Armi Chimiche, la recensione del thriller su Prime Video

Il regista israeliano Eran Riklis dirige uno spy-movie senza arte né parte, in cui un ottimo Ben Kingsley è vittima di una sceneggiatura sconclusionata.

Armi Chimiche, la recensione del thriller su Prime Video
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Adereth è un veterano del Mossad - il servizio segreto israeliano - che vive da tempo nei Paesi Bassi sotto la falsa identità di un mite antiquario.
Una sera, in seguito a un banale incidente tra le loro vetture, conosce l'affascinante dottoressa Angela Caroni, consulente presso un'azienda chimica, e inizia con lei una relazione.
Ma Adereth si trova nel frattempo alle prese con alcuni problemi legati alla sua doppia vita, con i superiori che lo accusano di diversi errori negli ultimi rapporti da lui inviati. L'uomo è intenzionato a ripulire il proprio nome con un'ultima missione, relativa a individuare l'esistenza di alcune fabbriche di armi chimiche in Siria. Affiancato dal giovane collega David, figlio di un suo caro amico scomparso, Adereth si troverà ad affrontare insidie e pericoli in una pericolosa partita di spionaggio, dove non potrà fidarsi di niente e di nessuno.

Dall'alto in basso

L'ambizione, neanche troppo celata vista la lettura di un relativo romanzo dell'autore da parte di una comparsa, è quella di avvicinarsi ai toni e alle atmosfere delle opere di John le Carré, compianto scrittore britannico che ha scritto capisaldi del genere come La talpa e Il giardiniere tenace, trasposti con successo anche sul grande schermo.
Questa volta il risultato però è un clamoroso buco nell'acqua, che sfigura con gli alti modelli a cui si ispira e affastella nel corso delle due ore di visione una cospicua serie di inverosimiglianze, che si vanno a inserire in un plot base già di per sé confusionario e artificioso ben oltre il limite di sopportazione.
All'inizio del nuovo millennio il regista israeliano Eran Riklis sembrava poter essere uno dei nuovi nomi di punta della scena nazionale, grazie a opere apprezzate e premiate quali La sposa siriana (2004) e Il giardino di limoni (2008), ma negli ultimi anni la sua carriera ha vissuto di alti e bassi.
Armi chimiche è senza dubbio tra i titoli più infelici da lui diretti, mai capace di trovare un'omogenea chiave di lettura e di appassionare lo spettatore al destino dei protagonisti.

Un plot poco accattivante

Eppure la magnetica prova di Ben Kingsley a tratti ruba la scena: l'attore britannico è credibile nelle vesti di esperto agente segreto e il suo carisma è uno dei pochi spunti positivi del film. Il giovane Itay Tiran non riesce infatti a tenergli testa e la presenza di un'anonima Monica Bellucci, nell'ennesimo ruolo cartolina della sua carriera, è il classico specchietto per le allodole nella speranza di attirare il grande pubblico.
Ambientato per gran parte nel Vecchio Continente, il racconto procede su step forzati e privi della necessaria tensione, con lo stesso colpo di scena finale che nega il giusto trasporto emotivo nei confronti dei personaggi e della storia: questo per via di un versante drammatico che si affida a una scontata retorica e a soluzioni spesso improbabili.
Disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, Armi chimiche si crogiola senza inventiva e personalità su una sceneggiatura che preferisce la quantità alla qualità, con molteplici cambi di location e soluzioni ardite, atte esclusivamente a trascinare la vicenda verso l'ambiguo epilogo. Scelte di montaggio non sempre chiare e una lunghezza eccessiva per quanto vi fosse effettivamente da mostrare completano un quadro non propriamente idilliaco, che si illumina qua e là di sporadiche fiammate senza una precisa logica di fondo.

Armi chimiche Un magnetico e imperscrutabile Ben Kingsley, agente segreto tutto d'un pezzo pur a dispetto dell'età avanzata, è il principale - se non unico - punto di forza di questo spy-movie frutto di una co-produzione tra Israele e l'Europa. Si guarda a prototipi d'eccellenza nella genesi narrativa, ma la sceneggiatura confonde sempre più le idee allo spettatore e la mancanza di emozioni priva la storia di qualsiasi potenziale tensione a tema, lasciando i personaggi in balia di eventi via via sempre più forzati e inverosimili. Armi chimiche cerca di sfruttare il cast altisonante, con la nostra Monica Bellucci in un secondario ruolo chiave, fallendo sul nascere i propri obiettivi: sin dai primi minuti si respira un senso di preponderante ineluttabilità e l'attuazione degli effettivi colpi di scena non fa che confermare l'impressione iniziale.

4.5

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