoardo Pesce e Alessandro Roja sono Carezza e Sorriso in Altrimenti Ci Arrabbiamo, tra cinema passato e voglia di leggerezza.

Altrimenti Ci Arrabbiamo Recensione: l'omaggio a Bud Spencer e Terence Hill
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Un omaggio, non un remake. È quello che gli YouNuts! tendono a voler specificare quando si tratta del loro secondo lavoro, stavolta pronto ad affacciarsi nelle sale cinematografiche. Dopo Sotto il sole di Riccione, debutto del duo alla macchina da presa girato sulla costiera romagnola e distribuito su Netflix, stavolta la coppia affronta il proprio esordio al cinema con una pellicola che, come accade in questi casi, è attesa più con strizza che con effettiva gioia.

È la versione contemporanea di Altrimenti Ci Arrabbiamo quella che hanno preso in mano i due registi su sceneggiatura di Vincenzo Alfiero, Giancarlo Fontana, Tommaso Renzoni e Giuseppe G. Stasi, generando un filo diretto con il classico degli anni '70 con Bud Spencer e Terence Hill, trovando nei protagonisti Edoardo Pesce e Alessandro Roja i figli di queste due icone - se non lo avete già fatto recuperate il trailer di Altrimenti Ci Arrabbiamo.

Un salto dal 1974 al 2022

Un genere, quello trainato dalla potenza delle braccia e delle scazzottate di Spencer e Hill, che ha caratterizzato trent'anni di cinema italiano, spostando gli interpreti tra luoghi e periodi, ma mantenendo di fondo la loro verve rumorosa e trascinante.

Due amici, due papà, due fratelli che il pubblico ha avuto modo di conoscere in sala, accompagnato nella scoperta di un'arte che poteva essere anche più leggera e farsesca. Una fanciullezza appartenente alle gesta di quei protagonisti che hanno rappresentato un preciso momento in un preciso istante degli anni andati, quelli che il titolo omonimo non cerca di ricalcare - anche perché non potrebbe - , di cui tenta solamente di prendere la medesime spensieratezze e risate. Certamente la locazione temporale dei due lungometraggi, quello del 1974 e quello del 2022, non può che porre sotto tutt'altra ottica il successo commerciale o meno delle pellicole. Ed è impossibile non poter considerare come i modi di produzione, distribuzione e fruizione siano ormai lontani da quelli di più di quarant'anni fa, soprattutto quando si cerca di adattare alla modernità un tipo di racconto fortemente caratteristico come quello di Bud Spencer e Terence Hill, vi basterà recuperare la nostra recensione di Altrimenti Ci Arrabbiamo, l'originale.

Non potendo perciò presentarsi con tutti i crismi, il nuovo Altrimenti ci arrabbiamo ha comunque provato con una rispettabile onestà a mescolare il candore della pellicola cult cercando di adattarla a una forma del linguaggio che non fosse totalmente scollegata dalla realtà dentro la quale si immette. Quella di un cinema italiano che, al netto di risultati notevoli nel genere, non è più abituata a titoli di cassetta come quelli con cui sono cresciuti tanti spettatori, dimostrando la difficoltà di riportare l'anima pura dell'opera degli anni Settanta all'interno della versione diretta dagli YouNuts!.

Un ricordo del passato, come una Dune Buggy Puma

Edoardo Pesce e Alessandro Roja accettano il compito non facile di mettersi nei panni non di Bud Spencer e Terence Hill, ma dei loro discendenti. Figli che sullo schermo, visti dagli occhi del pubblico, ripercorrono nell'opera gli stessi passi dei genitori di cui hanno preso il posto, cercando sia di renderli fieri, che di intraprendere un percorso che sia solamente loro. È per questo che Altrimenti ci arrabbiamo viaggia sulla linea sottile del remake, non toccando mai completamente la pellicola del '74, ma cercando di scrivere una storia con personaggi e svolte differenti che vanno però risuonando l'epoca passata come un'eco.

Sono le congiunture quelle che, messe a confronto col film "dei padri", mostrano la vicinanza al titolo con Bud Spencer e Terence Hill, pur non sovrapponendosi mai, mantenendo una struttura simile nella costruire i medesimi passaggi, ma generando nel complesso un racconto inedito in cui inserire i protagonisti di Sorriso e Carezza. È tramite la narrazione alla base che i due Altrimenti ci arrabbiamo comunicano direttamente tra di loro. Ma se l'originale è riuscito ad arrivare fino a noi è per una genuinità che il suo successore vorrebbe raggiungere, ma che risulta scollegata dal gusto e dagli interessi del tempo. Il lungometraggio degli YouNuts! è la prova dell'influenza enorme che due icone hanno apportato all'industria e al panorama italiano, ma che nel presente hanno poco motivo di esistere sotto altre forme e, quando lo fanno, sembrano al di fuori di qualsiasi visione.

Gli interpreti funzionano - tranne una Alessandra Mastronardi difficile da ascoltare con quell'accento mal riuscito -, la chimica tra Roja e Pesce è tangibile, anche l'anima fumettosa del film contribuisce a farne scorrere le immagini, come la regia colorata degli YouNuts!. Quello che non convince è il suo non avere un posto preciso nella schiera di produzioni contemporanee e, allo stesso tempo, il non riuscire a crearsene uno solamente per sé. Un'opera familiare, buffa come dovrebbe essere e sincera negli intenti. Come una Dune Buggy Puma rossa con cappottina gialla che ci riporta a ricordi più felici, ma che rimangono soltanto tali se appartenenti al passato.

Altrimenti ci arrabbiamo Altrimenti Ci Arrabbiamo viaggia sulla scia dell'omaggio che non tocca mai il vero e proprio remake, anche se all'interno della sua storia molti passaggi si rifanno a quelli dell'opera originale del 1974 con Bud Spencer e Terence Hill. Il film ripercorre la leggerezza del cinema delle due icone, quel senso di fanciullezza che poco si vede nel panorama italiano. E proprio questo suo non avere un posto preciso all'interno dell'immaginario contemporaneo va ad inficiare negativamente sulla pellicola, che si dimostra comunque discreta nella sua realizzazione e onesta nei propri intenti.

5.5

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